Un anno di mostre al Palazzo delle Esposizioni di Lucca
COMUNICATO STAMPA
Dalla street art alla pittura, dalla fotografia fino alla cartapesta
Un anno di mostre al Palazzo delle Esposizioni di Lucca
Ecco il calendario fino alla primavera 2024, con 9 esposizioni a ingresso libero
Un anno di mostre al Palazzo delle Esposizioni, dalla street art alla pittura, dalla fotografia fino alla cartapesta, con nomi quali Bellany, Altmann, Moneyless, StenLex e Tellas, il meglio della collezione Caggiano e uno sguardo sul Carnevale di Viareggio con il pittore-carrista Nilo Lenci, oltre alle fotografie di Paolo Pacini e all’arte di Sergio Tappa: ecco le 9 esposizioni che si terranno nello spazio che la Fondazione Banca del Monte di Lucca dedica, dal 2008, assieme alla Fondazione Lucca Sviluppo, all’arte e ai suoi linguaggi, per permettere ad artisti del territorio di essere conosciuti ed apprezzati e a nomi del panorama nazionale e internazionale di dialogare con la città.
Il calendario è stato presentato venerdì 28 aprile 2023 da Andrea Palestini, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca, Alberto Del Carlo, presidente della Fondazione Lucca Sviluppo e dall’assessore alla cultura del Comune di Lucca, Mia Pisano: la programmazione del Palazzo ha infatti il patrocinio del Comune di Lucca e rientra all’interno del calendario di iniziative dell’ente comunale “ViviLucca2023”.
Nel Palazzo di piazza San Martino, al numero 7, si svolgeranno le seguenti esposizioni, tutte a ingresso libero e corredate da eventi collaterali quali incontri con artisti e curatori, visite guidate anche per famiglie, che da quest’anno troveranno la comodità di un pit stop baby con una postazione per l’allattamento e un fasciatoio per neonati, a disposizione di tutte le piccole e i piccoli visitatori.
“Labirinto” (al Palazzo delle esposizioni dal 6 maggio al 25 giugno 2023) collettiva degli artisti Moneyless, StenLex e Tellas, a cura di Gian Guido Grassi, con un percorso anche nella Chiesa dei Servi e 4 installazioni in città che resteranno fino al 15 ottobre 2023.
Nello stesso Palazzo, ma con accesso da via del Molinetto, dal 15 al 22 maggio 2023 si terrà la mostra “L’espressione della gentilezza” con le opere del concorso “Premio arte contro le discriminazioni edizione 2023” organizzata dalla Croce Rossa Italiana sezione di Lucca con il patrocinio del Comune di Lucca; la premiazione del concorso sarà il 21 maggio alle 15 nell’auditorium del Palazzo.
“John Bellany. Time will tell. Il tempo ci rivelerà” (dall’1 al 30 luglio 2023) raccoglie l’opera dell’artista bargo-scozzese lungo vari periodi della sua vita, si tiene in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa ed è curata in particolare dalla famiglia Bellany; grazie al Comune di Barga e alla Fondazione Ricci, la mostra si terrà in parte al Palazzo delle Esposizioni di Lucca e in parte nella sede della fondazione barghigiana, dove si concluderà il 22 luglio 2023.
“Vincoli” (dal 9 settembre al 15 ottobre 2023) è la personale di Sergio Tappa, artista che opera a livello internazionale, lucchese d’adozione; a cura di Alessandro Romanini.
Dopo le esposizioni legate al festival Lucca Comics and Games, l’attività espositiva riprende con “Giuseppe Del Debbio. Nello studio di un artista” (dal 12 novembre al 10 dicembre 2023), la retrospettiva dedicata al pittore, grafico e scultore lucchese.
