Visioni di Città. Conversazione-intervista con i Sindaci di Lecce e Udine, Carlo Salvemini e Alberto Felice De Toni
Di Enrico Conte
La chiacchierata che segue riprende il filo di una serie pubblicata su questa rivista nel 2022 e dedicata alle visioni di città di alcuni Amministratori, di centri medio- grandi ( c’era anche Trieste) e di Comuni minori, tra i quali Melpignano, Sindaca Valentina Avantaggiato, o Melendugno, Sindaco Maurizio Cisternino, il quale ultimo, è stato scelto per poter raccontare il cambio di posizione politica assunto sul tema della TAP, Gasdotto Trans-Adriatico, che aveva registrato violente contestazioni da una parte del territorio.
Aveva chiuso quel gruppo di interviste una conversazione sul tema dei paesi e dei Borghi con Angelo Salento, di Unisalento.
Lecce e Udine, due città con alcuni elementi in comune, la popolazione residente, una provincia molto vasta, un centro storico ricco di storia e di arte da valorizzare.
Ma collocate agli antipodi, nel Sud-Est e nel Nord-Est del Paese, nella Puglia, meta turistica alla moda per le spiagge (Gargano,Gallipoli,Otranto), terra di riconosciute autenticità anche in gastronomia, dove si mescolano natura e paesaggi, beni storico-culturali (Castel del Monte, Martina Franca, Ostuni, città barocche, borghi, chiese romaniche, Brindisi, con il suo porto per la Grecia) ma anche regione ricca di contrasti, la più industrializzata del Sud (aerospazio di Grottaglie, Ilva di Taranto, Politecnico di Bari), con la Capitanata problematica e il Salento, la terra del Festival della Taranta e i suoi vivaci piccoli centri di pietra gialla, alle prese con le conseguenze della Xylella nel settore dell’agricoltura e del suo paesaggio ferito di ulivi secolari e che, nel 2024, ospiterà il G7, Friuli Venezia Giulia, Regione speciale di confine, ricca di diversità culturali e di pregevolissime testimonianze storiche Aquileia, Cividale del Friuli e i Longobardi, il Carso delle battaglie della prima guerra mondiale, i vini eccellenti del Collio goriziano, il laborioso pordenonese delle grandi industrie, Gorizia, che fino agli anni ’90 ( con la dissoluzione della Jugoslavia) era divisa da un muro, Trieste, città con il Porto in fortissima ripresa, con un’alta percentuale di ricercatori per le istituzioni scientifiche presenti (Sissa, ICTP) e con la sua problematica e crudele storia novecentesca, testimonianza di ferite dopo la seconda guerra mondiale (esodo dall’Istria). Regione che, nel 1976, diede prova di efficienza nella ricostruzione dopo il terremoto, lanciando un modello di protezione civile poi ripreso dalle altre regioni.
Sig Sindaco Carlo Salvemini e sig Sindaco Alberto De Toni, vi ringrazio intanto per aver raccolto questo invito ad una conversazione a distanza, che vorrebbe restituire il senso di quanto sia importante un confronto aperto che possa alimentare un dibattito pubblico.
Costruire visioni è impresa che richiede idee che si confrontano, e questo è certo il compito più difficile ma anche più affascinante per voi Amministratori.
Vi pongo subito una domanda a brucia pelo e che parte dall’assunto, tristemente noto, del calo demografico e dell’emigrazione dei giovani, fenomeno diventato drammatico e che sembra unire, salvo eccezioni (Milano, Parma), un po’ tutti i territori del Paese. Cosa fare per trattenere e attirare giovani, dotati di talento, competenti e creativi?
Carlo Salvemini
I giovani italiani oggi decidono di lasciare l’Italia perché è il paese con il più basso tasso di crescita accumulata negli ultimi 20 anni nell’Ue, è un paese che ha visto dal ‘90 al 2020 diminuire di quasi il 3 per cento le retribuzioni, a fronte di aumenti medi in Germania Francia del 33 per cento. È il paese con la più alta percentuale di neet e la più bassa percentuale di impiego nei tre anni successivi alla laurea. Ha una economia duale, con un Nord ed un Sud, una delle poche ormai rimaste nell’UE. Per un giovane, in particolare se altamente scolarizzato è difficile resistere alla tentazione di partire.
