Stelle della lirica di grande longevità. Capitolo 1: MAGDA OLIVERO
di Emilio Spedicato
Da oggi, la nostra rivista ospiterà alcuni capitoli del primo dei libri sul mondo della lirica scritti dal prof. Emilio Spedicato.
STELLE DELLA LIRICA DI GRANDE LONGEVITÀ
In questa sezione presentiamo otto stelle della lirica caratterizzate da una grande longevità. Vi appaiono in primis Magda Olivero, che nell’anno in cui esce questo libro compie 102 anni (Nota della Redazione: Magda Olivero è morta a Milano il giorno 8 settembre 2014, ovviamente il libro di Spedicato è antecedente a questa data); Licia Albanese la cui età la rende pare il decano delle stelle della lirica viventi (nota della Redazione: anche lei scomparsa a New York, il 15 agosto 2014), e sei altri artisti, fra cui solo due uomini, Toscanini e Prandelli, a conferma del fatto ben noto che le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini. Degli otto longevi qui presentati, ho potuto contattarne personalmente quattro, ovvero la Olivero, la Albanese, la Gandolfo e Prandelli. Di questi sono in vita la Olivero e la Albanese, cui auguro di raggiungere almeno l’età biblica dei giusti, ovvero 120 anni.
OLIVERO MAGDA
Magda, non sei una cantante, sei la Signora della Lirica
Un 25 marzo del 1910, lo stesso giorno in cui nacque Toscanini, ma 43 anni dopo, nasceva a Saluzzo un’altra gloria della musica italiana, Maria Maddalena, detta Magda, Olivero, di età 101 anni al momento in cui scrivo. Magda è lucidissima, ha ottima memoria, partecipa a varie iniziative musicali; ha ottimo udito, passa quindi ore ad ascoltare musica; ma da qualche tempo i suoi occhi, sofferenti da alcuni anni per una sbagliata operazione, hanno perso la loro funzione, e vive nell’oscurità. Credo che gli ultimi libri che abbia letto siano due che le ho regalato, uno di Renzo Allegri su Lucia Valentini Terrani (donne come lei non ce ne sono più, commentò) ed una vita di Bellini di Arnaldo Fraccaroli, nello stile sentimentale di altri tempi.
Magda è nata in una famiglia di buon livello sociale e culturale (e di tradizionale religiosità alla quale è sempre stata fedele). Questa è una differenza con molti altri cantanti le cui radici sono nel mondo operaio (Caruso) o contadino, dove il cantare era elemento importante della vita quotidiana. Nel libro Viaggio in Italia Goethe scrive che dappertutto in Italia la gente cantava….una abitudine ormai virtualmente scomparsa, e possiamo prevedere che anche le mamme non canteranno più ninne nanne e canzoncine ai loro bambini.
Avviata ad una carriera musicale (ma anche desiderava divenire attrice teatrale, Sarah Ferrati era il suo ideale) scelse la strada del canto. Presentatasi a due audizioni presso l’ EIAR di Torino, fu giudicata incapace come cantante; ma alla seconda audizione ebbe il parere favorevole del maestro Luigi Gerussi, erede della grande tradizione di tecnica di canto di Cotogni, che si impegnò ad occuparsi della sua educazione vocale. Sotto la sua guida, poi sotto quella di Luigi Ricci, e grazie ad un impegno enorme e sofferto, Magda eliminò gli errori nella respirazione dovuti ai precedenti maestri e sviluppò straordinarie capacità tecniche. Poteva raggiungere il sol sopracuto (la Callas, stando a Stinchelli, arrivava al fa; la Pagliughi al sol diesis sopracuto; le cantanti pigmee arrivano all’ ottava ancora superiore, quella dove nelle prime note arrivava Lucrezia Agujari la Bastardina!). Poteva con un solo fiato eseguire due vocalizzi ed oltre (lasciando incredulo un Lauri Volpi; ma è una performance cui arriva anche il tenore Angelo Loforese). Generalmente poteva eseguire un’opera senza affaticare l’ organo vocale, ma solo con fatica mentale e psicologica, dovuta all’ assoluta identificazione che otteneva con i personaggi affidati alla sua voce. Una volta, avendo lei cantato in una settimana quattro volte, l’otorino cui si rivolgevano i cantanti della Scala le chiese di poter esaminare le sue corde vocali, per valutarne il grado di affaticamento; e fu stupefatto nel notare che non c’era alcuna traccia che avesse cantato! E’ grazie a questa straordinaria tecnica che poté cantare sulle scene per cinquanta anni, e avrebbe ancora continuato se non fosse morto il marito. E sue registrazioni esistono anche degli anni 1993 e 1999 (a 89 anni!). Ancora nel 2006, come avvenuto nei trenta anni precedenti, ha cantato nella chiesa di Solda in Alto Adige: una voce quindi per quattro generazioni, e non per solo tre, come si intitola la sua biografia scritta da Quattrocchi. Quando la Callas rientrò sulle scene in compagnia di Di Stefano, dopo l’assenza negli anni in cui stava con Onassis, verificò che la sua voce non era più quella di una volta. Allora disse solo la Olivero potrebbe aiutarmi ….ma è troppo tardi.
