IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Soprani non più in carriera. Capitolo 1: MARIELLA ADANI

mariella adani soprano

Mariella Adani al suo debutto a Chicago nel 1962

di Emilio Spedicato

Nel libro 108 incontri nel mondo della lirica pubblicato nel 2018 dal prof. Emilio Spedicato, vi sono diverse sezioni.
Questa rivista ha già pubblicato alcuni capitoli della sezione Miscellanea attorno al mondo della lirica e della sezione Stelle della lirica di grande longevità.
Oggi iniziamo a pubblicare la sezione Soprani non più in carriera, nella quale appaiono 25 soprani, le cui carriere di artiste in opere complete sono terminate.
Di queste artiste, alcune sono scomparse dopo l’incontro con il prof. Spedicato (Cioni, Duval, Panni…)

Indimenticabile sei per i colleghi, per la tua gioia di vivere e di cantare

Mariella Adani è un soprano con un posto speciale nel libro del tenore Ugo Benelli: Cantanti vil razza dannata. Abita a Milano, vicino alla Stazione Centrale; quando io suono il campanello e scende ad aprirmi, mi osserva e dice: ma lei è un bell’uomo. Complimento mai avuto.  Mariella ha anche il nome Laura, poco usato per evitare la confusione con Laura Adani, famosa attrice teatrale, e di film, di lei maggiore di una ventina di anni.

Mariella è nata a Isola di Palanzano, sulle colline dell’ Appennino parmense. È vissuta in quella terra i suoi primi sette anni, in una famiglia di altri tempi, sette fratelli e molti zii e suoceri. Stavano in campagna, avevano un grande orto,  con galline, una mucca (di nome Bianchina) ed un maiale. Era una bambina estroversa, a 5 anni si occupava di Bianchina… a cinque anni io mi  recavo presso una stalla del mio paese, Paderno Dugnano, dove stavano due mucche e prendevo il latte appena munto, caldo e dalla spessa pellicola.
Mariella già allora, dice, sognava il teatro, sebbene ne conoscesse poco e nulla. Papà lavorava all’ENEL, mamma era casalinga.  In casa molti cantavano, canzoni napoletane soprattutto, qualche aria della lirica. Era tempo di guerra, ricorda bombardamenti e rastrellamenti, ma la zona in cui abitava era protetta dal suo isolamento.

Trasferita la famiglia a La Spezia, dove vissero un paio di anni,  accompagnò un giorno  l’amica Anna da un insegnante di canto. Anna si vergognava, mentre lei non aveva problemi a cantare. Il maestro, Ettore Corbellini, chiuse il pianoforte dicendole: portami da tua mamma. Alla mamma disse: questa bambina ha voce straordinaria, le darò lezioni gratis. Per alcuni anni Mariella ebbe le sue lezioni basate su vocalizzi e su alcune arie liriche, fra cui, avendo lei grande agilità, quelle della Regina della notte.  A 14 anni partecipò ad un concorso a Carrara. Nella commissione si trovavano il baritono Riccardo Stracciari (debuttò alla Scala nel 1904 e fra gli allievi ebbe  Boris Christoff e Giulio Fioravanti),  il soprano lirico spinto e grande attrice, Giulia Tess, e il maestro Mario Labroca, direttore artistico della Scala.  Cantò dal Rigoletto l’aria di Gilda, Caro nome, e l’aria Ombre légère dalla Dinorah di Meyerbeer. La commissione chiamò i genitori, dicendo che la ragazza aveva un talento eccezionale, ma che doveva ancora aspettare per cantare. Nonostante questo parere, Mariella continuò a cantare, ottenendo a sedici anni una borsa di studio al Conservatorio di Parma. Qui insegnava il grande Ettore Campogalliani, un signore sui cinquanta anni, che insegnò anche al suo futuro marito, il basso Giorgio Tadeo.

Nei primi due anni di conservatorio studia pianoforte e storia della musica. Dopo un saggio con Giulio Confalonieri, musicista ad ampio spettro,  Edoardo Pedrazzoli ottiene il suo trasferimento, verso il 1953, alla Scuola Cadetti della Scala. Qui insegnano anche Campogalliani e il regista Giancarlo Bolchi.  Con Campogalliani e Pedrazzoli impara molte opere. La sua voce è del tipo lirico leggero, è incerta se abbia o meno l’orecchio assoluto.

