Ugo Barbano, educatore e pedagogista (1904-1994)
di Vincenzo Fiaschitello
Nell’approssimarsi del trentennale della morte di Ugo Barbano (18 ottobre 1994), mi è particolarmente caro ricordare la sua figura straordinaria: docente universitario, signorile e raffinato conferenziere, coltissimo e sensibile educatore, autore di varie opere pedagogiche che testimoniano la sua naturale capacità di riflessione attorno ai problemi della scuola in prospettiva storica.
Ho avuto la fortuna di conoscere il pensiero pedagogico di Ugo Barbano non solo attraverso la lettura dei suoi scritti, ma soprattutto nel corso dei numerosi anni nei quali sono stato suo collaboratore.
La conoscenza personale mi ha, tra l’altro, posto in condizione di registrare nella memoria molti particolari della sua vita di uomo di scuola, sempre attento ad ogni mutamento della cultura, ai risultati della ricerca scientifica, affinché l’istituzione restasse lontana da qualsiasi temibile ristagno; sempre pronto ad evitare la peggiore conservazione, riassunta nel famoso detto latino: Nihil varietur, nihil innovetur (Nulla si cambi, nulla si introduca di nuovo).
Nessuna disciplina ausiliare della pedagogia, come la psicologia, la sociologia, la biologia, la politica, la storia, restava fuori dal suo vasto orizzonte culturale. Fra tutte, naturalmente, la filosofia era ritenuta fondamentale, nel senso che solo essa poteva rispondere alla domanda centrale: Chi è l’uomo?
Tuttavia se la pedagogia è strettamente dipendente dal concetto che si ha dell’uomo, del mondo, del posto che l’uomo ha nel mondo, dei rapporti che lo legano al gruppo umano (oggetto dell’indagine filosofica), Barbano è convinto che la pedagogia è comunque una scienza autonoma, non certo una filosofia applicata, come pensavano il filosofo Giovanni Gentile e pedagogisti come Giuseppe Lombardo Radice, Luigi Volpicelli, Sergio Hessen, né tanto meno essa è un aspetto dell’etica, come volevano Jacques Maritain, Mario Casotti, Aldo Agazzi.
Ugo Barbano si colloca nella sfera di pensiero dei personalisti Emmanuel Mounier, Luigi Stefanini, Giuseppe Catalfamo, Pietro Braido.
La sua lunga esperienza educativa di docente e direttore di collegio, la sua formazione culturale e cristiana, lo ha condotto a maturare e a condividere il concetto di una pedagogia intesa come ricerca teoretica, fondata sul fatto educativo e ispirata ad una filosofia spiritualistica, che guarda ad una Realtà trascendente rispetto al mondo. La natura, il mondo, la vita stessa, sono soltanto mezzi offerti all’uomo per raggiungere il suo fine. E l’uomo, ogni uomo, è persona, unica e irripetibile.
L’educazione è un momento fondamentale della vita dell’uomo; egli ne ha pieno diritto, mentre a lui incombe il dovere di cooperare per realizzarla. L’educazione è un dovere per la società col diritto di esigere che ciascun uomo ne fruisca per possedere i mezzi necessari alla propria umanizzazione e all’incivilimento in quanto ogni uomo è solidale con i propri simili, compartecipe della comune vicenda umana, sociale, politica, culturale.
Partendo da queste premesse, Barbano esplora in modo magistrale in tanti suoi scritti il formidabile intreccio di problemi che riguardano l’educazione, occupandosi di didattica, di metodologia, di storia delle istituzioni scolastiche, di programmi, di scuola come mediatrice di cultura e promotrice di civiltà.
Mi sembra opportuno soffermarmi su quest’ultimo punto, sul quale più volte Barbano ha espresso con chiarezza il suo pensiero.
Nella scuola si trovano gli strumenti della cultura, intendendo per strumenti quei segni che fissano e simboleggiano il linguaggio e lo traducono nella scrittura. “Con ciò -egli scrive-la scuola introduce il fanciullo e il giovane nel suo gruppo sociale… il gruppo è essenziale per l’uomo ed è la prima condizione perché egli si umanizzi. L’individuo che sa e conosce, che possiede la cultura, può entrare nel gruppo come fattore operante, recando un proprio contributo di critica e di progresso… e con una azione che arricchisce il patrimonio di idee che gli è stato trasmesso… Chi studia, impara e sa, diviene colto, ma diviene anche diverso da quello che era prima. Il suo giudizio si fa più acuto, la sensibilità si affina, l’umanità è più ricca. Lo scopo della cultura è questo. Se lo studio non produce questa trasformazione… non si ha un uomo, ma un povero e vacuo saccente” (U. Barbano, Le origini della scuola europea, Bulzoni, Roma,1972 pp. 83-84).
