IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Speranze Tradite e Ombre sul Futuro: Un Bilancio Amaro del 2024

Auguri per il nuovo anno in lingua italiana

di Pompeo Maritati

Il 2024 si appresta a concludersi, lasciando dietro di sé una scia di delusioni, amarezze e tragedie che lo rendono, per molti, un anno da dimenticare. Non è stato un anno di cui andare fieri; al contrario, ha messo in luce le ombre più cupe dell’umanità, mostrando quanto sia ancora radicata l’indifferenza e l’apatia di fronte alle sofferenze altrui.

Le cronache del 2024 sono state segnate da una recrudescenza dei conflitti bellici in molte aree del mondo. Dai bombardamenti indiscriminati che hanno colpito popolazioni innocenti, alle stragi di donne e bambini che hanno avuto la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, è stato un susseguirsi di eventi tragici che hanno lasciato il mondo attonito, ma troppo spesso silenzioso. Di fronte a queste tragedie, l’umanità sembra aver girato lo sguardo dall’altra parte, incapace o forse non intenzionata a reagire. Le immagini di corpi senza vita, di intere città ridotte in macerie, di persone costrette a fuggire da case che non rivedranno mai più, non sono state sufficienti a smuovere una società civile che si professa democratica ed evoluta.

E così, mentre nei salotti dell’opulento Occidente si discuteva di mercati finanziari, di intelligenza artificiale e di nuove frontiere tecnologiche, altrove si lottava disperatamente per la sopravvivenza. Quell’Occidente che si vanta di essere il faro della civiltà si è dimostrato incapace di prendere provvedimenti concreti per fermare le atrocità. L’inazione è diventata la regola, e le parole vuote dei leader internazionali sono risuonate come un eco lontano, incapace di raggiungere chi aveva davvero bisogno di aiuto.

Gli organismi internazionali, creati con l’intento di vigilare e prevenire tali tragedie, hanno mostrato tutta la loro inefficacia e corruzione. Questi enti, che avrebbero dovuto essere baluardi di pace e giustizia, sono apparsi sempre più orientati a tutelare gli interessi delle grandi lobby piuttosto che quelli delle persone comuni. Decisioni tardive, mancanza di interventi concreti, e una burocrazia paralizzante hanno trasformato le speranze in disperazione. Ogni dichiarazione di intenti, ogni promessa di cambiamento, è stata smentita dai fatti.

Nel 2024, abbiamo assistito a un mondo dove l’umanità è apparsa più divisa che mai. Le guerre non si sono limitate ai campi di battaglia; si sono insinuate anche nelle nostre vite quotidiane, attraverso l’indifferenza, la mancanza di empatia e la crescente diseguaglianza sociale. Milioni di persone continuano a vivere in condizioni di estrema povertà, mentre una ristretta élite gode di privilegi smisurati. Questa disparità è diventata sempre più evidente e insostenibile, alimentando tensioni che rischiano di esplodere in nuovi conflitti.

La società civile, che dovrebbe essere il motore del cambiamento, si è dimostrata incapace di reagire con forza. Proteste e manifestazioni, per quanto numerose, sono state spesso soffocate o ignorate, e il senso di impotenza ha finito per prevalere. L’apatia è diventata una sorta di malattia collettiva, un veleno che ha intorpidito le coscienze e paralizzato l’azione.

Eppure, in questo mare di desolazione, ci sono stati anche barlumi di speranza. Non possiamo ignorare coloro che, nonostante tutto, continuano a lottare per un mondo migliore. Persone comuni che, con piccoli gesti, cercano di fare la differenza; organizzazioni indipendenti che lavorano instancabilmente per portare aiuto dove ce n’è più bisogno; giovani che si mobilitano per difendere il pianeta e i diritti umani. Queste voci, per quanto spesso soffocate, rappresentano una luce in fondo al tunnel.

Il saldo del 2024 resta comunque profondamente negativo. Non possiamo continuare ad affidare il nostro futuro alle speranze, aspettando che qualcosa cambi da sé. È tempo di rimboccarsi le maniche e partecipare attivamente alle sorti del nostro presente. Ogni piccolo gesto, ogni scelta consapevole, può contribuire a costruire un mondo migliore. Non possiamo più permetterci il lusso di restare spettatori passivi; è necessario diventare protagonisti del cambiamento che desideriamo vedere.

Mentre ci prepariamo a salutare questo anno, non ci resta che augurarci che il 2025 porti con sé una nuova consapevolezza e una rinnovata voglia di agire. Sperare che domani sia davvero un altro giorno non basta più; dobbiamo essere noi stessi a costruire quel domani, con coraggio, determinazione e amore per l’umanità. Auguri a questo mondo miserabile, che possa trovare la forza di risollevarsi dalle sue macerie.


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