Syd Barrett oltre i Pink Floyd. Storia di un artista totale.
Syd Barrett (Cambridge, 1946 – 2006), fondatore dei Pink Floyd e innovatore della musica psichedelica, è ricordato come una delle figure più enigmatiche e creative della generazione degli anni Sessanta. Sebbene il contributo musicale sia universalmente celebrato, la produzione artistica visiva rappresenta un capitolo meno conosciuto ma altrettanto significativo della carriera di questo artista poliedrico.
L’arte per Barrett non fu solo un mezzo di espressione, ma anche una forma di rifugio personale, un modo per esplorare il proprio mondo interiore senza le pressioni della notorietà, che lo vedeva solo come un personaggio in preda ai trip psicotropi. La sua estetica, che riflette una propensione all’audace sperimentazione, era fortemente influenzata dalla formazione presso il Camberwell College of Arts e da un immaginario alimentato da influenze letterarie e artistiche.
Tra queste spicca Il vento nei salici (The Wind in the Willows) (1908) di Kenneth Grahame (Edimburgo, 1859 – Pangbourne, 1932), un libro che amava profondamente. Il titolo stesso del primo album dei Pink Floyd, The Piper at the Gates of Dawn (1967), è un chiaro omaggio all’opera di Grahame.
“-Ora si scosta e io lo perdo,- deplorò d’un tratto. -Oh, Talpa! Come è bello! Il cicalare giocondo, il tenue, netto, felice richiamo del flauto lontano! Io non ho sognato mai simile musica, e il richiamo in essa è anche più forte di quanto sia dolce la musica! Rema, Talpa, Rema! Ch’è la musica e il richiamo devono essere per noi.-”
Queste parole sembrano incarnare l’attrazione irresistibile di Barrett verso un mondo fatto di suoni e immagini, dove il richiamo della creazione artistica era tanto forte quanto la dolcezza stessa dell’arte. Questo senso di ricerca e meraviglia permea tanto la sua musica quanto la sua pittura.
Contributo visivo ai testi dei Pink Floyd
Parallelamente alla sua produzione musicale, Barrett portò la sua vena creativa anche nella parte visiva della band, contribuendo come illustratore di alcuni dei testi più iconici dei Pink Floyd. Nei primi anni di attività del gruppo, Barrett fu il principale artefice non solo delle composizioni musicali, ma anche dell’estetica visiva che accompagnava il loro lavoro.
Un esempio significativo è la sua influenza su alcune idee grafiche per i testi di The Piper at the Gates of Dawn (1967), il primo album della band. Barrett immaginò composizioni visive che riflettessero il carattere psichedelico e surreale dei brani, come Astronomy Domine e Bike. Disegni e scarabocchi creati durante le sessioni di composizione venivano spesso incorporati nei materiali promozionali o usati come ispirazione per i design successivi.
In particolare, i suoi schizzi hanno ispirato le linee grafiche di alcune edizioni promozionali e rappresentano una fusione unica tra la sua mente musicale e la sua formazione artistica. Anche se molte delle sue idee visive non vennero formalmente attribuite, la sua impronta è evidente nella primissima estetica dei Pink Floyd, caratterizzata da simboli cosmici, colori vividi e forme astratte che evocavano l’immaginario psichedelico.
Purtroppo, come sappiamo, Barrett abbandonò la band molto presto e dopo una breve carriera da solista, si ritirò definitivamente dalla scena musicale nel 1972. Lontano dai riflettori, nella sua città città natale di Cambridge, trovò nella creazione artistica una forma di introspezione e un modo per riconnettersi con se stesso. Questo periodo segna un distacco definitivo dalle logiche della notorietà e una scelta deliberata di concentrare la sua energia sull’arte come attività privata, piuttosto che come mezzo per raggiungere il pubblico.
