IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Un dialogo immaginario tra Kronos e Platone

Platone

Platone

di Pompeo Maritati

Supponiamo che Kronos sia riuscito a evadere dal Tartaro e a incontrare Platone in un luogo neutro, dove nessuno dei due ha il vantaggio sull’altro. Supponiamo anche che entrambi siano disposti a discutere civilmente e pacificamente, senza ricorrere alla violenza o alla minaccia. Ecco come potrebbe iniziare il loro colloquio:

Kronos: Salve, Platone. Sono Kronos, il dio del tempo. Ti conosco per fama, sei uno dei più grandi pensatori della tua epoca.

Platone: Salve, Kronos. Sono Platone, il filosofo delle idee. Ti conosco per mito, sei uno dei più antichi dei della tua stirpe. Perché mi definisci uno dei più grandi della mia epoca? Non appartengo oramai all’universalità del pensiero filosofico?

Kronos: Sono qui per parlarti del tempo, che è la mia creazione e il mio dominio. Scusami, hai ragione, non intendevo mancarti di rispetto, concordo sul fatto che il tuo pensiero appartenga alla sublimità universale.

Platone: E io sono qui per ascoltarti e confrontarmi con te sul tempo, che è uno dei miei oggetti di studio e di riflessione.

Kronos: Bene, allora cominciamo. Ti dico subito la mia tesi: il tempo non esiste.

Platone: Come? Come puoi dire una cosa del genere? Se il tempo non esiste, come spieghi il movimento, il cambiamento, la successione, la durata, la memoria, la storia?

Kronos: Ti spiego. Il tempo non esiste in sé, ma solo in relazione alle cose che esistono. Il tempo è una misura, una convenzione, una illusione. Il tempo è ciò che noi percepiamo quando osserviamo le cose che cambiano. Ma le cose non cambiano in sé, ma solo rispetto a noi. Il tempo è ciò che noi proiettiamo sulle cose per dare un ordine e un senso alla nostra esperienza. Ma le cose non hanno un ordine e un senso in sé, ma solo rispetto a noi. Il tempo è ciò che noi inventiamo per colmare il vuoto tra il nostro desiderio e la realtà. Ma il desiderio e la realtà non sono in contrasto in sé, ma solo rispetto a noi.

Platone: Mi sembra che tu stia dicendo delle cose molto confuse e contraddittorie. Se il tempo non esiste in sé, come puoi essere il dio del tempo? Se il tempo è una misura, una convenzione, una illusione, come puoi averlo creato tagliando i genitali di tuo padre? Se il tempo è ciò che noi percepiamo, proiettiamo, inventiamo, come puoi averlo dominato divorando i tuoi figli? Se il tempo è ciò che colma il vuoto tra il desiderio e la realtà, come puoi averlo perso nella guerra contro tuo figlio Zeus?

Kronos: Ti rispondo punto per punto. Non sono il dio del tempo in sé, ma del tempo per gli uomini. Il tempo per gli uomini è diverso dal tempo per gli dei. Gli uomini sono soggetti al tempo, gli dei no. Gli uomini vivono nel tempo, gli dei al di fuori del tempo. Gli uomini hanno bisogno del tempo, gli dei no. Il tempo per gli uomini è una necessità, per gli dei un gioco.

Platone: E come mai questo gioco ti ha portato tanta sventura?

Kronos: Perché ho voluto fare il gioco degli uomini. Ho voluto creare il tempo tagliando i genitali di mio padre perché volevo essere il padrone del mondo. Ho voluto dominare il tempo divorando i miei figli perché volevo essere immortale. Ho perso il tempo nella guerra contro mio figlio Zeus perché volevo essere invincibile.

Platone: E cosa hai ottenuto con tutto questo?

Kronos: Ho ottenuto solo dolore e prigionia. Ho scoperto che il mondo non si può possedere, che l’immortalità non si può garantire, che l’invincibilità non si può raggiungere.

Platone: E allora perché continui a sostenere che il tempo non esiste?

Kronos: Perché è l’unica consolazione che mi resta. Se il tempo non esiste, allora tutto ciò che ho fatto e subito non ha alcun valore e alcun senso. Se il tempo non esiste, allora posso dimenticare il passato e ignorare il futuro. Se il tempo non esiste, allora posso vivere nell’eterno presente.

Platone: Ecco dove volevo arrivare. Tu dici di vivere nell’eterno presente, ma in realtà vivi nell’eterno nulla. Tu dici di negare il tempo, ma in realtà neghi te stesso. Tu dici di essere al di fuori del tempo, ma in realtà sei al di fuori della vita.

Kronos: E tu cosa sai della vita? Tu sei un filosofo, non un dio.

Platone: Io so che la vita è movimento, cambiamento, successione, durata, memoria, storia. Io so che la vita è misura, convenzione, illusione. Io so che la vita è percezione, proiezione, invenzione. Io so che la vita è desiderio e realtà.

Kronos: E allora?

Platone: E allora ti dico la mia tesi: il tempo è l’eterno presente.

Kronos: “Platone, tu sei un ingenuo e un presuntuoso. Tu credi di conoscere la verità sul mondo e sull’uomo, ma in realtà non sai nulla. Tu hai inventato una favola per giustificare il tuo disprezzo per la materia e per il tempo. Tu hai immaginato un demiurgo benevolo che ha creato il mondo secondo un piano perfetto e armonioso. Ma io ti dico che il mondo è nato dal caos e dalla violenza. Io sono il signore del tempo, e io so che il tempo non è un’immagine dell’eternità, ma una forza distruttrice che consuma tutto ciò che esiste. Io so che il tempo non ha principio né fine, ma si ripete ciclicamente in età diverse. Io so che il tempo non è lineare né regolare, ma irregolare e imprevedibile. Io so che il tempo non è uguale per tutti, ma diverso a seconda della prospettiva di chi lo vive. Tu hai anche inventato una favola per esaltare l’uomo come un essere superiore agli altri animali. Tu hai attribuito all’uomo un’anima immortale che proviene dal mondo delle idee. Ma io ti dico che l’uomo non ha nulla di divino in sé. L’uomo è solo un prodotto della materia e del tempo. L’uomo non ha un’anima immortale, ma solo un soffio vitale che si dissolve alla morte. L’uomo non ha un destino trascendente, ma solo una vita effimera e insignificante. L’uomo non ha una virtù o una saggezza da seguire, ma solo degli istinti e delle passioni da soddisfare. Platone, tu sei stato ingannato dal tempo e dall’uomo. Tu hai creduto di essere il maestro della verità, ma in realtà sei stato lo schiavo dell’errore. Tu hai creduto di essere il demiurgo del mondo, ma in realtà sei stato il giocattolo del tempo.”

Platone: Caro Kronos ho ascoltato in religioso riflessivo silenzio il tuo pensiero. Vorrei poter ribattere, ma credimi, dopo quello che hai detto, mi mancano le forze mentali. Tu sei un dio, io un umile mortale. La mia intelligenza, le mie convinzioni mi spingono a confutare alcune delle cose che hai detto, ma tu sei un dio e ciò mi deve far riflettere, in quanto come giustamente hai detto, voi dei non avete bisogno del tempo. Ti saluto Kronos e mi scuso se sono stato un po’ arrogante.

Un Platone arrendevole non ce lo saremo aspettato, ma non dimentichiamo che tutto questo altro non è che una invenzione, una idea che se vogliamo possiamo annoverare tra i sogni e le fantasie.


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