Vittorio Brandi Rubiu. Tra dialogo ed eredità culturale, il 4 novembre presso la Galleria Nazionale di Roma
Eredità culturale, una breve definizione
Quando parliamo di eredità, nello specifico di eredità culturale, evochiamo un’unione tipica dedita alla salvaguardia, alla promozione e al ricordo di quegli ideali, principi, attività, fondati sul rispetto del ‘’bello’’ comune, interdisciplinare, consolidato e condiviso.
Attraverso questo viaggio nella memoria collettiva, rimarchiamo quel valore e quel potenziale di un’eredità appunto, che è stata usata saggiamente come risorsa per la individualità in una società in costante evoluzione, sinergia di competenze e dialogo.
L’importanza di un’eredità culturale
Un passaggio di testimone tra due generazioni quindi, non solo materiale ma intriso di saperi.
È questo il paragone che potrebbe adattarsi all’immagine dell’eredità, nel suo significato più ampio.
Difatti, secondo la nostra giurisdizione l’erede è:
”il soggetto che, alla morte di un altro, gli succede a titolo universale, in quanto subentra in tutti, o in una quota di tutti, i rapporti giuridici attivi e passivi che facevano capo al defunto”
Con eredità invece, si indica:
”la successione a titolo universale del patrimonio e del complesso delle situazioni giuridiche soggettive che si trasmettono dal defunto ai suoi successori”.
E se il rapporto tra erede e eredità fosse tra la Cultura e i suoi figli?
Ecco che qui si compie una specificazione del termine, e l’eredità diventa culturale. Ma perché è così importante?
Anzitutto, un’identità culturale svolge una funzione di coesione nazionale che garantisce, attraverso topos ben definiti, un’attenta attività di preservazione del patrimonio culturale, sottolineando al contempo, la rilevanza di una consapevolezza dei beni ereditati.
In tal senso, l’eredità culturale insegna quel rispetto di cui ogni cultura necessita nei confronti di se stessa e delle altre, tramandando appunto, la responsabilità di una storia intaccabile e di un dialogo consapevole tra le nostre radici, il tempo trascorso e quello futuro.
Una trasmissione di erudizioni che in questo frangente, annienta la concezione giuridica, sconfinando in un passaggio di ‘’ricchezze’’ teoriche e pratiche che permette alla memoria culturale identitaria del nostro paese di proseguire il suo lungo e fragile cammino.
Vittorio Rubiu e Cesare Brandi
Una delle tappe importanti di questo itinerario identitario, in tal frangente, italiano, è rappresentata dalla figura dell’intellettuale Vittorio Rubiu (1928), erede spirituale (oltre che effettivo) e appassionato esegeta del celebre critico e storico dell’arte senese Cesare Brandi (1906 – 1988).
L’erede e l’eredità.
Il primo, l’intellettuale, figlio di quel sessantotto rivoluzionario, che seppe porsi come ponte tra la generazione delle Avanguardie (le quali, nel frattempo, si avvalsero dell’aggettivo ”storiche”) e la generazione nuova di artisti, ribelle.
Il secondo, il Maestro, l’esegeta dei linguaggi teorico-metodologici del restauro come attività di recupero e conservazione del patrimonio culturale.
E non solo.
A Brandi si deve, il confronto con la critica strutturalista del tempo, che coniugò sapientemente alle sue teorie storiciste, costruendo un dialogo levigato tra identità storiche e simboliche.
La Collezione Brandi Rubiu e l’evento del 4 novembre
Due eccellenze nazionali protagoniste della mostra curata da Marco Tonelli, che vede esposte le opere d’arte a loro donate da amici artisti. Tra questi figurano Accardi, Afro, Angeli, Burri, Capogrossi, Ceroli, Cintoli, De Pisis, Fioroni, Guttuso, Leoncillo, Mambor, Manzù, Marini, Mattiacci, Morandi, Ontani, Pascali, Scialoja, Tacchi. Nomi del panorama artistico e culturale nazionale del XX secolo che popolano l’allestimento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea fino al 6 novembre.
Lo scambio generazionale tra Brandi e Rubiu, ovvero tra eredità ed erede, sarà approfondito nell’incontro pubblico di venerdì 4 novembre alle ore 17, col quale, oltre alla rassegna della collezione esposta (donata alla Galleria nel 2001), si indagherà, sulla personalità di Vittorio Rubiu (il quale presenzierà all’evento).
Infatti, con l’occasione, Giuseppe Appella (curatore di diverse pubblicazioni dei due storici dell’arte), Massimo Carboni (autore della monografia sulla critica secondo Brandi) e Marco Tonelli (curatore della mostra) dedicheranno all’amico, fervente cultore della materia artistica, un affettuoso omaggio al quale parteciperanno anche studiosi, critici, galleristi, estimatori e amici di Rubiu.
Tra loro: Lorenzo Canova, Paolo D’Angelo, Giancarlo Limoni, Claudio Palmieri, Aldo Perrone, Fabio Sargentini, Edoardo Sassi, Claudio Strinati, Filippo Trevisani.
Un evento ricco di emozioni e reminiscenze al fine di ricordare due importantissime figure del panorama critico-culturale italiano del XX secolo.
Info pubblico
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti, 131– 00197 Roma
orari di apertura: dal martedì alla domenica 9.00 – 19.00
ultimo ingresso 18.15
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