Una riflessione sulla Giornata Mondiale della Libertà di Stampa
Di Pompeo Maritati
La ricorrenza odierna appartiene di diritto ai fondamentali capisaldi su cui si fonda una democrazia.
La libertà di stampa e di opinione sono lo specchio della dimensione etica/culturale raggiunta da un Popolo. Non vorrei apparire esagerato ma è mia profonda convinzione che una Stampa sempre più libera e indipendente rappresenti il vero volto democratico di un paese. La gestione dell’informazione, i metodi di comunicare e soprattutto la libera concessione dei palcoscenici necessari alla divulgazione delle opinioni costituiscono la colonna portante della civiltà.
«Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire» una emblematica frase accreditata a suo tempo a Voltaire che a quanto pare, studi successivi, hanno dimostrato non essere sua, costituiscono comunque un pensiero straordinario che ognuno di noi dovrebbe in ogni tempo e in ogni luogo applicare. Dare spazio alla divergenza di opinioni, favorire il dibattito e la conoscenza delle altrui idee sono il sale della libertà di stampa.
Tutte belle parole, straordinarie idee per un processo di sviluppo democratico che ahinoi non mi pare ci appartenga del tutto. La nostra libertà di stampa, stando ai dati pubblicati da Reporter Senza Frontiere e Freedom House, stilano ogni anno una classifica delle nazioni in termini della libertà di stampa non mi pare possa farci gioire e inorgoglire. Nel 2019 ci siamo piazzati al 43° posto nel mondo. Siamo dietro Samoa, Namibia, Costa Rica, Ghana, Cipro, Lituania, Burkina Faso, Corea del Sud, Twain.
Per certi versi possiamo dire che non è del tutto male se pensiamo che nel 2016 eravamo, niente di meno, al 77° posto.
Questa classifica ci ha visto nella posizione migliore, quella del 35° posto solo nel 2007. Quindi se nel 2016 siamo scivolati al 77° posto per poi attestarci all’attuale 43°, vorrà dire che qualcosa in questo ambito di democrazia non sta funzionando al meglio.
Il sistema della carta stampata, della comunicazione a mezzo radio e TV pare non essere molto apprezzata dai curatori di questa classifica. Perché sono di parte o effettivamente qualcosa da noi non gira nel verso migliore? Penso che dovremo riflettere un pò più seriamente sulla seconda ipotesi. Asserire che non poche testate siano spudoratamente partigiane, ligie ad assecondare volontà editoriali riferibili alla proprietà editoriale, non mi pare scorretto o quanto meno offensivo. In Italia la libertà di stampa ha i suoi risvolti un pò offuscati dalla presenza di editori economicamente forti che condizionano la comunicazione.
La libertà di stampa è un diritto/dovere di cui tutti ne sono consapevoli ma forse quelli che lo sono di meno sono proprio alcuni addetti ai lavori. E’ di questi giorni il ciclone abbattutosi sulla RAI presunta rea di aver cercato di condizionare cosa si sarebbe potuto dire o non dire in occasione della festa del primo maggio. Aldilà di quanto sia vero o falso, sta di fatto che non pochi sono i partiti intervenuti per denunciare questo fatto.
Ecco, per tutto ciò che è stato anzi detto, ritengo che la politica, le associazioni di categoria, sindacati e associazioni riflettano su quanto bene faccia nelle relazioni, a qualsiasi livello, una stampa veramente indipendente e libera.
E’ vero siamo sulla buona strada, ma il tragitto è ancora lungo e tutti noi ci meritiamo qualcosa ancora più libera.