Date queste premesse, un singolo primo cittadino può tentare, impiegando tutta la passione della propria missione di servizio di lavorare per migliorare il contesto nel quale i giovani della sua città vivono. Migliorare la qualità dei servizi pubblici, creare elementi di richiamo che, uniti alla presenza di realtà produttive, università e centri di ricerca convincano i giovani a restare o addirittura trasferirsi. A Lecce abbiamo questa possibilità grazie alla presenza dell’Università del Salento e di eccellenze della ricerca pubblica come il Cnr, Nanotech e il Centro Euromediterraneo dei Cambiamenti climatici, che attraggono ricercatori di talento dall’Italia e dall’estero.
Alberto Felice De Toni
Udine è una città universitaria grazie all’esperienza, tragica, del terremoto. Da quel dramma la comunità friulana chiese a gran voce di poter avere un ateneo che desse speranza e futuro a una terra. Sulla scorta di quell’esperienza il mondo imprenditoriale accompagnò questo processo di sviluppo garantendo un solido retroterra economico grazie alla presenza di molte imprese nel manifatturiero. Negli anni questa spinta purtroppo si è persa: Udine da città industriale, con addirittura una acciaieria (la Safau), in città diventata a prevalenza commerciale e infine una città di servizi, ma sconta come tutto il Paese la fuoriuscita di molti dei nostri giovani. In questo tra Nord e Sud c’è poca differenza: molti dei nostri ragazzi scelgono di frequentare una università fuori regione (soprattutto dopo la laurea triennale) e di cercare lavoro all’estero dove gli stipendi sono più alti.
L’Università di Udine ha dati di eccellenza: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (dove si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) dei laureati triennali del 2020 dell’Università di Udine è del 79,2% contro la media nazionale del 74,5%. A cinque anni dalla laurea magistrale la percentuale di occupati, rispetto alla media nazionale ferma all’89%, è del 95%. Numero che pone Udine al quarto posto in Italia. La nostra sfida è convincere questi ragazzi a fermarsi qui, nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni del nostro territorio. Per questo lavoriamo per rendere Udine accogliente per le famiglie, con un alto grado di servizi per poter utilizzare asili, centri di aggregazione giovanili, occasioni di crescita e sviluppo culturale per tutti. Stiamo lavorando per migliorare le nostre infrastrutture e consentire finalmente un’alta qualità della vita. Risultati che passano dall’azione amministrativa, ma anche dal patto tra pubblico e privato.
Il PNRR: pregi e difetti. Cosa funzionava della versione iniziale del Piano del 2021 e cosa meno?
Carlo Salvemini
Sugli aspetti della revisione non mi addentro perché siamo in una fase ancora interlocutoria. Quello che bisogna tenere a mente è che il successo del PNRR lo misureremo se corrisponderà agli obiettivi che si è assegnato, cioè ridurre i divari territoriali, di genere, intergenerazionali. Diversamente, resterà un grande piano di investimenti pubblici che però, paradossalmente, potrebbe finire per aumentare e non ridurre i divari. Per la distribuzione delle risorse del Piano si è scelto di procedere con il sistema dei bandi ministeriali, presupponendo che, ad esempio, gli enti locali interessati fossero tutti allineati alla partenza. Invece, in particolare nel Mezzogiorno, i Comuni hanno incontrato grandissime difficoltà a partecipare. Come ho evidenziato dalle prime fasi della costruzione del Piano, forse sarebbe stato più utile procedere con un meccanismo di erogazione diretta delle risorse sulla base di individuati obiettivi strategici di recupero dei divari.