“Figurazioni, Sguardi, Persone e Vicinanze nella raccolta di Massimo Caggiano” (dal 16 dicembre 2023 al 28 gennaio 2024), in collaborazione con il Comune di Lucca, presenta una selezione di 90 capolavori a firma di alcuni dei più importanti nomi del ritorno della pittura e della scultura nella storia dell’arte italiana e internazionale dagli anni Ottanta del XX secolo. È un mondo ancora per lo più poco conosciuto e accessibile, quello della collezione Massimo Caggiano. Trionfo della Bellezza, dell’arte e orgoglio del collezionista, un percorso ordinato guiderà i visitatori tra opere di Alberto Abate, Hermann Albert, Roberto Barni, Ubaldo Bartolini, Carlo Bertocci, Giuseppe Bergomi, Lorenzo Bonechi, Clara Brasca, Aurelio Bulzatti, Valentina Cipullo, Eleonora Ciroli, Marco Cornini, Luca Crocicchi, Paolo dell’Aquila, Stefano Di Stasio, Stefania Fabrizi, Paolo Fiorentino, Carlos Forns Bada, Lino Frongia, Alberto Gálvez, Paola Gandolfi, Stefanus Haidacher, Sean Henry, Harry Holland, John Kirby, Jan Knap, Jesus Mari Lazkano, David Ligare, Federico Lombardo, Carlo Maria Mariani, Salvatore Marrone, Sigfrido Martín Begué, Gianluca Martucci, Rodolfo Meli, Klaus Karl Mehrkens, Alberto Mingotti, Philp Pearlstein, Lithian Ricci, Salvo Russo, Lily Salvo, Livio Scarpella, Paolo Schmidlin, Gianni Stefanon, Dino Valls, Angela Volpi. Tutti artisti che hanno in comune la resistenza alle mode e il rifiuto delle tendenze programmate.
“Nilo Lenci. Un pittore carrista”,a cura di Antonella Serafini (dal 3 febbraio al 10 marzo 2024), si tiene in occasione del trentennale dalla scomparsa dell’artista, nel mese di febbraio per due ragioni: in tale mese cadono sia la data di nascita sia della scomparsa di Lenci; oltre che pittore è stato anche un importante esponente del Carnevale di Viareggio per circa quarant’anni. La mostra consta di circa 60 opere, provenienti in gran parte da collezioni private, fra cui una decina di grandi pannelli caratterizzanti la produzione dell’artista. Una antologica per documentare la ricchezza di un linguaggio espressivo articolato e vario, facendo emergere peculiarità artistiche rimaste a lungo in ombra a causa del prevalere del suo ruolo di costruttore di carri. L’esposizione sarà quindi in massima parte incentrata sull’opera pittorica anche se si prevede una parte documentaria relativa all’intera sua vita, incluso quindi il Carnevale e, fra le iniziative da intraprendere durante il periodo della mostra, verrà valutata l’organizzazione di una conferenza a più voci sul suo lavoro di costruttore in Italia e all’estero.
“Eklettica. La metamorfosi della forma” (dal 16 marzo al 21 aprile 2024) è dedicata a Roberto Altmann, pittore. Nella mostra vengono presentate una soluzione di opere nell’arco degli anni che va dal 2000 al 2023 con le ultime opere dal tema metaforme. Opere espressioniste, astratte, gestuali, che rappresentano l’ultimo periodo del pittore Altmann, nelle quali ha indagato come in tutto l’arco dei 40 anni di attività le possibili ricerche sulla forma figurativa, facendone un tema guida. In questa mostra saranno presenti opere anche di grandi dimensioni nelle quali l’artista esprime al meglio la forza dinamica del gesto pittorico. Una selezione di opere meticolosa, con alcuni prestiti da collezionisti, per presentare al pubblico del Palazzo delle esposizioni una più completa rassegna di opere del maestro.
“Brevi di-stanze” (dal 27 aprile al 26 maggio 2024) è la mostra delle opere fotografiche di Paolo Pacini. Appassionato di fotografia da molti anni, segue con particolare interesse il genere “street”, i reportage e la fotografia naturalistica. Ha partecipato a varie mostre fotografiche collettive e alcuni suoi scatti sono stati esposti anche nell’ambito della rassegna “Photolux” nel 2019 e nel 2021.
IN ALLEGATO LO SCATTO DELLA PRESENTAZIONE, UNA SELEZIONE DI OPERE E INFORMAZIONI BIOGRAFICHE.
