Tradizioni, Riti e Simboli della Pasqua nel Salento
Anche quest’anno la Pasqua Salentina, come quella di tutti gli italiani sarà strettamente casalinga.
La pandemia per quanto abbia rallentato la sua feroce morsa ha comunque consigliato l’applicazione del buon senso. Tutto ciò non ci esime dal rincorrerla e ricordarla nelle sue plurimillenarie tradizioni popolari.
Tra le Tradizioni Popolari del Salento Cominciamo con la
la “serenata” della Domenica delle Palme
Le celebrazioni pasquali iniziano con la Domenica Delle Palme, giorno che simboleggia l’arrivo di Gesù a Gerusalemme. In Salento, tradizione vuole che ogni cristiano si rechi a messa con una palma da benedire. Questo ramoscello dovrà sostituire quello dell’anno precedente e dovrà essere conservato fino all’anno successivo.
Ad Alezio, in provincia di Lecce, c’è un’altra tradizione ben salda in questa giornata così importante: il canto della Serenata Tu Lazzarenu. In altri termini, il giorno prima della Domenica delle Palme, alcuni cantori girano per le strade del paese cantando la storia di Gesù e la sua Passione. La popolazione, in cambio, regala loro delle gustose uova fresche.
Preparazione dei “sabburchi”
Una tradizione tipicamente salentina è la preparazione dei “sabburchi”. Si tratta di rappresentazioni del sepolcro di Gesù allestiti per il Giovedì e Venerdì Santo. Questi vengono preparati sempre in uno degli altari laterali della chiesa. Inoltre vengono addobbati con drappi bianchi e rossi, candele e croci. In aggiunta viene usato anche il grano bianco, ottenuto forzando la sua pianta a germogliare anche in assenza di luce. Secondo la tradizione, erano le donne a doversene occupare, già settimane prima del Giovedì Santo. Usavano, infatti, conservare i germogli all’interno di grossi armadi e ampi vasi, al buio per giorni e giorni fino alla Settimana Santa.
La preparazione dei sepolcri è ancora adesso estremamente importante in Salento. Dal Giovedì Santo tutta la popolazione usa riversarsi per le strade dei paesi, per visitare i sepolcri di ogni Chiesa, allestiti sempre in modo diverso.
La comparsa della Quaremma
Il nome Quaremma deriva dal francese e significa Quaresima. Si tratta di un fantoccio con le sembianze di una donna anziana, brutta e vestita a lutto, che ancora oggi viene appesa per le vie salentine. Ella simboleggia la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, periodo di penitenza ed astinenza.
La donna regge tra le mani un fuso e una conocchia, (strumenti che servivano a filare), e ai piedi ha un’arancia nel quale sono conficcate 7 penne. Stanno a significare le settimane che precedono la Pasqua. Dopo le festività pasquali, la Quaremma viene bruciata e il suo fuoco ha il compito di purificare e rigenerare la popolazione.
Preparazione della Cuddhura
Passiamo ora ad una tradizione più… culinaria. Durante la Quaresima, in Salento, viene preparato un dolce, che non è altro che un semplice pane zuccherato: la Cuddhura. Si prepara con 500 gr di farina, 3 uova, 200 gr sia di zucchero che di olio e un po’ di ammoniaca per dolci. Può assumere diverse forme: dal cestino, al cuore, al pupazzo ed è quasi simile al Casatiello campano.
La particolarità è che viene arricchito con delle uova sode che vengono poggiate intere e con il guscio sopra l’impasto. Il tutto prima della cottura. Il dolce viene consumato il giorno di Pasqua o il Lunedì dell’Angelo.