Alberto Felice De Toni
Sono stato eletto ad aprile del 2023, quindi per quanto riguarda il PNRR abbiamo seguito la scia della precedente amministrazione confermando tutti i progetti messi a bilancio, con alcune modifiche quando consentito. Il nostro obiettivo in questi 5 anni sarà quello di lavorare correttamente per arrivare alla realizzazione dei progetti in essere. Sicuramente è uno strumento economico fondamentale per la progressione delle nostre città sotto diversi punti di vista; sarà interessante seguire la profonda trasformazione dei centri abitati italiani nei prossimi anni. I Comuni di tutta Italia hanno dimostrato con il PNRR di essere perfettamente in grado di gestire risorse ingenti e progetti complessi, tant’è che, dati alla mano, le amministrazioni comunali sono stati gli enti più virtuosi nell’utilizzo dei fondi previsti. Per quel che ci riguarda alcune opere sono legate ai due fondi che il Governo potrebbe decidere di modificare. Seguiamo la vicenda col fiato sospeso nella speranza che i finanziamenti alla fine vangano confermati, in un modo o nell’altro. Sottolineo però che i pesanti vincoli temporali e procedurali legati all’utilizzo dei fondi condizionano pesantemente l’operato dei Comuni e il conseguimento dei risultati attesi dal PNRR.
Capacità amministrativa e tecnica delle strutture
Carlo Salvemini
A Lecce il Comune lavora con 300 dipendenti in meno di quelli assegnati alla nostra classe demografica. Con questi numeri siamo riusciti a gestire l’ordinario e lo straordinario, come la predisposizione dei progetti per rispondere ai bandi del PNRR. Abbiamo visto finanziati progetti per circa 60 milioni di euro ai quali aggiungere i circa 50 milioni ottenuti grazie alla sottoscrizione con il Governo del Contratto Istituzionale di Sviluppo Costa Adriatica, che garantirà la rigenerazione dei nostri paesaggi costieri. È il più imponente piano di opere pubbliche della storia recente della città, con obiettivi e risorse già assegnate.
Abbiamo affrontato questo passaggio grazie alla capacità dei nostri uffici, che hanno lavorato con grande impegno al servizio della città. Ma il divario con altre realtà si è sentito. Il Governo ha tentato in forme insufficienti di rimediare a questa difficoltà, che non è solo di Lecce ma è diffusa. Da noi sono arrivate una decina di unità, una boccata d’ossigeno non risolutiva. Tenga conto che noi siamo una città metropolitana per superficie, con i nostri 340 chilometri quadrati di territorio, ma una città media per demografia, con i nostri 95mila abitanti. Questa condizione pone problemi enormi dal punto di vista delle risorse di bilancio da impiegare per garantire il trasporto pubblico, la raccolta dei rifiuti, la pubblica illuminazione, l’infrastrutturazione primaria e secondaria. Eppure il sistema dei trasferimenti agli enti locali non tiene conto dell’estensione territoriale, che impatta notevolmente sull’organizzazione dei servizi, ma solo del dato demografico.
Alberto Felice De Toni
Il nostro Comune da diversi anni si deve confrontare con il cosiddetto “blocco delle assunzioni”, per questioni relative al bilancio. La macchina comunale quindi è in perenne emergenza e in tutti i servizi si registra carenza di personale. Questo ci impedisce di essere competitivi su due fronti: l’avanzamento celere delle pratiche in atto e quindi la qualità dei servizi erogati ai cittadini e l’impossibilità di procedere in maniera spedita nell’elaborazione dei grandi progetti e investimenti che vogliamo realizzare nel medio e lungo termine. Stiamo lavorando per aumentare le possibilità di assunzione, dando vita ad un piano di concorsi per il prossimo anno, inserendo una trentina di risorse che ci aiuteranno a essere più presenti con i cittadini udinesi. Allo stesso tempo abbiamo avviato una importante campagna di formazione a tutti i livelli, affinché chi lavora in una amministrazione pubblica si senta competente e efficiente al pari di una impresa privata. Abbiamo già cominciato con un momento di approfondimento dedicato a tutti i dipendenti con un confronto e uno spettacolo teatrale ispirato dal lavoro di Michele Bertola, storico dirigente lombardo e autore del libro “Persone fuori dal Comune”.
Le figure professionali del PNRR sono state inserite in Piani di Formazione, statali o regionali?
Carlo Salvemini
La formazione è avvenuta sul posto. È stata una sorta di learning by doing. Professionisti laureati sono arrivati qui senza precedenti esperienze nelle amministrazioni pubbliche, quindi, sono stati inseriti e accompagnati nei settori dell’amministrazione. I dirigenti e i funzionari più esperti hanno dovuto farsi carico anche di questo passaggio.