Magda debuttò nel 1932, cantò nel Carro di Tespi organizzato da Achille Starace, segretario del partito fascista ed appassionato di lirica (nonché di soprani e mezzosoprani dall’ aspetto attraente) e fu presto chiamata ai grandi teatri. Dopo un inizio dedicato agli autori del primo Ottocento, si spostò sul verismo, ottenendo immenso successo con la Traviata al Regio di Parma e con l’ Adriana Lecouvreur di Cilea. Un episodio va ricordato: dopo una Adriana, quando il suo camerino si era svuotato, notò in un angolo una signora che piangeva. Questa le si avvicinò, la abbracciò, e le disse: finora, Adriana sono stata io, ora sei tu. Era Giuseppina Cobelli, grande soprano degli anni venti, che di lì a poco avrebbe lasciato le scene, causa la perdita dell’udito. Ritiratasi a gestire una pensioncina sul lago di Garda, morì poco dopo la fine della guerra, e solo recentemente sono stati ritrovati documenti che la riguardano, e che hanno portato il prof Maurizio Righetti a scrivere la sua biografia, La donna del lago.
Il primo ottobre 1940, a guerra iniziata, Magda cantò di Puccini Suor Angelica nel ruolo di Suor Angelica al Donizetti di Bergamo. L’ ultimo debutto prima del ritiro nel 1941 fu, a guerra già avviata, Giulietta e Romeo di Zandonai, al Teatro Reale dell’ Opera di Roma, il 22 marzo. Il ritiro avvenne dopo il matrimonio, ritenendo Magda i doveri familiari prevalenti sulla carriera, e anche per problemi legati allo scoppio della guerra.
Nel 1946 Toscanini, che la conosceva via radio e l’ apprezzava molto, l’avrebbe voluta come il soprano alla riapertura della Scala, ma nessuno si curò di contattarla. Si fece allora un’audizione dove vinse la Tebaldi, che commosse Toscanini con le due famose arie del terzo atto dell’ Otello. Nel 1951 Magda, che sapeva di non potere avere figli, decise il rientro, caso forse unico nella storia della lirica dopo una assenza di dieci anni, per l’invito di Cilea che voleva ancora una volta sentire la sua Adriana eseguita da lei esattamente come lui la voleva. Fu in questa occasione che Serafin le disse lei è sempre il numero uno. Da allora per una trentina di anni Magda fu presente in tantissimi teatri in Italia e all’estero, cantando una ottantina di opere del centinaio circa da lei studiate.
Con il rientro sulle scene nel 1951, e negli anni successivi, ci furono numerosi altri debutti, significativi di una inusuale capacità di rinnovarsi e anche di un inusuale apprezzamento di compositori moderni, fra cui alcuni le cui opere ponevano problemi tecnici di grande difficoltà. 48 sono stati i debutti sino al ritiro del 1941, e 26 i successivi, l’ultimo il 23 febbraio 1977, al San Carlo di Napoli, dell’opera La visita della vecchia signora, di von Einem.
Il primo debutto del dopoguerra avvenne il 21 giugno 1951, al Teatro Goldoni di Livorno, con la Iris di Mascagni. Le opere di Puccini che non aveva prima cantato divennero presto parte del suo repertorio. Cantò Il Tabarro a Lisbona, Teatro de san Carlos, il 27 marzo 1956; La fanciulla del West, al Teatro dell’ Opera di Roma il 30 marzo 1957 (Gian Giacomo Guelfi mi ha detto che le insegnò a giocare a carte in quell’ occasione; vero, mi ha confermato Magda, ma questo riguardava solo il giocare sul palcoscenico!) e il 31 ottobre di quell’anno la Tosca alla RAI di Milano.