Palazzo delle Esposizioni di Lucca (Fondazione Banca del Monte di Lucca)
Piazza San Martino 7, 55100 Lucca
Per informazioni: Fondazione Banca del Monte di Lucca
T. +39 0583 464062
mostre@fondazionebmluccaeventi.it
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Info biografiche
MONEYLESS (Teo Pirisi)
Nato a Milano nel 1980 e cresciuto a Lucca, fin da ragazzo approda alle prime esperienze espressive e al graffitismo, si diploma successivamente all’Accademia di belle arti di Carrara in Multimedia e consegue la specializzazione in Comunicazione Design all’Isia di Firenze; pioniere del muralismo astratto in Italia, ha indagato tecniche e materiali differenti (pitture su muro, legno, lastre e tela, disegni su carta, sculture in metallo o legno, installazioni con corde) e oggi è tra i più importanti artisti urbani internazionali con opere esposte in contesti prestigiosi di tutto il mondo siano essi spazi pubblici, musei, collezioni e gallerie. Partito dallo studio del minimalismo e della geometria, come ipotesi di studio delle forze della Natura, ha sentito forte il richiamo alla libertà e alla astrazione e, in questo percorso coerente, ha superato lo studio iniziale dei poligoni e dei solidi platonici per indagare il cerchio e arrivare quindi a frammentare le linee e le forme per disperderle nello spazio come “fuochi d’artificio”: combinando i graffiti alle sperimentazioni artistiche è riuscito a creare uno stile unico in grado di trasferire un’immediata percezione cinetica rilevatrice dell’intimo mistero della materia secondo l’assioma «ubi materia ibi geometria» (Keplero).
STEN LEX
Duo italiano considerato tra i pionieri dello “Stencil Graffiti”, realizzano il primo stencil in strada a Roma dal 2001 in un periodo nel quale questa tecnica è pressoché sconosciuta e inutilizzata come forma d’arte urbana. Il duo è noto in ambito internazionale per aver introdotto, a partire dal 2002, l’utilizzo della mezzatinta nello stencil. L’elaborazione grafica, da loro chiamata Hole School, consiste nel ritagliare un’immagine composta di punti o linee: un ritratto appare così realistico da lontano, astratto da vicino. Nel 2008, Banksy li invita a partecipare al Cans Festival a Londra assieme ad un gruppo di artisti specializzati nello “Stencil Graffiti”. Dopo aver usato per anni come media sia lo stencil che il poster il duo crea un processo che chiama Stencil Poster. Il processo consiste nell’affissione di un manifesto composto di linee o punti poi ritagliato a mano sul muro stesso sul quale è applicato. Questa matrice di carta viene quindi dipinta di nero ed infine distrutta per dare spazio all’opera finale. Il concetto alla base di questo processo è che gli agenti atmosferici, la pioggia e il vento distruggano lentamente nel tempo la matrice svelando l’opera finale man mano che la matrice si dissolve. Il significato essenziale dello “stencil” che viene considerato una tecnica per riprodurre una stessa immagine più volte, viene così portato al paradosso: distruggendo la matrice, parte anch’essa dell’opera, viene meno la sua riproducibilità. Il duo è sempre più presente nella scena artistica internazionale destreggiandosi tra opere urbane nelle capitali di tutto il mondo e mostre personali nelle più prestigiose gallerie.
TELLAS (Fabio Schirru)
Nato a Cagliari nel 1985, si laurea a Bologna dove studia all’Accademia di Belle Arti e quindi si trasferisce a Roma dove vive attualmente; cresciuto nelle terre aride e spontanee dell’entroterra sardo, la sua ricerca è la derivante di un’estetica non urbana in cui centrale è la natura con le cui forme crea un particolare intreccio di segni che sconfinano nell’astrazione: foglie, radici e alghe intrecciate tra loro in un complicato groviglio indefinito, da cui le singole immagini affiorano stimolando la fantasia di chi osserva, sembrano invertire il consueto processo antropico di cementificazione e la natura sembra riappropriarsi degli spazi che le sono stati sottratti; considerato nel 2014 dall’ Huffington Post U.S. tra i 25 street artists più interessanti della scena mondiale, tutti i suoi lavori sono concepiti come degli studi, analisi prodotte su diversi “supporti” grandi superfici murali, carte, tele, installazioni e produzioni audio e video.
JOHN BELLANY
Nato a Port Seton nel 1942. All’inizio degli anni ’60 ha studiato all’Edinburgh College of Art, dove ha incontrato altri giovani artisti scozzesi, creando amicizie durate per tutta la vita e condividendo ideali per un rinascimento delle arti scozzesi. Dopo i suoi studi a Edimburgo, Bellany ottenne un’importante borsa di studio itinerante e viaggiò per l’Europa scoprendo come le tradizioni dei grandi maestri del nord Europa potessero essere collegate alla sua esperienza scozzese.
I quadri di Bellany sono nelle collezioni di alcuni dei Musei più prestigiosi del mondo, tra i quali il Museum of Modern Art di New York, il Tate Britaine, ovviamente, la National Galleries of Scotland di Edimburgo che raccoglie gran parte della sua produzione. Bellany ha segnato il panorama dell’arte figurativa della Scozia e nel 1994 è stato anche insignito del titolo di Baronetto per alti meriti artistici dalla Regina Madre. La Royal Academy di Londra gli ha reso omaggio.