La formazione artistica: Camberwell College of Arts
Ma facciamo un passo indietro. Torniamo alla formazione di Barrett. Egli frequentò il Camberwell College of Arts di Londra negli anni Sessanta, dove si immerse in un ambiente artistico vivace, influenzato da movimenti come il Modernismo, il Surrealismo e la nascente Pop Art. Qui, Syd affinò le sue capacità tecniche, studiando materiali e tecniche tradizionali, tra cui l’uso dell’olio e del disegno a carboncino. Tuttavia, il suo approccio non seguì mai rigidamente le linee accademiche. Fin da subito, Barrett si dimostrò un artista incline alla sperimentazione, mescolando elementi figurativi e astratti.
Il linguaggio stilistico di Syd Barrett
Analizzando le opere di Barrett (da quelle pittoriche a quelle polimateriche), esse riflettono una personalità complessa e un desiderio costante di esplorazione artistica. Tra i temi e le caratteristiche principali del suo lavoro si possono individuare tali peculiarità:
1. UN USO AUDACE DEL COLORE. Le tonalità vivaci e gli accostamenti inusuali erano protagonisti indiscussi, tanto da ricordare il dinamismo visivo tipica di Henri Matisse e Paul Klee. Ne è esempio Astratto rosso e verde (1971) i quali mostrano un contrasto netto tra colori caldi e freddi. Il colore, per Barrett, non era semplicemente decorativo, ma diventava il mezzo primario per esprimere emozioni e stati d’animo.
2. ATRAZIONE E SIMBOLISMO. Molti dei suoi dipinti tendono verso l’astrazione, utilizzando forme geometriche o fluide per suggerire un senso di movimento o introspezione. In opere come Linoleografia in terracotta (1964), le forme circolari sembrano evocare un ciclo continuo, forse una metafora della sua stessa ricerca interiore.
3. LA SPERIMENTAZIONE MATERICA. Barrett lavorava con una varietà di materiali, dall’olio ai pastelli, spesso stratificando colori e texture. Questo approccio sperimentale lo avvicina a pratiche simili all’Espressionismo astratto, ma con una sensibilità personale che lo distingue dai movimenti canonici.
Syd Barrett e l’Art Brut: una connessione interpretativa
Il lavoro pittorico di Syd Barrett è stato spesso associato, soprattutto in contesti postumi, al movimento dell’Art Brut, un termine coniato dall’artista Jean Dubuffet per descrivere opere create da outsider, autodidatti o individui che lavorano al di fuori delle convenzioni accademiche. Questa associazione non è mai stata formalizzata né rivendicata da Barrett, ma alcuni elementi della sua produzione artistica mostrano affinità con l’estetica dell’Art Brut. Dopo il suo ritiro dalla musica, Barrett dipinse in totale isolamento, rifiutando esposizioni pubbliche e il sistema dell’arte istituzionale. Inoltre, la sua abitudine di distruggere o ridipingere le opere una volta completate riflette un approccio effimero alla creazione, in cui il valore risiedeva nel processo piuttosto che nel prodotto finale.
Tuttavia, nonostante queste somiglianze, non possiamo considerare Barrett un artista di Art Brut in senso stretto. La sua formazione al Camberwell College of Arts e la consapevolezza culturale che permeava il suo lavoro lo distinguono dagli outsider canonici del movimento.
Eredità artistica
Syd, come artista visivo, rappresenta un capitolo essenziale per comprendere la complessità del suo genio. La sua pittura, come la sua musica, era profondamente personale e non convenzionale, riflettendo una mente in costante ricerca. Attraverso l’uso audace del colore, la sperimentazione materica e la tendenza a privilegiare il processo creativo, Barrett si pone come un esempio unico di artista che ha scelto di vivere l’arte come esperienza piuttosto che come prodotto. Dopotutto, Barrett non ha mai dipinto per essere ricordato. E proprio in questo sta il valore della sua opera: è una celebrazione dell’atto creativo nella sua forma più pura. Attraverso l’arte, Barrett ha trovato un modo per riconciliarsi con se stesso, lasciando un’eredità che continua a ispirare per la sua autenticità e libertà.
Antonella Buttazzo