Prima opera al debutto in America fu la Medea di Cherubini, il 4 novembre 1967, allo State Fair Music Hall di Dallas, dove con lei cantò Adriana Maliponte. A Bergamo al Teatro Donizetti, debutto con la Wally, 11 ottobre 1972, a 62 anni.
Molte delle 74 opere da lei cantate ebbero numerose repliche. Ispezionando i dati riportati in Quattrocchi otteniamo, salvo errori, che cantò 49 Adriane, 62 Traviate, 32 Tosche, queste concentrate nella seconda parte della sua carriera e molto presenti nei concerti in USA, tenuti, con immenso successo, non più in verde età.
Dalla biografia di Quattrocchi, ricca di dati sulla attività operistica di Magda, possiamo dare un elenco più ampio, anche se non completo (limitato invero ai nomi da me conosciuti), degli artisti che hanno cantato con lei sulla scena o in concerti.
Cominciando dai mezzosoprani e soprani, ricordiamo, a cominciare dalla prima volta in cui furono insieme: Giulia Tess, Iris Adami Corradetti, Ebe Ticozzi, Iva Pacetti, Franca Somigli, Gina Cigna, Ebe Stignani, Maria Caniglia, Sara Scuderi, Gianna Pederzini, Augusta Oltrabella, Eva Turner, Giuseppina Cobelli, Elvira Casazza, Elena Nicolai, Cloe Elmo, Toti dal Monte, Giulietta Simionato, Margherita Carosio, Lina Bruna Rasa, Rosanna Carteri, Anna de Cavalieri, Gertrud Grob Prandl, Alda Noni, Anna di Stasio, Miriam Pirazzini, Marcella Pobbe, Antonietta Stella, Fedora Barbieri, Eugenia Ratti, Elisabetta Barbato, Gigliola Frazzoni, Rita Orlandi Malaspina, Graziella Sciutti, Adriana Maliponte, Grace Bumbry, Mariella Devia, Ileana Cotrubas, Maria Chiara, Katia Ricciarelli, Gianna Galli, Leyla Gencer, Victoria de los Angeles, Maria Parazzini.
Passando ai bassi, baritoni e tenori abbiamo: Carlo Tagliabue, Carlo Galeffi, Tancredi Pasero, Antonio Voyer, Aureliano Pertile, Giuseppe Danise, Mariano Stabile, Mario Basiola, Giulio Neri, Giuseppe Taddei, Afro Poli, Beniamino Gigli, Alessandro Ziliani, Tito Gobbi, Tito Schipa, Galliano Masini, Ferruccio Tagliavini, Gino Bechi, Francesco Albanese, Francesco Merli, Rolando Panerai, Giuseppe Campora, Giuseppe di Stefano, Cesare Valletti, Giacinto Prandelli, Gianni Raimondi, Anselmo Colzani, Fernando Corena, Pier Miranda Ferraro, Angelo Loforese, Carlo Bergonzi, Giuseppe Campora, Italo Tajo, Ettore Bastianini, Boris Christoff, Gianni Poggi, Giulio Fioravanti, Danilo Cestari, Paolo Silveri, Giacomo Lauri Volpi, Alfredo Kraus, Ivo Vinco, Gian Giacomo Guelfi, Eugenio Fernandi, Franco Corelli, Cesare Siepi, Renato Cioni, Gastone Limarilli, Piero Cappuccilli, Renato Capecchi, Nicola Rossi Lemeni, Jerome Hines, Mario del Monaco, Flaviano Labò, Ramon Vinay, Mirto Picchi, Sesto Bruscantini, Nicola Zaccaria, Aldo Protti, Enzo Dara, Giuseppe Giacomini, Placido Domingo, Richard Tucker, Gianfranco Cecchele, Luciano Pavarotti.
Quindi, salvo errore e nel limite della scelta del tutto personale dei cantanti citati, 67 cantanti uomini e 44 donne, come da attendersi essendo lei un soprano. Circa 110 nomi fra cui gran parte dei grandi e grandissimi del Novecento. La maggior parte dei nominati sono ora nel mondo dei più. D’ altronde non è facile tenere dietro ad una cantante cui chi scrive augura di vivere ben oltre i 101 anni della Cigna, anzi di raggiungere i 120 anni riservati ai giusti (motivo per cui ai suoi compleanni regalo tante rose rosse quanti anni mancano ai 120, con l’aggiunta di una rosa bianca per jolly…). Sarebbe interessante contattare coloro fra questi, e gli altri da me non citati, che sono ancora in vita, e tutti invero di età minore di quella di Magda, per averne un ricordo di Magda come cantante e come donna.
