Un libro di Vincenzo Fiaschitello, “Nazar e Polina”, storia d’amore di due giovani ucraini, commento di Loredana Borghetto
Romanzo molto scorrevole e coinvolgente, nonostante le tematiche e le situazioni drammatiche affrontate.
Efficaci e chiarificatori i riferimenti storico-culturali finalizzati a ribadire con forza l’identità nazionale del popolo ucraino che ha subito, nel corso dei secoli, persecuzioni, ingiustizie, atrocità come racconta anche nonno Borys, e che ancora oggi percorre la sua via crucis sperando in una resurrezione.
Come si legge nell’introduzione della dott.ssa Erminia Camarra, “Nazar e Polina” è stato scritto “sull’onda dell’indignazione per le vicende del febbraio 2022”, (l’inizio dell’invasione russa, eufemisticamente chiamata “operazione militare speciale”).
Fin dalle prime pagine l’indignazione dell’autore si concretizza nella descrizione di Grigor e Nazar.
Grigor “un Dio …forte, astuto, potente, che vuole trionfare su tutto” come dice Polina, arrogante, violento che nel corso del romanzo appare sempre più cinico, ottusamente fedele alla causa russa, inflessibile, incapace di qualsiasi autocritica o ripensamento. Di lui ci viene dato un ritratto molto efficace che sembra condensare tutti gli aspetti del suo carattere. “Volto tirato, occhi asciutti e colmi d’ira verso tutti…”, un miliziano spietato, desideroso di cercare negli altri qualche mancanza e soprattutto irrispettoso dei diritti di un libero cittadino. A mio avviso l’indignazione dell’autore raggiunge l’apice nella descrizione di Yeva, figlia del comandante di Grigor, ambiziosa, dura, spietata, non donna, ma “rude soldato”.
Nazar “un Dio …tranquillo, pacifico, che si volge alla bellezza in ogni ora del giorno”, come dice ancora Polina, un ragazzo e poi un uomo desideroso di conoscere e capire, di comporre i contrasti mediando posizioni che nel paese di cui è sindaco (e non solo) si fanno sempre più radicalizzate. È un personaggio positivo, rappresentato a tutto tondo, ricco di sensibilità, cultura ed umanità. Un personaggio che sa rielaborare la sofferenza e trasformarla in forza e ricchezza interiori.
Un romanzo, questo, che dovrebbe essere proposto anche nelle scuole, perché i giovani abbiano maggiore consapevolezza di quanto sta avvenendo in quella terra martoriata, ormai ridotta ad un cumulo di macerie, dove un popolo coraggioso ed orgoglioso delle sue radici difende (o tenta di difendere) il diritto di esistere come nazione e stato indipendente.
Una considerazione finale.
Nella scrittura appare più volte il poeta Fiaschitello.
Solo due esempi: “…lui le posò un bacio sulle frange dei capelli, un bacio così leggero e fuggevole come una foglia d’autunno che, lasciando il suo ramo, ondeggia lieve nell’aria prima di adagiarsi a terra” (pag. 74)
“Lunga era la notte e quando ormai l’alba era dietro le persiane, cessati gli ultimi schiamazzi per le vie, sbocciava finalmente il silenzio come un fiore al sole e furtiva saliva la solitudine, che riemergeva come uno di quei grossi insetti neri che improvvisamente sbucano dalla sabbia…” (pag. 86).
Questo non stupisce, se lo stesso Leopardi, in una lettera al padre Monaldo, afferma che la poesia non va identificata con la versificazione regolare, ma piuttosto con “un modo di esprimere le cose”.
Loredana Borghetto