Bellany ha esposto frequentemente anche a Barga le sue tele ad olio di grandi dimensioni, incentrate sui temi del paesaggio locale, della natura morta, delle reminiscenze infantili marinare e dei ritratti, per arrivare ai corali dove figure umane ed interni si mescolano con il racconto interiore del pittore. Dai paesaggi e colori delle Highlands scozzesi alle atmosfere collinari di Barga e dintorni, Bellany ha fatto dell’energia espressiva del colore e del contrasto tra sacro e profano, i temi ricorrenti di tutto il suo percorso artistico, iniziato nel 1960 all’ Edinburgh College of Art e perfezionato poi al Royal College of Art di Londra. La National Gallery of Scotland ha tenuto una grande mostra del suo lavoro, “John Bellany: A Passion for Life”, poco dopo la sua morte, novembre 2012 – gennaio 2013.
A Barga Bellany, a partire dal 2000, ha trovato i suoi riferimenti più intimi. Le amicizie, l’energia e la creazione della sua “nuova vita”, più profonda di quella che si può vivere in una grande città. “Non puoi essere un artista espressivo senza radici su cui costruire”, disse in una intervista.
SERGIO TAPPA
[testo di Simonetta Lux]
Sergio Tappa, artista di origini italiane, è nato a Roma nel 1950, dove ha trascorso gli anni della giovinezza. Dopo la maturità al liceo artistico, si iscrive dapprima alla facoltà di architettura per poi dedicarsi all’arte nelle sue varie forme: la musica, il teatro e il cinema, raccogliendo numerose esperienze come batterista e attore. In questo periodo, i mitici anni sessanta, che hanno segnato una svolta storica e culturale, Sergio Tappa trascorre lunghi soggiorni a Londra e ad Amsterdam. L’interesse costante per l’arte visuale, associata alla Pop Art e alla musica pop, lo porta a formarsi come illustratore, creativo e grafico presso agenzie romane di spicco. Per anni Sergio Tappa svolge queste attività a Roma finché riceve una proposta di lavoro a Zurigo come illustratore e grafico. Nel 1980 si trasferisce in Svizzera, dove lavora inizialmente per diverse importanti agenzie zurighesi e poi, a partire dal 1983, come illustratore indipendente.
Parallelamente Sergio Tappa inizia a dipingere e nel 1987 decide di dedicarsi solo all’arte. Da allora fino al 2017 fa il pittore e lo scultore a Zurigo. Nel 2018 Sergio Tappa ritorna in Italia/Lucca dove oggi vive e lavora. I suoi quadri e le sue sculture vengono esposti in molte mostre personali e collettive in Svizzera e all’estero. Le sue opere appartengono ad importanti collezioni private.
“Nelle opere, nelle pitture, sculture e combinazioni polimateriche, appaiono sapientemente uniti e trasformati i movimenti della sua anima e della sua cultura: da una parte la formazione in Italia, dall’altra la cultura propriamente elvetica, la grande tradizione contemporanea dell’arte e delle filosofie ermetiche. Nel nome del rapporto tra anima e natura, tra soggetto e cosmo, ciò che ha fatto da ponte è il pensiero di un grande filosofo italiano Giordano Bruno.
I cicli di opere di Tappa: Animello, Baccanti, Cere Rosse, Coppe, Diario dei sensi, in verità hanno come sostrato unificante la filosofia della libertà dell’uomo cioè il pensiero del filosofo nolano, un filo rosso che nella memoria fondante della sua creazione unisce nel profondo la cultura mediterranea rinascimentale e la filosofia della natura peculiare della cultura e dell’arte del nord.
Vi è in effetti un nucleo che egli dice espressamente dedicato a Giordano Bruno, ma in verità la percezione moderna del pensiero bruniano è qualcosa di più di un ciclo circoscritto: è, come dicevamo, il fondamento più o meno inconsapevole, di un’opera interamente dedicata alla auto osservazione sensuale e concettuale. Nel Diario dei sensi questo elemento unitario passa attraverso l’atto del trovare e del creare. Sergio Tappa anima dentro di sé e poi sulla superficie pittorica l’incontro casuale con un oggetto o una cosa, con un segno o una materia, con i quali attiva un moto evocativo e associativo che si concretizza immediatamente ma riflessivamente nel suo speciale modo d’uso della tecnica pittorica in cui inserisce qualcuno di quei frammenti, materie o segni, che collegano il suo mondo interiore alla realtà esterna. Non si tratta di un semplice combine-painting.