Un’ analisi della tecnica di canto della Olivero e del suo modo di impersonare le eroine delle varie opere costituisce un affascinante compito che va tuttavia al di là delle mie competenze. Più volte Magda, negli incontri avuti, mi ha dato informazioni sul modo corretto di respirare, senza produrre in particolare affaticamento, ma non sono in grado di ripetere quanto da lei sentito, nella linea dell’ insegnamento di Cotogni, portato avanti in Italia da alcuni insegnanti, come il soprano argentino Rosa Rodriguez che insegna a Roma. Non ho mai avuto la fortuna di sentire Magda cantare passaggi a piena voce, come mi risulta faccia, o abbia fatto sino a pochissimo tempo fa, con i suoi allievi (sia donne che uomini, come il tenore Danilo Formaggia). Ricordo solo come aneddoto che a una allieva che dichiarava impossibile cantare una frase come lei diceva, le fece sentire che lei riusciva a farlo, e la risposta fu: si, ma lei è Magda Olivero. Tuttavia quando Magda inizia con me un discorso, sempre con perfetta organizzazione del pensiero, ogni tanto, trascinata da temi che riguardino la vocalità, le sfuggono delle frasi cantate, in un meraviglioso pianissimo, che ricorda quello che era una delle meraviglie della sua tecnica di canto. Quale emozione sentirla in quei brevi momenti, specie per chi non l’ ha sentita dal vivo.
Sappiamo che Magda ha amato certo tutte le opere che ha cantato, dal barocco Monteverdi ad autori moderni, ma che particolarmente ha amato il verismo, e in questo, a parte il ruolo speciale che ha avuto per lei la Adriana di Cilea, dove la Cobelli la definì il suo successore, stanno ovviamente le opere di Puccini.
Puccini è morto nel novembre 1924, a Bruxelles, dopo che una operazione per il suo tumore alla gola non ebbe successo. Nell’ agosto aveva ricevuto Rosa Ponselle, ormai lui con i segni evidenti della malattia, nella sua casa di Viareggio. Qui Rosa cantò, due volte su richiesta, Vissi d’ arte, affascinandolo con la sua voce.
Allora Magda era una ragazza di 14 anni, che in una foto fatta in riva al mare proprio in quell’ anno appare sviluppata come una diciottenne, e con una espressione pensierosa, su uno sfondo nuvoloso. Allora era agli inizi dei suoi studi di pianoforte e di canto e non aveva ancora incontrato il maestro Luigi Gerussi, che la indirizzò verso la tecnica corretta ed al quale si sente indebitata per sempre. Chi scrive non sa se allora conoscesse la musica di Puccini, frequentasse già il teatro o ascoltasse i dischi che già circolavano per gli amanti della musica, lanciati dalle registrazioni della fenomenale voce di Caruso. Iniziando come soprano di coloratura e poi spostandosi al ruolo lirico, anche a seguito di un certo “scherzo” fattole da Tullio Serafin, di cui aveva ignorato le avances (ma che sempre stimò e ringraziò per le importanti indicazioni avute), si avvicinò a Puccini.
Verso Puccini Magda ha avuto sia una grande stima, e potremmo dire un amore platonico, come persona (affermando che le sue infedeltà discendevano da una povertà di fondo nel rapporto con la moglie, che non capiva di vivere con un genio), sia ovviamente un amore per la sua musica, così innovativa rispetto al bel canto ed al romanticismo classico italiano. Possiamo dire che fra le donazioni che ha ricevuto nella sua vita le più importanti sono una lettera originale di Puccini ed un busto di questi, che tiene sul pianoforte. Oltre 160 altri premi e trofei stanno invece nel chiuso di una grande cassa. Possiamo aggiungere che Magda andò una volta a trovare Gilda Dalla Rizza, che stava a Casa Verdi, e questa le disse che se Puccini l’avesse conosciuta l’avrebbe amata più di ogni altra donna.
Non spetta a me fare una analisi musicologica di come Magda Olivero abbia interpretato Puccini. Certo il pubblico è stato affascinato dalla sua voce in Puccini, e specialmente il pubblico americano all’epoca della sua tournée quasi al termine della carriera, dove in particolare cantò Tosca, che non faceva parte del suo repertorio iniziale. Ci limitiamo quindi ad alcuni brevi passaggi dal libro I miei personaggi, curato da Quattrocchi, dedicato non solo a personaggi pucciniani, e secondo il parere di chi scrive da considerarsi come uno dei più bei libri nel campo musicale.