Le spese correnti non sono finanziate dal PNRR, salvo eccezioni: è stato un problema in sede di progettazione dei servizi che si intendeva farsi finanziare?
Carlo Salvemini
Il PNRR è principalmente un piano di opere pubbliche e quindi finanzia la spesa di investimento. È evidente che una volta terminate le opere quella spesa di investimento impatterà sul bilancio dei comuni dal punto di vista della gestione e della spesa corrente. Solo per quanto riguarda la gestione di asili nido lo Stato si è incaricato di assegnare risorse a copertura della gestione fino al 2027.
Il nuovo Codice Appalti, nelle iniziative in project financing, consente chiedere un contributo pubblico senza il limite del 49%: questa modifica potrà agevolare l’utilizzo di una formula che consente di raccogliere, come investimento, capitali privati?
Carlo Salvemini
Me lo auguro, anche perché siamo un Comune che affronta una manovra di riequilibrio pluriennale e questo significa che agli obblighi sul disavanzo si accompagnano vincoli stringenti sulla spesa corrente. Al momento la nostra possibilità di vedere finalizzati piani di opere pubbliche passa esclusivamente dalla finanza di progetto.
Alberto De Toni
Assolutamente sì, il nuovo Codice Appalti che permette di richiedere un contributo pubblico senza il limite del 49% rappresenta un’opportunità significativa per favorire l’utilizzo della formula del project financing. Questa modifica apre la strada a una maggiore flessibilità e ad una maggiore attrattiva per i potenziali investitori privati. Il project financing è un approccio che ha dimostrato di essere estremamente efficace nell’accelerare lo sviluppo di progetti di infrastrutture e servizi pubblici, consentendo alle amministrazioni locali di collaborare con il settore privato per finanziare e realizzare progetti di interesse pubblico. Come accaduto con il Pnrr escludere questo tipo di vincolo sarà importante per poter raggiungere un maggior numero di partner privati.
Piano urbanistico in fase di revisione…
Carlo Salvemini
L’impostazione del nuovo Piano Urbanistico Generale, che è in corso di redazione, sarà resa nota a breve. Con essa anche le nuove zonizzazioni e destinazioni. Lecce vivrà un importante e innovativo aggiornamento della visione urbanistica, tenendo conto che il precedente PRG risale a circa 40 anni fa. Il PUG definisce un patto di cittadinanza che regola una visione di futuro, in un contesto di attenzione alla sostenibilità e alle trasformazioni legate anche ai cambiamenti climatici con le quali le città devono misurarsi.
Alberto Felice De Toni
A Udine abbiamo cominciato il lungo lavoro preparatorio che riguarda il Piano Urbanistico affinché si possa conformare al piano Paesaggistico Regionale. Una lunga opera che necessiterà di un confronto fra tutti gli uffici. Sono pochissimi i Comuni che stanno realizzando questo importante documento, che servirà ad adeguare il nostro piano urbanistico alla norma regionale, ma soprattutto a garantire che si costruisca e si lavori nell’ottica di una tutela dei beni culturali, dei beni archeologici, del rispetto ambientale e della mobilità lenta. La speranza è che, terminato il lavoro, l’assetto urbanistico e del traffico possa far fare a Udine il salto di qualità e consenta anche la facilitazione, da parte dei cittadini, di dover richiedere meno autorizzazioni paesaggistiche.
Overtourism: le città a “dismisura” del turismo …..
Carlo Salvemini
La nostra città è pienamente inserita nel circuito turistico delle città d’arte italiane ed ha visto crescere notevolmente presenze e arrivi negli ultimi anni. Non soffriamo propriamente di fenomeni da overtourism, ma stiamo già riscontrando le conseguenze dell’aumento degli affitti brevi sull’offerta di casa. È un fenomeno complesso sul quale anche il legislatore è chiamato a intervenire, dato che le competenze dei comuni sul tema sono limitate. Occorre conciliare quella che è una grande conquista, cioè la possibilità per tutti, o quasi, di poter viaggiare, con la difesa del diritto alla casa per chi risiede stabilmente in una città. A partire da giovani coppie, single, studenti, anziani, che rischiano di essere espulsi dai quartieri centrali. Da questo punto di vista Lecce soffre in scala i problemi resi noti dalle cronache in città come Milano e Firenze.