E’ la scuola che diventa il tramite necessario per l’acquisto culturale. Il maestro è necessario per introdurre nella cultura, per chiarirla, per aiutare a comprenderla, ad assimilarla e possederla. Il maestro e la scuola sono fattori di estrema importanza, difficilmente sostituibili per entrare nel gruppo umano, per partecipare proficuamente ai beni culturali, per imparare a servirsene e diventare agenti di cultura e promotori di essa.
A questo discorso sono ovviamente collegati problemi, ampiamente discussi da Barbano, relativi ai contenuti e alle modalità dell’offerta, alla autorità del maestro, ai condizionamenti, alla prevalenza dell’autonomia o della eteronomia dello scolaro, ecc.
In merito alla questione se la scuola ha qualche possibilità di influire sulla società e cambiarla, Barbano non ha alcuna esitazione nell’ammettere il suo scetticismo. Se la scuola è una istituzione eminentemente sociale, riceve i suoi ideali dalla società in cui nasce e opera e da essi le strutture e i metodi. Quindi con il mutare degli ideali deve cambiare i sistemi, gli ordinamenti e i contenuti. Ora, tra le istituzioni sociali, la scuola è una delle più restie e lente a muoversi, ad esaminare se stessa criticamente, a cambiare. Le proposte di rinnovamento raramente sono accolte subito, e di solito quando si rinnova è già in ritardo rispetto alle istanze della cultura e della vita. (cfr. Barbano, Cultura, dottrina e istituzioni nella realtà educativa, Bulzoni, Roma 1972).
Mi piace qui sottolineare come Barbano fosse un vero maestro che sapeva intelligentemente e umilmente capire gli studenti, stare dalla loro parte (la contestazione studentesca del 1968 era ancora in atto), aiutarli accuratamente nello studio personale. Le sue lezioni erano frequentate da un gran numero di studenti che affollavano sempre le grandi aule della facoltà di Magistero di Roma. Non si accontentava di assegnare agli studenti gli argomenti di studio o le tesi, ma si preoccupava di spiegare come si fa una ricerca, fornendo i dettagli e le procedure del metodo storico: informazione bibliografica preliminare, ricerca delle fonti, critica delle fonti raccolte, schedatura delle note, sintesi, esposizione.
All’università, Barbano arriva con un ricchissimo eccezionale patrimonio di esperienza educativa. L’amore per lo studio, la fede religiosa e la sua formazione culturale cristiana, la passione per l’insegnamento e il contatto con i giovani, lo condussero presto a entrare nella Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, fondata da San Giovanni Battista de la Salle. (I Fratelli delle Scuole Cristiane, pur vestendo l’abito talare, sono laici. Ugo Barbano lasciò la Congregazione alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso).
Per lunghi anni, in qualità di Frère delle Scuole cristiane, Sigismondo Ugo Barbano si occupò dei ragazzi di strada, della delinquenza minorile, di comunità giovanili, di colonie estive. In tali compiti sottolineò sempre la responsabilità educativa degli operatori, si prodigò nel consigliare, guidare, organizzare, ispezionare, correggere errori organizzativi e di assistenza educativa nei confronti dei minori (cfr. S.U. Barbano, Al di là della scuola-Problemi sociali di educazione giovanile, Avio, Roma,1953).
In un’altra opera di quegli anni, quando ancora le pubblicazioni di psicologia dell’infanzia non erano molto diffuse, indirizzò con linguaggio chiaro diretto ai genitori e agli educatori un insieme di osservazioni e di consigli “non solo per aiutarli a svolgere la loro incomparabile missione, ma anche per infondere un poco di coraggio”. Si trattava di pensieri e riflessioni dettate da una lunga esperienza, da uno studio attento della gioventù e soprattutto da un grande amore; tutto ciò per evitare, come egli scriveva, l’abdicazione degli adulti al dovere di educare i fanciulli e i giovani. (cfr. S.U. Barbano, Pedagogia minore, Padova, Presbyterium, 1954).