Magda ha debuttato nella Fanciulla del West al Teatro dell’ Opera di Roma il 30 marzo 1957, ed ha avuto l’ultima recita di quest’opera al Teatro La Fenice di Venezia il 21 febbraio 1967. Gian Giacomo Guelfi, morto pochi giorni prima di completare queste pagine, mi ha detto che fu lui ad insegnarle come giocare a poker sulla scena….e quando lo ricordai a Magda restò per un po’ sorpresa, e poi ricordò il fatto. Ed ora dalle parole di Magda, con qualche parafrasi:
“Lauri Volpi fu il mio primo Johnson….gli ero piaciuta molto come Liù ed aveva per me un’ ammirazione sconfinata….studiai con il maestro Ricci…fu un lavoro duro e faticoso…il direttore del teatro mi disse che il commendator Lauri Volpi non voleva essere importunato da colleghe troppo focose…non dovevo avvicinarmi troppo a lui, toccarlo o abbracciarlo con forza….contrariamente a quanto dettomi il famoso tenore era presente alla prova generale….recitava con molto entusiasmo….avere un comportamento distaccato è difficile per Minnie, specie nel secondo atto…tuttavia, memore di quanto dettomi, cercavo di frenarmi, fermandomi senza sfiorarlo. E un giorno lui mi disse: perché mi sta così lontana? Commendatore non vorrei darle fastidio. Lei fastidio? Venga qui subito! Mi prese, mi fece fare una giravolta e mi strinse tra le braccia. Cantava ancora con una sicurezza sbalorditiva…..
L’ opera è di notevoli difficoltà. Sia vocali che sceniche…alla fine del secondo atto si ha la scena delle carte, che è di un realismo impressionante. Una scena che ho sempre vissuto con un’ intensità travolgente…a Rio de Janeiro per la tensione caddi a terra, ma non svenuta…mi fece riprendere a schiaffi la signora Laura Guelfi…tutta l’ opera è faticosa…..con un finale che arriva al parossismo, come tipico nel verismo, da vivere con appassionata disperazione. Un altro Johnson indimenticabile è stato Franco Corelli. Credo che molte donne mi invidiassero credendo che lo abbracciavo. Ma in realtà sempre restava una intercapedine fra di noi, altrimenti i problemi di respirazione avrebbero influito sulla voce.“
Il debutto nella Tosca è avvenuto alla RAI di Milano il 31 ottobre 1957 e l’ ultima recita è stata al Masonic Temple di Detroit, il 24 maggio 1979. L’ unico DVD, in bianco e nero, 4 sul mercato di una opera dove Magda sia protagonista è una Tosca registrata nel 1960 alla RAI di Torino, dove Cavaradossi era Alvinio Misciano, Scarpia era Giulio Fioravanti, direttore Fulvio Vernizzi. Magda ha cantato Tosca come ultima opera di Puccini, per la difficoltà iniziale di comprendere ed amare questo complesso personaggio, la cui storia si basa su quella reale di una trovatella veneta, allevata dalle Benedettine di Verona, in possesso di una bellissima voce riconosciuta da Domenico Cimarosa, che ottenne dal papa il permesso di uscire dal convento. L’opera pucciniana si basa su un lavoro teatrale di Sardou, reso famoso dall’interpretazione di Sarah Bernhardt, che fu vista recitare a Parigi da Puccini. Rappresentata la prima volta nel 1900 al Teatro Costanzi di Roma, soprano Heraclea Darclée, non ebbe successo alla prima, ma presto divenne famosa e rappresentata in tutto il mondo. Magda decise di interpretarla dopo aver letto un articolo che analizzava in dettaglio la vita di Tosca e il suo dramma esistenziale.
E ne iniziò quindi lo studio con il suo maestro Ricci,
“intenso e minuzioso….senza incontrare per altro grandi problemi…..molte pagine sono di una commozione e di una ispirazione così profonda che quando cantavo e mi immedesimavo nella sua figura sentivo molto vicino a me l’anima di Puccini. Tosca è pericolosissima per la voce, poiché, se non si è perfettamente saldi nella tecnica, al secondo atto, in quelle difficili progressioni di note “Ah! Più non posso! Ah! Non posso più!”, i suoni si aprono e la voce si deteriora irreparabilmente.
