Tavola rotonda sull’attualità della Costituzione 75 anni dopo. Lavoro, Economia e ruolo del CNEL
di Michele Marino
Com’è ben noto, il legislatore costituente dedicò grandi e molte energie, culturali, professionali ed esperienziali al dibattito, allo studio e alla formulazione dei quattro commi che compongono l’art. 39. In essi viene affermato – direi perentoriamente – il principio dell’assoluta libertà dell’organizzazione sindacale (per cui si batteva già da decenni il sindacalista “mondiale” Giuseppe Di Vittorio), la qual cosa è facilmente comprensibile succedesse a seguito del lungo periodo del regime con l’imposizione del corporativismo.
L’importanza dell’attività sindacale nel nostro ordinamento, tanto nel settore pubblico quanto nel privato, è fuori discussione in questo 75.mo anniversario della Costituzione repubblicana. Ma non lo è altrettanto nei fatti, in larghi strati dell’opinione pubblica e specialmente tra i giovani che, per lo più, sono insensibili al richiamo o indifferenti ad un impegno all’interno di organizzazioni sindacali; magari propendono per il sindacato autonomo o “di base”, oppure si costituiscono in comitati di protesta estemporanei e transitori per obiettivi precisi (v. “pantera rosa” di alcuni anni or sono) . E già nella mia esperienza di fondatore del sindacato di categoria dei dirigenti e funzionari della Presidenza del Consiglio, dagli anni ’90 in poi, avevo potuto constatare questo atteggiamento critico e di distacco dal sindacato “confederale”.
Si può quindi affermare tranquillamente che alla crisi del partito politico, appunto come organo di intermediazione del cittadino con l’apparato statale secondo il dettato costituzionale dell’at. 40, fa da pendant quella del sindacato come soggetto di rappresentanza e di pressione degli interessi dei lavoratori, espressione di quei valori costituzionali, fondamentali e insopprimibili che afferiscono alla dignità umana, alla salute e alla sicurezza in ogni ambiente di lavoro (omissis, le immani, interminabili tragedie che avvengono quotidianamente!), al trattamento economico necessario per una vita decorosa, da cui il dibattito recente in tema di “salario minimo” da comparare anche a quello medio nei Paesi dell’U. E.
Non va escluso, peraltro, il fatto che negli ultimi decenni si sono verificati non pochi fenomeni, a dir poco imbarazzanti, come gli scandali degli stipendi e gettoni vari da sceicchi, dei cumuli pensionistici senza aver versato i doverosi contributi previdenziali; per non dire degli enormi patrimoni accumulati senza alcun controllo pubblico, né un minimo di trasparenza!
Nonostante tutto ciò, anzi proprio alla luce di una situazione alquanto critica ed oggettivamente condannabile con particolare riguardo all’onestà intellettuale ed alla passione civica con cui i padri costituenti ne decretarono i valori democratici, alti e nobili, abbiamo ideato e promosso in piena condivisione con il prof. Giulio Prosperetti ed in concomitanza con la recentissima nomina del prof. Renato Brunetta alla presidenza del CNEL la Tavola rotonda “Attualità della Costituzione. Lavoro, Economia e Ruolo del CNEL” che si terrà presso la Sala Marco Biagi (ex “parlamentino”), lunedì prossimo ante meridiem (programma qui di seguito). E’ d’uopo sottolineare entrambe le circostanze come premesse oggettivamente imprescindibili del dibattito che sarà svolto dagli illustri partecipanti che, con ogni probabilità, non potranno esimersi dal rievocare il rilievo considerevole ed il valore alto che i Padri costituenti – in primis i deputati Calamandrei, Di Vittorio e Fanfani – vollero conferire sia alle norme di garanzia della libertà sindacale di cui all’art. 39, sia al susseguente art. 99 Cost., introduttivo del Consiglio dell’Economia e del Lavoro.
Dal combinato disposto costituzionale si evince che il CNEL possiede il rango di rilievo costituzionale, quale “organo ausiliario “ all’interno del nostro sistema democratico-parlamentare; anzi, è indicato come il primo tra gli organi ausiliari del Governo, ex Sezione III del Titolo III. Ma é fuor di dubbio che il mancato riconoscimento della necessaria autonomia abbia danneggiato la stessa “esistenza istituzionale” e perciò la sua funzionalità, che è doveroso rilanciare, invocando una più adeguata attuazione dell’articolo 99, cioè svincolando il CNEL da quel rapporto stretto di dipendenza finanziaria ed amministrativa dal potere politico che ne rallenta l’operatività e contiene lo spazio di azione ed iniziativa.
Il tentativo di soppressione, maldestro e fallimentare, esercitato dal Governo Renzi, ha ovviamente condizionato in modo negativo l’attività dell’Ente fino al termine di quella legislatura. Tuttavia, la gestione condotta da Tiziano Treu è stata in grado di superare la crisi dell’apparato, fornendo una serie considerevole di pareri, relazioni ed in particolar modo un “atto di iniziativa legislativa”, approvato in sede assembleare nella seduta del 26 maggio 2021, concernente “Modifiche alla legge 30 dicembre 1986, n. 936”. Progetto di legge che consta di quattro articoli, brevi ma incisivi in relazione sia al profilo ordinamentale e regolamentare e sia all’autonomia gestionale e finanziaria. Viene, altresì, disciplinato l’obbligo di redigere “una relazione annuale al Parlamento e al Governo sull’attività svolta in attuazione del programma …, integrata con valutazioni di impatto sociale e sulla regolazione nelle materie di propria competenza.”
Siffatta, auspicata autoriforma potrebbe significare, inoltre, quel necessitato adeguamento e potenziamento del CNEL, come organismo neutrale e obiettivo alla pari o analogamente a quanto successo per l’Ufficio parlamentare di bilancio, che lo renda efficiente e – appunto – autorevole persino a livello comunitario, con particolare attenzione ai rapporti istituzionali con il Comitato di politica economica.
Quale paradigma si profila per il ruolo del CNEL nel III millennio?
Di tale quesito, del quale dibatteremo ed a cui cercheremo di dare una qualche risposta, plausibile e condivisibile, o quanto meno indicare delle linee direttrici di pensiero razionale e positivo, è – per l’appunto : quale ruolo spetta, sia istituzionalmente, sia utilitaristicamente, al C. N. E. L. nella prospettiva di una nazione, come l’Italia, che occupa una posizione di tutto rispetto nel consesso europeo ed internazionale, tenuto conto del rapido, irrefrenabile processo di evoluzione e continuo cambiamento cui stiamo assistendo.
Michele Marino – Centro studi “Tina Anselmi”