Egli è sapientemente pittorico e i frammenti della realtà si rovesciano nel suo intimo pensiero, nella sua interiore energia. Questa auto osservazione e questo uso sapiente del mezzo pittorico ci offrono un immaginario che è all’opera allo stato puro e confronta la leggerezza del segno e delle stesure con il peso della materia e della realtà.
Nelle sculture, oltre che nelle pitture, questa trasformazione dalla pesantezza alla leggerezza, in un’invenzione plastica perturbante, si dà come metamorfosi apparentemente incongrua di enti o generi della vita reale o della vita interiore, in una ibridazione che sorprende e ci fa pensare all’idea della nostra unità con il tutto.
L’autore chiama animelli queste sorprendenti ibridazioni di spirituale e corporeo, di animale ed umano, di aura e ombre. Alla armonia interiore conquistata attraverso l’arte e fatta a noi percepire con le sue diverse scelte di linguaggio (dipinti a olio, gouaches, acquarelli, sculture, disegni, inchiostri e scritture) si unisce un senso di malinconia che sempre accompagna il processo dell’immaginario e l’inafferrabilità dei profondi movimenti dell’animo. Le opere di Sergio Tappa rinnovano e riconducono allo stato della originalità e della purezza, segni e materie che hanno una storia iscritta nell’arte moderna e anche recentissima: la sabbia, il piombo, il pigmento allo stato puro, lo scarto, la dinamicità stessa del processo di esecuzione talvolta lasciato non finito. Tali elementi ci dicono che il nuovo, il sorprendente, l’armonioso e l’ibrido possono raggiungere la nostra percezione grazie a questo humus culturale che condividiamo anche senza saperlo e che fiorisce nell’attualità e nell’individualità di un soggetto liberamente operante.”
GIUSEPPE DEL DEBBIO
Pittore, grafico e scultore, nasce a Lucca nel 1937, dove crea le sue opere nello studio di Sant’Ilario di Brancoli. Affascinato dall’arte etrusca, è diventata la sua principale fonte di ispirazione. Ha realizzato sculture in bronzo, marmo, gesso. Disegni o sculture, nudi sono la sua motivazione. I suoi pezzi sono stati esposti, tra gli altri, alla famosa mostra-Pleiade fiorentina.
Era Accademico ordinario dell’Accademia delle Arti e del Disegno. Muore nel 2019 a Sant’Ilario di Brancoli, dove risiedeva.
MASSIMO CAGGIANO, collezionista
Per tutta la vita Massimo Caggiano (Salerno, 1958) ha cercato opere d’arte dei maestri figurativi contemporanei internazionali. L’amore per la Bellezza lo ha sempre mosso, in maniera frenetica e infaticabile, verso l’acquisto di dipinti, disegni, tecniche miste, sculture, pezzo per pezzo, sulla base di precisi rimandi tematici, stilistici, cromatici, ma anche sentimentali, e sulla base di una precisa possibilità di collocazione nelle sue dimore o nel luogo del suo lavoro. Iniziata all’età di trent’anni (nel 2023 ha compiuto trentacinque anni di collezionismo ininterrotto) attraverso la frequentazione del Centro di Cultura Ausoni di Roma diretto da Italo Mussa, la sua è una raccolta specializzata, in quanto è composta da centinaia di opere più di cento artisti, tutti conosciuti personalmente. Presenta caratteri di unicità in quanto l’acquisizione delle opere si è determinata lungo un percorso di esposizioni di cui, spesso, Caggiano è stato tra gli organizzatori. Noto per aver fondato nel 1990 la galleria Il Polittico di Roma e per aver sostenuto i movimenti della Pittura Colta e dell’Anacronismo – confermandosi come un importante punto di riferimento per gli artisti figurativi contemporanei –, numerose sono state le sue esperienze internazionali (con pittori e scultori inglesi, spagnoli, tedeschi, statunitensi), e continui i confronti culturali legati a grandi rassegne d’arte, come la Biennale di Venezia e la Quadriennale romana (alcune delle opere della Collezione sono state esposte per la prima volta in queste manifestazioni). “Ho sempre desiderato –dichiara Massimo Caggiano – e scelto opere che mi trasmettessero emozioni positive e che mi parlassero. Non interpreto le opere e non penso a cosa l’artista voglia dire nella sua opera: ho soltanto il desiderio di accostare le opere in maniera che le figure di un dipinto o di una scultura possano dialogare tra loro. Sono le opere che parlano a me comunicandomi, anche a distanza di anni, sempre le stesse emozioni … sono sempre amate”.