….Tosca è opera che afferra lo spettatore sin dalla prima scena. E’ significativo soprattutto il secondo atto, per la successione di fatti che si svolgono a Palazzo Farnese….l’ incalzante esposizione di avvenimenti trova un momento di pausa quando Tosca…canta la sua preghiera “Vissi d’arte, vissi d’ amore”….incredibili sfumature di colori distribuite in ogni accento, in ogni frase…per una breve preghiera alla Madonna.“
Parlando con lei, spesso ritorna il ricordo del debutto al Metropolitan proprio con la Tosca, il 3 aprile 1975, dove gli applausi raggiunsero pare il record di 40 minuti ed il pubblico, come mi ha confermato un americano che era presente, era messo in trance da questa cantante, ancora bella a 65 anni, attrice con una presa straordinaria sugli spettatori. Lei non lo cita, almeno non lo ha fatto con me, ma molti ricordano in particolare come cantò Vissi d’arte sdraiata su un divano, con la testa all’indietro che sfiora il pavimento (così scrisse Arbasino sul Corriere della Sera del 17 aprile 1975). Non esiste una registrazione ufficiale di quest’evento o delle sue repliche, ma si parla di una pirata.
Magda era stata scritturata dal direttore Schuyler Chapin, che subì molte critiche da parte di chi riteneva questa una decisione azzardata, vista anche l’ età. Ma già alle prove gli fu detto “Questa donna è straordinaria!”. E dopo il trionfo totale scrisse, come si legge nel libro I miei personaggi di Quattrocchi, che lei era forse la migliore Tosca che avessi sentito. Le note per lei non erano solo note, ma moti ed espressioni dell’ animo….la sua era una voce emessa con tale maestria che poteva essere sentita nei grandi teatri e con grandi orchestre….era anche una formidabile attrice.
Concludiamo lo sguardo alle opere pucciniane interpretate da Magda Olivero con la Manon Lescaut, con cui debuttò al Teatro Grande di Brescia il 19 febbraio 1938, con l’ ultima recita al Teatro Municipal di Caracas, il 2 giugno 1972. Ricordiamo che questa era l’opera di Puccini preferita da Toscanini.
Il tema dell’opera nasce da un libro di Prévost, romanziere francese minore del Settecento, e, prima che Puccini lo utilizzasse con l’aiuto di sette librettisti, era stato oggetto di lavori operistici di Auber e di Massenet. L’ opera di Puccini debuttò al Teatro Regio di Torino il primo febbraio 1893 con esito trionfale, lanciando Puccini fra i grandi del melodramma. Il contenuto della storia è altamente romantico e drammatico, una giovane è destinata dalla famiglia al convento, ma prima incontra l’amore di un giovane, il cavaliere Des Grieux di non ricchi mezzi, che lascia per un ricco e vecchio signore, da cui non ha né la felicità sentimentale né i voluttuosi abbracci del primo. Sorpresa insieme a questi, viene incarcerata con prostitute e spedita in America. Ma il giovane Des Grieux riesce ad imbarcarsi sulla nave come mozzo. I due si ritrovano soli e perduti in una landa deserta (in Louisiana?), dove la stremata Manon perde la vita, esprimendo il suo dramma nelle straordinarie frase Sola, perduta e abbandonata, e terra di pace mi sembrava questa, No, no, non voglio morir, tutto dunque è finito.
E vorrei qui dire come Magda, commentando il fatto di vivere da sola nella sua casa di montagna a Solda, mi affermò di non essere sola, perduta e abbandonata. Ma qualche tempo dopo, durante le vacanze estive a Solda dove era sempre sola, cadde di notte, si ruppe il femore e passarono parecchie ore prima che potesse raggiungere il telefono per chiamare aiuto. Ricoverata nell’ospedale di Merano ebbe poi le frequenti visite del musicologo Arrigo Valesio, noto raccoglitore di informazioni su tutte le recite delle stelle della lirica.
Magda osserva come questa sia un’opera in cui, specie ma non solo nell’ultimo atto, si presentino diverse possibilità di cantare e di pronunciare piano, a volte pianissimo o addirittura al di sotto del pianissimo, con infinite sfumature delle parole. Il suono spesso diventa un impercettibile respiro, quasi un alito. E possiamo qui ricordare la straordinaria capacità della Olivero nel cantare pianissimo, come osservato dal basso (ma in verità più alto di statura di Corelli….) Jerome Hines, nel suo bel libro sui cantanti che ha conosciuti.
