Storia dello sterminio dei Kulaki di Francesco Abate
Nella Russia zarista e poi comunista, erano chiamati kulaki i contadini benestanti che possedevano piccoli appezzamenti di terra ed avevano altri contadini alle loro dipendenze.
Il regime sovietico puntava all’abolizione della proprietà privata, quindi i kulaki rappresentavano un ostacolo da superare, eppure Lenin nel 1921 con la NEP (Nuova Politica Economica) confermò loro quella libertà economica e quei diritti che gli erano stati concessi molti anni prima dallo zar al fine di modernizzare l’agricoltura.
La situazione per i kulaki peggiorò drasticamente con l’avvento di Stalin. La crisi agricola del 1927 portò il nuovo leader sovietico a ripristinare le requisizioni delle eccedenze, provvedimento che colpì tutti i contadini ed in particolar modo proprio i kulaki. Stalin aveva inoltre in programma di forzare l’industrializzazione del paese e di collettivizzare l’agricoltura, per questo procedette alla formazione dei colchos (fattorie collettive) e dei sovchoz (fattorie statali) ed obbligò tutti i contadini ad entrarvi. Il provvedimento di collettivizzazione andava a colpire duramente i kulaki, che di colpo si videro privati di tutta la libertà concessagli dallo zar e dalla NEP di Lenin, tanto che molti si opposero anche arrivando a sgozzare il proprio bestiame o a compiere atti di terrorismo. La reazione di Stalin fu spietata, furono definiti kulaki tutti i contadini che si opponevano alla collettivizzazione e tra il 1930 e il 1933 furono arrestati e deportati in Siberia e nelle fredde tundre russe. Le cifre della deportazione e dello sterminio oggi sono oggetto di dibattito, le stime ufficiali parlano di tre milioni di morti, ma c’è chi ne conta quindici. Molti dei contadini deportati erano analfabeti, non scrivevano perciò memorie e di certo la Russia non si è mai preoccupata di portare una contabilità precisa della strage (anzi, per decenni l’ha nascosta, favorita dall’indifferenza dell’opinione pubblica mondiale), per questo è estremamente difficile avere un dato certo sulla mole di morti.
Lo svuotamento e l’abbandono delle campagne causati dalle politiche di Stalin portarono inoltre ad una carestia che da sola causò altri sei milioni di morti.
Francesco Abate