Si presenta ad audizioni a Aix en Provence, a Glyndebourne e anche a Baalbek in Libano (città nota per le antichissime rovine e la più gigantesca pietra lavorata dall’uomo, di cui chi scrive possiede un piccolissimo frammento…). 
A queste audizioni parteciparono altri giovani poi divenuti famosi, e alcuni da me intervistati per il primo 108, come Fiorenza Cossotto, Ivo Vinco, Ilva Ligabue, Paolo Montarsolo, Flaviano Labò, Bianca Maria Casoni, Edith Martelli, Eugenio Fernandi (sempre accompagnato dalla mamma) ed Elena Mazzoni, contralto dalla voce stupenda.
Telefono alla Mazzoni, che vive a Parma, e che ricorda Mariella bravissima nella Romanza del gatto, il cui autore non trova nelle prime pagine di Wikipedia dedicate ai gatti… incontrerò poi Elena nella sua casa di Parma, una signora dai lucidi ricordi ad oltre 90 anni di età… scomparsa nell’anno 2017 poco prima che io rileggessi queste note. Una signora felice di vivere nella città di Toscanini. Città il cui sindaco al momento in cui scrivo ha ricevuto la mia proposta di pubblicare un mio speciale articolo su Toscanini, in 12 o anche 25 lingue, libretto da vendere o offrire ai i visitatori della Casa Museo del grande direttore.

Nel 1956, a 22 anni, Mariella debutta in opera completa alla Scala con Karajan nelle Nozze di Figaro, nel ruolo di Barbarina. Seguirà poi il debutto in Così fan tutte. Il suo repertorio prediligerà Mozart,  Rossini, Donizetti, parte di Puccini, alcune opere del barocco. Ritiene di essere stata il solo soprano che ha cantato in tutte le opere di Mozart, fra le quali la più amata è stata le Nozze di Figaro, dove era Susanna. Le sono mancate la Lucia e la Sonnambula, che molto avrebbe desiderato cantare. Ha cantato molto Falstaff, come Nannetta. Dei moderni ha cantato opere di Menotti, Rota e Petrassi.

Fra i teatri in cui ha cantato all’estero ricorda quello di Chicago, dove cantò Don Pasquale e l’Elisir d’amore, e il Colòn, dalla straordinaria acustica, i pianissimi si sentivano dappertutto.  Fra i teatri italiani, ricorda il Regio di Parma, cui venne invitata per la prima volta solo in occasione di una emergenza, quando la Scotto non poté cantare per un imprevisto. Lei cantava la stessa opera, Don Pasquale, a Ferrara, e dovettero insistere molto perché accettasse, con un cachet doppio.

Fra i registi ricorda Zeffirelli, Visconti e Bolchi, grande insegnante alla Scala.

Ho sposato nel 1957 il basso profondo Giorgio Tadeo, di origine veronese e scomparso nel 2008,  incontrato al conservatorio di Parma; ne ricorda la grande cultura. Lei era una bella donna dai capelli castani e gli occhi quasi verdi (colore frequente presso i soprani). Lui le fece una grande corte, entrando in carriera dopo una vincita al concorso RAI seguita dal Mefistofele al Teatro Massimo di Palermo. Lei si innamorò follemente della sua voce, e delle sue mani. Ricorda che Tadeo cantò con grandi del passato come il tenore Mario Filippeschi e il basso Luciano Neroni. Dal matrimonio con Tadeo, Mariella ha avuto due figli, che vivono nella stessa casa dove sta anche lei, comperata quasi subito dopo il matrimonio.

Mariella ha cantato per circa 35 anni, suo marito per oltre 50, soprattutto in Germania e in Sud America.  A differenza di alcuni colleghi che sono presi dal panico prima di entrare in scena (ricordo la Ponselle, che per alcuni giorni addirittura non mangiava, e Franco Corelli, che a volte doveva essere spinto in scena), Mariella non ha mai avuto paura ed entrava in scena sempre felice.

Fra i colleghi ricorda Luigi Alva, Rolando Panerai,  Renzo Casellato di Adria, Corelli, Di Stefano (grandissima voce e uomo eccezionale), Ugo Benelli, che studiò anche aiutato da Tadeo al pianoforte. Era amica di Pavarotti.
Nel libro Cantanti vil razza dannata, Benelli dice della Adani una cosa molto particolare, ovvero che aveva la facoltà, guardando una persona, di farla scoppiare a ridere. Una facoltà di un certo pericolo quando si andava in scena. Una facoltà forse anche dell’attore Pippo Franco, che, lasciate le tentazioni di una Ubalda, è ora autore di un notevole libro sul mistero della vita e della morte.

Fra i direttori ricorda innanzitutto Giulini, con cui fu in Israele con il Faust e le Nozze di Figaro; lo ricorda uomo timido. Poi Karajan e il “mio vecchietto” Votto, che la convinse a fare Musetta e Mimì. Musetta inizialmente non le piaceva, l’aveva sempre vista come donna frivola e senza anima. Con Votto la riscopre come il personaggio più importante dell’opera. Ricorda anche Gui e Sanzogno.

Fra le sue incisioni un CD della Bohème con la Freni e con lei Musetta, diretta da Prȇtre.


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