Prima della Manon di Puccini, Magda aveva cantato quella di Massenet, che ritiene psicologicamente meno profonda di quella di Puccini, ma dove con lei cantò il grande Beniamino Gigli. E ricorda il grandissimo successo di rappresentazioni all’Arena di Verona nel 1970 con Placido Domingo. Il pubblico superò a fine spettacolo le transenne che delimitavano il palcoscenico, abbracciandola e passandola dalle mani dell’uno all’altro in un girotondo continuo. Salvata dal comandante dei pompieri, si ritrovò il giorno dopo piena di lividi. Grande ricordo anche della Manon a Caracas, con Richard Tucker che, pur non facendo praticamente prove, recitò meravigliosamente, con lo slancio potente per cui era ben noto. In Egitto, dove cantava con Tagliavini, fu richiesto dal regista di cantare l’aria prima della morte stesa a terra, supina, la testa rivolta verso il pubblico. Il regista sembrava preoccupato per questa proposta, ma la sua risposta fu finalmente potrò interpretare la morte di Manon come ho sempre desiderato!
Avremmo voluto concludere con una analisi della sua registrazione di parti della Bohème del …. 1999, quando lei aveva 89 anni (l’ età cui il pianista Horszkovski si sposò con Bice Costa, pianista che spesso ha accompagnato Magda; e il matrimonio durò sino alla sua morte a 101 anni), ma non siamo in possesso della giusta documentazione. E se qualche stella della lirica potrà ancora cantare passati i 100 anni, questa potrebbe essere lei, Magda. Almeno con un breve brano su You Tube, come già avvenuto ad inizio 2009 quando, in occasione della premiazione dei vincitori del secondo concorso Magda Olivero, ha cantato un’aria dalla Francesca da Rimini di Zandonai (curiosamente in quei giorni ero a Rovereto dove visitai i luoghi di Zandonai trovando anche un libro con foto di Magda mai viste).
Tanti auguri, cara Magda!
ALCUNI GIUDIZI SU MAGDA OLIVERO
Nelle lettere di Marinuzzi la Olivero è citata due volte, prima in relazione alla Incoronazione di Poppea di Monteverdi sopra citata, poi come scelta per il Campiello, di Wolf-Ferrari, dove il direttore dice: ci vuole una voce piuttosto forte, mi pare che la Olivero sarebbe più adatta a fare questa parte…. Giudizio interessante perché la Olivero fu spesso giudicata priva di voce di grande volume.
Da Alfredo Kraus, Confidencias para una leyenda. Conversaciones con Francis Lacombrade, Ediciones del Cabildo de Gran Canaria, Las Palmas de Gran Canaria, 2000
Kraus, le sue Violette si chiamarono Magda Olivero, Maria Callas…
Ah, Magda! Mai ho nascosto una autentica venerazione per lei. Grande fu la mia sorpresa che alle prove si comportasse come una debuttante. Attendeva senza sollecitare, chiedeva l’ opinione e le correzioni del direttore e del maestro di scena con incredibile umiltà. L’esperienza a Torino ha fatto di noi amici per tutta la vita. L’ anno passato, cantavo il Faust a Parma e venne ad ascoltarmi, entusiasta. “Finalmente, trovo qualcuno che canta il “bel canto” come sta scritto”. Una bella collega, una donna di cuore….
Da Lanfranco Rasponi, The last prima donnas. Limelight Editions, New York 1985
Intervista a Eva Turner. Oltre a La Scala, Torino era la mia seconda casa italiana…..il mio partner nel Don Giovanni fu Carlo Galeffi, un protagonista ideale. E sapete chi era Zerlina? Magda Olivero. Lei canta ancora, e devo dirle brava! Lei ha sempre avuto una sua qualità molto speciale, non tanto una bella voce, quanto una qualità di attrazione “magnetica” sulla scena che pochi posseggono…..
Intervista a Gilda dalla Rizza. Ai miei tempi si dava tutto di se stessi per il bene dell’ arte, perché credevamo in quello che facevamo. Puccini poteva chiedermi di andare in qualunque posto a cantare per lui per un piccolo compenso, e avrei accettato. Ci sono grandi voci oggi, certamente, alcune grandi come e anche migliori che ai miei tempi. Ma non danno nulla di sè. Spesso mi chiedo, cosa hanno fatto del loro cuore? Sono nati senza? Come si può cantare con voce così bella tale divina musica e mettere nulla in questo? Ragiono fra di me e conosco la risposta: questi cantanti vivono in un mondo diverso, senza ideali, dove il patriottismo è deriso, i legami familiari si sono disintegrati e la passione non esiste più.