Qualche anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, a Barbano venne affidata la direzione del prestigioso Collegio San Giuseppe-Istituto De Merode di Piazza di Spagna a Roma. Fratel Sigismondo Ugo Barbano oltre a dimostrarsi ottimo educatore dell’Istituto, si trovò a gestire un momento terribile della guerra, quando l’esercito tedesco dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943 divenne padrone di Roma e commise violenze, atrocità ed eccidi. In quella difficile circostanza, Barbano fece valere la sua particolare dote di uomo dalle radici cristiane, rispettoso del valore della persona al di là della razza di appartenenza, dell’ideologia, di partito politico, accogliendo e nascondendo nell’Istituto giovani e fanciulli ebrei, uomini perseguitati, militari sbandati. Tra l’altro il Collegio divenne sede di comitati insurrezionali e luogo di riunione della Democrazia Cristiana, con la presenza di personaggi come Gronchi, Spataro, Scelba. In una sorta di diario personale, Barbano annotava in terza persona sinteticamente tutte le attività antinaziste del Collegio, i rapporti con la Resistenza, consapevole dei gravi rischi che correva. Tali appunti, rimasti segreti, sono stati rinvenuti dai familiari tra le carte di Barbano, poco prima di due importanti avvenimenti.
Nel primo, il 10 febbraio 2017, alla presenza delle principali autorità della Comunità ebraica di Roma, il Collegio San Giuseppe- Istituto De Merode venne riconosciuto come House of Life (le case di vita sono chiamate luoghi in cui durante la persecuzione nazista tanti rifugiati poterono trovare salvezza): così è scritto sulla targa consegnata alla direzione del Collegio in una nota a cura della Fondazione Internazionale Raoul Wallenger.
Nel secondo, il 10 maggio 2017, a Sigismondo Ugo Barbano, già direttore del Collegio San Giuseppe, viene assegnato alla memoria il titolo di Giusto tra le Nazioni con la seguente motivazione: “Accolse e nascose nell’Istituto giovani e fanciulli ebrei perseguitati dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale”.
Il titolo fu istituito dallo Yad Vashem (Centro mondiale per la Memoria dell’Olocausto) per onorare le persone che rischiarono la loro vita per salvare gli ebrei durante la Shoah, agendo disinteressatamente. Con tale riconoscimento, Barbano si pone al 672° posto tra gli italiani che hanno ricevuto da Israele il prestigioso titolo.
Parteciparono alla commovente cerimonia Rafael Erdreich, Ministro Consigliere dell’Ambasciata d’Israele a Roma, il rabbino capo Riccardo di Segni, Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, vari testimoni e i familiari (la moglie Anna e la figlia Maria Giovanna).
Vennero rievocati in particolare gli episodi tra il 26 luglio 1943 e il 5 giugno 1944, quando Sigismondo Ugo Barbano, nella sua qualità di direttore-Preside del Collegio, ospitò un plotone del 13° Reggimento Artiglieria (diede loro abiti civili, vitto e alloggio e nascose le armi) e un gran numero di ragazzi ebrei e di perseguitati politici.
Il comandante tedesco, colonnello Dollman residente a via Margutta, che aveva la possibilità di controllare il portone d’ingresso del Collegio, ordinò varie ispezioni e quando fu certo della responsabilità del Direttore-Preside, si affrettò a firmare il decreto di deportazione a carico di Sigismondo Ugo Barbano, il 27 maggio del 1944. Barbano, avvertito in tempo, sfuggì alla cattura, anche grazie ai successivi eventi che costrinsero i tedeschi a lasciare Roma.
Giunti al termine della rievocazione di tali eventi così avvincenti e drammatici della vita di Ugo Barbano, fui invitato a ricordare la sua figura di docente universitario e a delineare i tratti salienti del suo pensiero pedagogico e della sua saggezza educativa attraverso i numerosi scritti che ci ha lasciato.
