Sterpaglie di nostalgia, prose e poesie di Vittorio Buccarello
recensione di Paolo Rausa
Con Vittorio Buccarello di solito ci incontriamo nel Salento tra una presentazione di libri e l’altra. Lo abbiamo fatto per due volte. Segno di interesse reciproco per la scrittura e per la presentazione da parte mia delle opere copiose che gli illustri scrittori salentini sfoderano da un capo all’altro della penisola. Siamo nel Basso Salento cosiddetto, molto vicini al Capo di Santa Maria di Leuca. De finibus terrae, dove i salentini dopo morti ritornano con il cappello in testa confida Bodini in una lirica famosa.
L’anno scorso, in una sera di marzo a Salve. Ero andato lì a presentare il libro “Salento a due voci” di Carmen Mancarella e Rosanna Precchia. Vittorio Buccarello che era lì giunto con due altri amici di tradizione contadina e amanti anche loro della scrittura mi aveva pregato di leggere il suo romanzo “Camminando sulle foglie” ed eventualmente di recensirlo. Cosa che feci qualche mese dopo. Invece quest’anno, a luglio, ci siamo incontrati a Corsano. Ero lì per presentare il libro di Luigi Cazzato “Il giorno prima. Pandemia e politica in poesia”. Vittorio mi raggiunse anche qui con un nuovo volume dal titolo evocativo “Sterpaglie di nostalgia”. Lo presi come un dono.
Ogni libro è frutto dell’impegno dell’autore e nelle sue pagine ripone ogni sorta di sentimento, emozione, desiderio, nostalgia. Capisco benissimo Vittorio Buccarello e ora sono qui dopo averlo letto a riferire, come mi chiese lui. Il libro è diviso per così dire in tre capitoli: Il Salento tra passato e presente, Il Salento del mio paese e Il Salento della mia vita. Si capisce subito che il cuore del libro è il Salento in queste tre ramificazioni. Vittorio batte e ribatte sui ricordi della fanciullezza, su un mondo perduto ormai definitivamente, di cui resta traccia nei suoi ricordi. Egli guarda con rimpianto e con nostalgia a quella vita semplice nel rapporto con la campagna, gli animali, un mondo faticoso difficile semplificato eppure amoroso. E’ passato più di mezzo secolo dagli anni della sua gioventù ma là dove c’erano estensioni di uliveti a perdita d’occhio ora non restano che sterpaglie, contorte, quasi un deserto, non solo fisico ma anche metaforico. Là dove le campagne pullulavano di persone e famiglie che vivevano della vita nei campi ora c’è il silenzio interrotto dal cicaleccio delle cicale. E’ la fine di un mondo colorato che pure ha conosciuto gli stenti e le fatiche inenarrabili, le fughe anche, quando si sono aperte le vie dell’emigrazione in Europa.
Che fine fanno tutti i nostri sforzi, i nostri sacrifici per mandare i figli a scuola, all’università se poi restano disoccupati oppure diventano nuovi emigranti con il titolo di studio in tasca? Si chiede amaro Vittorio. I suoi scritti in poesia e in prosa, in italiano e in dialetto salentino del Basso Salento, sono la testimonianza di questo sfaldamento senza remissione perché anche la politica locale, che si fa viva ogni 5 anni, quando si rinnovano i consigli comunali, fa cilecca. Dottori e professionisti vari, dopo che hanno varcato il portone del Comune, hanno dimenticato le promesse preelettorali fatte e allora non resta che rivolgersi a San Michele Arcangelo e ai santi Medici Cosma e Damiano perché intercedano e con i loro voti preservino le persone e il territorio da questa miserevole fine preannunciata. Riusciranno i protagonisti a invertire la tendenza e riportare speranze in un mondo dove restano sterpaglie di nostalgia? Se lo augura Vittorio Buccarello. Intanto guarda verso i campi e il mare e rivede i sogni di una volta, quando era bambino, e spera che si possano ancora avverare. Pubblicato da Youcanprint, Lecce, 2024, pp. 170, € 15,00.
Poggiardo, 08/08/2023
Paolo Rausa