Si arrestò per un momento e aggiunse: devo fare una eccezione, Magda Olivero. Non conosco la sua età, ma ha superato i sessanta da un bel po’. Non importa. Lei è l’ unica per ascoltare la quale io oggi camminerei a lungo sotto la pioggia e con il freddo. Non parlerò della sua voce, è quella che è, ma questa donna sa di cosa l’arte consiste. Fui così commossa dalla sua Adriana che pensai che Dio ha aiutato Magda ad andare avanti per tanti anni perché la gente potesse ancora sapere come era quando cantare era un’ arte.
Intervista a Maria Laurenti. Penso che esista un tempo per ogni artista per terminare la carriera in modo elegante. Ci sono rare eccezioni come Magda Olivero. Lei è un fenomeno a parte. Una volta cantava dei pianissimi che sembravano provenire da un altro mondo. Le chiesi come li produceva, pensavo che fossero suoni di testa. Assolutamente no. Lei mi prese la mano e la appoggiò sul suo diaframma, che era più duro di una roccia. Nessuno conosce la sua vera età, ma questo non è importante. Quello che importa è che con un filo di voce, anche spezzata, possa tenere tutto il pubblico nel suo palmo di mano. Questa è arte.
Intervista a Germana di Giulio. … per la prima volta sentii a Torino Magda Olivero, che cantava la Francesca da Rimini. Molti miei colleghi tendono a sottovalutarla, non so perché, forse la invidiano, perché lei continua a cantare, loro no. Allora fui enormemente impressionata da lei, e ancora lo sono. Mi impegnai a scoprire come questa donna, pur avendo uno strumento vocale relativamente di non grande qualità come potenza e timbro, potesse ed ancora può tenere il pubblico assolutamente avvinto. Dopo averla ascoltata parecchie volte, lo scoprii. Si tratta della sua padronanza della vocalizzazione. Oggi tutti chiudono le vocali, pensando che così il tono si alzi, ma lei conosce le cose meglio. Non è per la voce che la gente va a sentire la Olivero, oggi ancora in pieno successo pur prossima ai settanta. E’ la sua pronuncia incredibilmente chiara , è il valore di ogni singola parola, che gli altri hanno dimenticato nel cosiddetto matrimonio dello strumento vocale con l’ orchestra. Il pubblico, nel suo istinto, ha fame di questa. E poi, ovviamente, c’è la personalità, altro elemento perduto. Lei ha il dono di far sentire al pubblico il privilegio di essere alla sua presenza, ed il suo modo di uscire alle chiamate, muovendosi su tutta l’ area illuminata, fa pensare ad ognuno che lei lo ringrazi personalmente. Sebbene dalla voce si sentano gli anni passati, lei è sempre intonata ed è ancora in grado di produrre una messa di voce che pare non appartenere ad uno strumento terrestre. Le sue maniere sono quelle di una grande signora e tuttora, anche in questa caotica democrazia, lei è specialmente apprezzata.
Intervista a Gemma Bosini Stabile. Tutti sanno come è difficile comportarsi in Vissi d’ arte. Canta a sé stessa, o prega la Madonna, o in qualche modo si rivolge al capo della polizia? Ci sono molti modi di interpretarlo. Jeritza cantava tutto sdraiata sul pavimento, Olivero abbandonata sul divano….
Da Giacomo Lauri Volpi, Voci Parallele, Bongiovanni, Bologna, 1977
Magda Olivero ha una voce meno potente e drammatica della Mazzoleni ma, donna anch’essa colta e raffinata, ne ripete la spiritualità sonora, per delicatezza di modulazioni e sfumature. Chi scrive le fu vicino nella Fanciulla del West e nella Turandot: efficace interprete di Minnie e poetica, patetica Liù. I suoi attacchi a mezza voce risultano un’ autentica preziosità. Magda Olivero potrebb’essere oggi il numero uno dei soprani lirici misti, con altissima quotazione (infatti oggi la grande interprete è un caso unico tra i soprani per longevità canora e insigne magistero di canto).
Due delle fotografie qui sotto sono state scattate nella primavera 2007 durante una visita di Magda Olivero a casa di Spedicato, la prima con Spedicato, la terza con il grande sufi Gabriele Mandel, che ascoltò la Olivero più volte al suo ritorno sulle scene.
La seconda foto rappresenta Magda in una recita dell’ Adriana Lecouvreur.