Alberto Felice De Toni
Udine non ha mai avuto una vocazione prettamente turistica. Dobbiamo pensare più in grande perché il nostro territorio ha molto da offrire anche sotto questo aspetto, Udine non può essere considerata soltanto come città, ma come nucleo centrale del territorio friulano. In ottica turistica la nostra città dovrà porsi come Capitale del Friuli e promuovere l’attrattività di tutto il territorio circostante. Per questo dobbiamo fare sinergia con i territori adiacenti per costruire dei pacchetti ad hoc: sia sul tema dell’enogastronomia che sul tema culturale. Cividale e Aquileia sono città Unesco, San Daniele e Gorizia sono capitali del buon cibo. Dobbiamo ragionare in ottica macro e intercettare i flussi turistici insieme. Stiamo lavorando molto anche sulla comunicazione di tutte le attività del Comune che, dalla cultura fino all’enogastronomia, offrono tutto l’anno attrattiva per i turisti.
Servizio di trasporto pubblico locale: i Filobus che girano in città( a Lecce) non sono sempre al massimo delle loro possibilità, il servizio sembra non essere attrattivo.
Carlo Salvemini
Il Filobus è stato il più impegnativo investimento economico che Lecce ha fatto sulla mobilità negli ultimi 30 anni, ed è stato fatto senza tenere conto all’epoca degli utenti potenziali del servizio. Noi abbiamo integrato alcune linee del Filobus nel nuovo Piano di esercizio che la nostra società Sgm – che abbiamo reso totalmente pubblica – ha messo a punto. I numeri sull’utilizzo del trasporto pubblico – filobus e bus urbani – sono in netta crescita e siamo oltre il numero di passeggeri pre-pandemia. A luglio 2023 sono saliti sui bus leccesi 135mila passeggeri, ogni giorno tra i 4 e 5mila cittadini li usano per muoversi in città. Possiamo fare ancora meglio, abbiamo gli strumenti necessari e attendiamo dall’Autorità regionale dei trasporti l’approvazione del nuovo Piano economico finanziario della società per poter utilizzare altri 900mila chilometri di servizi minimi finanziati dalla Regione per migliorare le frequenze dei mezzi.
Ma le politiche di mobilità non si limitano all’offerta di trasporto pubblico. In città è in via di realizzazione la rete ciclabile. Dal 2018 ad oggi abbiamo realizzato 12 chilometri di piste ciclabili, ne abbiamo già finanziati altri 19 milioni, tra PNRR e altri canali di finanziamento. Stiamo potenziando il sistema dei parcheggi fuori strada attorno al centro. Nuovi 500 posti all’ex caserma massa, altri 1000 posti auto su tre livelli saranno realizzati al Foro Boario grazie al CIS.
Alberto Felice De Toni
A Udine non abbiamo il Filobus ma il tema del TPL rimane uno dei più centrali per le città che pensano di rinnovarsi, al pari del tema urbanistico. La nostra ambizione è quella di realizzare un piano del trasporto pubblico che riesca a interconnettere tutti i quartieri tra di loro semplificando i movimenti ai nostri cittadini. Udine è un polo attrattore sia dal punto di vista lavorativo che scolastico per tutto il territorio provinciale, per questo stiamo pensando di sviluppare delle stazioni di “snodo” anche per chi arriva da fuori che possano mettere in connessione le reti di trasporto extraurbano con quella cittadina. Oltre al TPL stiamo lavorando molto per agevolare anche altri mezzi di trasporto “green” come le biciclette, implementando le piste ciclabili per garantire la massima sicurezza a chi si sposta in città in questo modo. Attualmente da ogni parte di Udine, muovendosi in bicicletta è possibile raggiungere tutti i servizi fondamentali in meno di 5 minuti.
Lecce-Trieste 26 ottobre 2023 Enrico Conte, Redazione di Trieste de Il Pensiero Mediterraneo