Volontariato in festa, IV edizione, incontro 11 maggio ore 17,00 “Si consegna questo figlio. L’assistenza all’infanzia e alla maternità, Milano 1456-1920”
SpazioCultura, Biblioteca Comunale di San Giuliano Milanese, piazza della Vittoria
Con lo slogan “insieme è meglio” le consulte delle Associazioni Culturali, Sociali e Sportive, in collaborazione con il Comune di San Giuliano Milanese, hanno indetto la IV edizione di Volontariato in festa con la promozione di una serie di iniziativa per farsi conoscere e coinvolgere il pubblico nella miriade di proposte, interessi e bisogni di cui si fanno portatrici e interpreti. L’11 maggio p.v. l’Associazione Culturale Orizzonte e l’Ai.Bi di Mezzano propongono un incontro per affrontare una tematica molto sentita nel corso dei secoli in territorio milanese: il fenomeno degli abbandoni, degli affidamenti dei bambini e la politica di sostegno che gli enti privati e pubblici hanno sviluppato nel corso di un periodo piuttosto lungo, dal 1456 al 1920, dagli Sforza fino alle politiche che l’Amministrazione Provinciale di Milano ha assunto per sostenere le condizioni delle famiglie più disagiate e delle giovani madri che avevano difficoltà a caricarsi anche del fardello del/la figlio/a nascituro/a. Si parte dal bel libro illustrato, edito dalla Provincia di Milano nel 2008 al tempo di Filippo Penati presidente, curato da Maria Canella, Luisa Dodi e Flores Reggiani, che partecipa all’incontro.
Realizzato grazie ad uno scavo profondo e assiduo negli archivi di Stato da cui hanno tratto una quantità immensa di materiale documentario che attesta le condizioni di vita delle masse popolari e nello stesso tempo lo spirito di solidarietà che ha spinto le Istituzioni e anche i benefattori privati a farsi carico di un problema sociale enorme, degno di pietà e compassione. La Ca’ Grande aggregò nel 1456 i ricoveri milanesi e i loro patrimoni. Fu grazie al dibattito illuministico favorito da Jean-Jacques Rousseau con il suo “Emile ou De l’èducation” che si pose nel 1762 la questione della libera educazione al centro della nuova concezione sociale e poi il contributo di Pietro Verri favorì le nuove idee, andando oltre la tradizione e introducendo metodi alternativi nella cura e nella educazione dei bambini. Il nuovo codice di famiglia del 1975 riconobbe finalmente la piena eguaglianza giuridica tra i coniugi e la loro comune responsabilità nella educazione dei figli. Flores Reggiani illustra l’attività dell’Ospedale nel corso dei secoli. Solo a partire dal XV secolo arrivarono a diffondersi grandi istituti specializzati per il ricovero degli esposti.
Da quel momento l’assistenza ai trovatelli e alle partorienti del territorio milanese si legò fino al 1866 alle sorti istituzionali e finanziarie dell’Ospedale Maggiore che era destinato a diventare il proprietario del più cospicuo patrimonio lombardo. I bambini erano allattati dalle balie di campagna e affidati agli “allevatori” come mano d’opera suppletiva per i lavori rurali. I parti assistiti che erano un centinaio prima del 1760 raddoppiarono già nel 1801, triplicarono alla metà del secolo e crebbero oltre le 500 unità nei primi anni sessanta dell’Ottocento. Il numero di ingressi annuali aveva già superato le 1700 unità nel 1974, continuò ad aumentare negli anni di crisi e nel 1817 gli arrivi furono 2835, subendo un’accelerazione senza precedenti dagli anni quaranta: le nuove accettazioni superarono le 3000 unità (3087 nel 1844) e arrivarono a più di 4000 nel 1854 per toccare il massimo con 5876 bambini accolti nel corso di un solo anno. Fra il 1781 e il 1868 la Pia Casa assistette più di 220.000 minori, la maggioranza dei quali erano figli di coppie regolarmente sposate. La mortalità nel brefotrofio raggiunse cifre drammatiche. Nel 1865, anno del maggior numero di ingressi, morirono più di due terzi dei nuovi accolti. Scrofola, rachitismo, affezioni cutanee tipo scabbia e tigna erano all’ordine del giorno. Non mancavano né violenze, né abusi sessuali. Questa situazione di emergenza sociale allarmò noti filantropi milanesi, Giuseppe Sacchi, Laura Solera Mantegazza, Giuseppe Castiglioni e Mosé Rizzi, che si adoperarono per l’apertura di ricoveri per bambini lattanti destinati ai figli delle madri lavoratrici. Così venne fondato il Pio Istituto di maternità.
La Provincia di Milano con una delibera nel 1866 si fece completamente carico del ricovero al Santa Caterina. Le donne erano accolte gratuitamente al settimo mese di gravidanza, purché residenti nell’area milanese. La chiusura della ruota determinò una rapida diminuizione degli ingressi: nel decennio 1870-1879 la media annuale fu di 2051 ammissioni, rispetto ai 5072 del decennio precedente. Dal 1900 al 1919 la percentuale delle madri nubili sussidiate sul totale delle assistite aumentò dal 13% al 50%, mentre la quota dei bambini assistiti riconosciuti dalla madre e – molto raramente dal padre – o da entrambi i genitori passò dal 39% al 77%. Nel 1900 la percentuale dei “figli d’ignoti genitori” fra i nati a Milano presentati all’ospizio era ancora pari al 37%. Ma nel 1921 non arrivava al 10%. Finalmente si ebbe una riduzione della mortalità infantile. Il 27 dicembre 1911 fu inaugurato il complesso di via Piceno, che costituiva una soluzione edilizia d’avanguardia. La Provincia continuò a svolgere le proprie funzioni in forme diverse fino al 2005, anno in cui l’assistenza ai minori divenne di competenza comunale. A testimonianza di questa significativa, enorme attività di “affido” e assistenziale restano i corredi espositivi, dei segni di individuazione dell’infante e di buon auspicio per il suo futuro, messo sotto la protezione divina o in qualche modo depositario di un segreto, anzi mezzo perché l’altra metà dell’oggetto di identificazione era custodita dai genitori, rappresentato da immagini, reliquie, crocifissi, rosari, medaglie devozionali, ecc.
Una chiave, mezza immagine, carte da gioco, un ritratto, monete, medaglie, e gli altri oggetti che accompagnavano l’esposto servivano per il riconoscimento nel caso di riaccoglimento dell’esposto. Le adozioni e le esposizioni non sono finite allora ma continuano a svolgersi con modalità diverse da Enti e Associazioni riconosciute, come l’Ai.Bi. di San Giuliano Milanese. L’Associazione Amici dei Bambini si occupa di adozioni a distanza da 70 anni, in oltre 130 Paesi nel mondo, dove vengono accolti più di 80.000 bambini. Chiunque può contribuire a far crescere un bambino in una nuova famiglia che ogni giorno si prende cura di lui e lo accompagna fino a diventare grande e indipendente. Una famiglia alla quale partecipa per sempre anche il donatore. Info: associzione.orizzonte2004@gmail.com, tel. 334 3774168, Ai.Bi: tel. 02 988221, sito: www.sositalia.it. Il libro è edito da Skira editore Milano, Provincia di Milano, 2008, pp. 223. Viene presentato allo Spazio Cultura del Comune di San Giuliano Milanese l’11 maggio 2024 alle ore 17,00.
San Giuliano Milanese, 28/04/2024
Paolo Rausa, presidente
Associazione Culturale Orizzonte