Non posso esimermi dal ricordare quanto scriveva in un brillante testo: “Il dovere essere riguarda solo in parte quello che potremmo chiamare il concetto metafisico dell’uomo. Non c’è dubbio che tale concetto sia assolutamente necessario, non solo per educare gli altri, ma anche per fare se stessi, per dare un indirizzo, un valore alla propria vita… se è importantissimo conoscere dove si voglia andare, non è di minore importanza sapere come si possa farlo. Questo è strettamente connesso al fine… giacché rappresenta l’adattamento dell’individuo all’ambiente. E nessun fine, trascendente o immanente che sia, può essere raggiunto all’infuori della vita… Capire l’età in cui si vive, sì da potersi orientare nella direzione più conveniente: imprimere alle nostre azioni…il suggello della nostra volontà”. (cfr. S.U. Barbano, Il significato ideale della pedagogia contemporanea, Angelo Signorelli, Roma,1954 p.38).
Ecco chi era Ugo Barbano: un pedagogista che amava la concretezza, che fondava le sue certezze sulla fede cristiana, sulla morale, sul senso di responsabilità, sul mutamento e sulla storicità degli ideali. Non si può, infatti, dimenticare che ogni epoca rappresenta un certo assetto sociale, un certo grado di cultura e di civiltà, in rapporto al quale si deve determinare l’attività pratica degli individui.
Opere pedagogiche
- S.U.Barbano, Scoutismo, Salani, Firenze, 1949
- S.U.Barbano, Al di là della scuola- Problemi sociali di educazione giovanile, Avio, Roma,1953
- S.U.Barbano, Pedagogia minore, Presbyterium,1954
- S.U.Barbano, Il significato ideale della pedagogia contemporanea,
- Angelo Signorelli,1954
- U. Barbano, La scuola a Roma dall’età della Riforma al Settecento,
- Bulzoni, Roma,1966
- U.Barbano, La scuola in Italia dal 1870 al 1970, Bulzoni, Roma 1968-69
- U.Barbano, Cultura, dottrina, e istituzioni nella realtà educativa, Bulzoni, Roma,1972
- U.Barbano, Le origini della scuola europea, Bulzoni, Roma, 1972
- U.Barbano, Dalla scuola attiva alla crisi della pedagogia, Bulzoni, Roma,1973
- S.U.Barbano,: Pedagogia religiosa degli adolescenti, Ed.Paoline, Roma, 1961
Per la Sezione Enciclopedie
- La mia prima enciclopedia, Curcio, Roma, 1958 (tradotta anche in spagnolo)
- –Enciclopedia italiana della pedagogia e della scuola- 6 volumi, Curcio, Roma,1971 (Curatori: M.F. Sciacca e U.Barbano)
- –Repertorio enciclopedico, Ciranna, Roma, 1972
Articoli in riviste
- –Rivista lasalliana (trimestrale della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane): S.U.Barbano, Motivi ideali e formazione della scuola di San Giovanni Battista de la Salle, vari articoli del 1941
- –Rivista lasalliana: S.U. Barbano, Il collegio della tradizione lasalliana,
- vari articoli degli anni 1942 e 1943
Traduzioni
- B.Suchodolski, Pedagogia dell’essenza e pedagogia dell’esistenza, Armando, Roma,1965.
Vincenzo Fiaschitello
Nato a Scicli il 18/10/1940. Laurea in Materie Letterarie presso l’Università di Roma con il massimo dei voti (1966) e Abilitazione all’insegnamento di Filosofia e Storia nei licei classici e scientifici; pedagogia, filosofia e psicologia negli istituti magistrali (Esami di Stato D.M.10/8/1966). Docente di ruolo di Filosofia e Storia nei licei statali (Vincitore Concorso nazionale a 119 cattedre, indetto con D.M. 30/6/ 1969) e Incaricato alle esercitazioni presso la cattedra di Storia della Scuola –Facoltà di Magistero Università di Roma dall’anno accademico 1965/66 al 1973/74. Direttore didattico dal 1974 (Vincitore Concorso nazionale D.M.25/9/1970), preside e dirigente scolastico fino al 2006. Docente nei Corsi Biennali post-universitari. Membro di commissioni in concorsi indetti dal Ministero P.I.
Ha pubblicato oltre venti opere di saggistica, di poesia e di narrativa, nonché molteplici articoli di critica letteraria, di filosofia, di storia, di pedagogia e di didattica.
Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, lo ha insignito della onorificenza di Commendatore Ordine al merito della Repubblica Italiana (Decreto Pres. Rep. 2/6/1997 ).