Massimo Caggiano, in questi anni, ha inoltre donato 52 opere alla Fondazione Carisap di Ascoli Piceno, attualmente esposte in tre diverse sedi. Un altro importante corpus della Collezione è stato donato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ed ha dato vita, nel Museo di Palazzo Baldeschi di Perugia, ad una esposizione permanente dal titolo “La Casa di Massimo Caggiano” dove le opere sono “ricollocate” all’interno di spazi che ricostruiscono la casa del collezionista anche con arredi di design disegnati da Caggiano stesso.
Ed infine una ulteriore donazione, di parte della Collezione Caggiano, è oggi vistabile a Napoli nel Complesso Monumentale di Santa Chiara.
NILO LENCI
Nacque a Viareggio il 24 febbraio 1922 e morì nella stessa città il 4 febbraio 1994. Dopo aver frequentato la Reale Scuola d’arte “Augusto Passaglia” di Lucca, a partire dall’immediato dopoguerra, per circa quarant’anni, fu un costruttore dei carri del Carnevale. Come tale ebbe modo pure di eseguire lavori su commissione in varie altre località sia in Italia sia all’estero (Siria, Francia, Portogallo, Belgio, Tunisia ecc.). In contemporanea si dedicò con continuità alla pittura esibendo le sue opere in mostre personali e collettive.
Pur spendendosi con eguale passione nelle due attività, egli si sentì e fu in primo luogo un pittore. Influenzato, come tantissimi altri pittori viareggini della sua generazione, dalla lezione di Lorenzo Viani, ha in parte ripreso atmosfere e colori del grande Vagero. Col tempo è venuto affinando uno stile assai personale. Particolare rilievo e originalità la produzione di grandi pannelli in cui spesso si rievocano soggetti carnevaleschi (pagliacci, maschere ecc.) o personaggi religiosi e mitologici, il tutto inondato da colori densi e brillanti.
Si segnala che dal 19 febbraio a 3 marzo 1922, nel centenario della nascita, a Viareggio fu organizzata una piccola rassegna presso la Saletta d’Arte annessa allo storico bar “Così com’è”. Nello stesso anno venne pubblicato dalla casa editrice Ancora un suo profilo biografico curato da Umberto Guidi e Giampaolo Ghilarducci.
ROBERTO ALTMANN
Negli anni ’80 si dedica all’esecuzione di affreschi. Il rigore del mestiere e il desiderio di conoscere i classici del ‘400, 500, 600 caratterizza i primi 10 anni della sua attività di pittore e ne svela le influenze e anche una padronanza tecnica che gli permetterà in seguito di affrontare le proprie ricerche personali con senso critico, ma mai chiuso in un classicismo, anzi aperto a tutto quello che è vera-pittura. Viene così a confrontarsi con tutte quelle ricerche del ‘900, astrazioni, informale, espressionismo astratto che lasceranno un segno nelle sue opere successive.
Sono degli anni ’90 opere gestuali con struttura di un disegno dalle radici profonde, fino alle opere recenti Altmann affronta la pittura con una libertà di un viaggio nella storia dell’arte, una forma di citazione continua che, non ispirandosi direttamente alle opere ma alla memoria, diventano esecuzioni espressioniste che porteranno il critico della rivista Kunstbeeld a coniare per lui il termine “espressionista rinascimentale”. Di questo periodo la sua permanenza nel nord Europa. Negli anni del nuovo millennio Altmann oltre a mostre antologiche e personali ha realizzato con musicisti e attori numerose performance.
PAOLO PACINI
Classe 1963, laureato in Lettere moderne all’Università di Pisa, giornalista professionista, Pacini è vice caposervizio della redazione di Lucca del giornale “La Nazione”. Cura in particolare il settore della cronaca giudiziaria, occupandosi anche di tematiche sociali e di attualità. Appassionato di fotografia da molti anni, segue con particolare interesse il genere “street”, i reportage e la fotografia naturalistica. Ha partecipato a varie mostre fotografiche collettive e alcuni suoi scatti sono stati esposti anche nell’ambito della rassegna “Photolux” nel 2019 e nel 2021.