“The diary of a dreamer. Longitudini, latitudini ed eredità delle donne”. Intervista a Dores Sacquegna.
Dal 24 febbraio all’8 marzo 2024 gli spazi della Fondazione Palmieri di Lecce saranno abitati dalla mostra d’arte contemporanea The diary of a dreamer. Longitudini, latitudini ed eredità delle donne curata da Dores Sacquegna, organizzata da Primo Piano LivinGallery e patrocinata dal Comune di Lecce.
L’intervista
Quanto è importante educare a una riflessione sull’arte come forma immersiva dei sensi?
L’arte nel suo significato più ampio tra creatività, espressione estetica, emozione, esperienza, linguaggio e messaggio rispecchia i pensieri dell’artista nell’ambito sociale, morale, culturale, etico di ogni periodo storico e luogo del mondo. Negli ultimi anni si sta assistendo a nuovi scenari di spettacolarizzazione grazie ad applicazioni immersive in grado di coinvolgere tutti e cinque i sensi tra virtual, extended e hybrid reality sia nel dell’arte visuale che in altri settori tra economia e società. Tuttavia, l’arte, portatrice di genio e senso estetico, potrà essere totalmente inclusiva, nel momento in cui la società si evolve, per poter fruire appieno sia in termini di esperienza emozionale, che di condivisione e immersione dei sensi.
Secondo te, quanta trasformazione si è innestata nel corso della Storia dell’Arte quando si parla di femminile?
La storia delle donne nell’Arte è fatta di piccoli passi, fatti con sacrificio per ottenere uguaglianza, parità, diritto di esistere e di contare. Una richiesta che per anni, è stata scambiata per femminismo integralista a causa di un mondo governato da uomini. Ci sono state artiste che hanno lottato tra lo scetticismo e la morale di epoche in cui donna-artista sembrava un ossimoro. Grazie a loro, oggi, le giovani generazioni possono cimentarsi con ogni forma d’arte e il ruolo della donna all’interno del sistema dell’Arte è cambiato.
Nel caso di questo evento espositivo dove e come si realizza l’impegno in termini di identità e femminilità?
Al di là dell’appartenenza culturale, generazionale e geografica, quello che voglio esprimere nei miei eventi è l’immaginario femminile. L’identità plurale che ciascuna donna comunica con la propria opera.
E questi elementi dove li troviamo nelle opere esposte?
Un esempio è sicuramente la dimensione mistica dell’eterno femminino dei 12 volti dell’Eros di Kohlene Hendrickson che rivela i principi radicali delle relazioni tra l’erotico e il sacro, in un viaggio verso il risveglio spirituale, luogo che racchiude in sé, il criterio ermeneutico che attraversa il nostro tempo nelle prospettive sulla sessualità di genere, sull’amore e la liberazione dell’eros. Sull’identità femminile tra sacro, profano e mito del femminismo sono presenti le opere di Christel Sobke, Ines Fugina, Bikkel Artist ed Elizabeth Sher. Sul rapporto di coppia, le opere della artista e scrittrice Pnina Granirer, la più anziana tra tutte e sopravvissuta all’olocausto della Seconda Guerra mondiale. Altre tematiche sono l’attenzione al paesaggio e alla sostenibilità ambientale con Dawn Daisley e Dena Haden, la cultura massmediale con Margherita Levo Rosenberg, le memorie perdute con Nancy Barwell, i viaggi immaginifici tra presenza e assenza con Eva Breitfuss, Sara McKenzie, Alexandra De Pihno.
Come si è generato questo processo di autocoscienza dell’identità femminile, fulcro della mostra?
Il mutamento compiuto dalla ricerca estetica contemporanea è diventato nel tempo, occasione d’incontro-confronto con il pensiero della differenza e della soggettività identitaria. In questa mostra ci sono artiste che provengono da settori non solo artistici: Nancy Barwell come Margherita Levo Rosenberg, provengono da studi di medicina e psicoanalisi, Ines Fugina Malnar, è anche maestro Reiki, Sara McKenzie dalla biotecnologia, Verena Schwarz da studi sull’educazione interculturale, Clotilde Verries dalla cinematografia. Per concludere, quello che a me interessa, non è solo il prodotto esposto, ma la persona dietro l’opera, creando eventi di condivisione e incontri creativi tra individualità, nel sentimento di accettazione dell’alterità e del pensiero di ciascuna di esse.