Serena Bertolucci è al timone di Palazzo Ducale da soli due anni
di Tiziana Leopizzi
Dai cortili alle terrazze ai sotto porticati, l’attività ferve ovunque, anche nel cantiere per la riapertura del teatrino del Doge.
Mostre, incontri, conferenze, musica, attività didattiche per grandi e piccini, visite nei luoghi finora chiusi al pubblico grazie a questo direttore Storyteller d’eccezione.
La fantasia non manca per sopperire in mille modi al vuoto fisico e psicologico dovuto al periodo sconvolgente che stiamo attraversando. La necessità del distanziamento fisico ha comportato purtroppo l’assenza di socialità, dovuta al timore del contagio.
Con grandissima fatica eravamo riusciti a smarcarci dall’eredità ottocentesca ma ora riemerge la diffidenza innata nell’essere umano. Il Ducale che vive con e per il pubblico, ha dovuto fare i conti con il “vuoto”.
Il nostro “Direttorefelice”, così la sua firma solare in calce alle comunicazioni, ha dovuto attingere alla sua grande forza interiore e al suo “fanciullo” sempre molto attivo e curioso. Serena, nome omen è il caso di dirlo, non si è certo data per vinta e ha escogitato una serie di soluzioni per creare frequentazioni rispettando le regole, in primis le distanze, attraendo il mondo dell’arte per esempio intorno ad un unico dipinto, donando emozioni sconosciute.
Ha incentivato le collaborazioni con i teatri, con i docenti dei laboratori per i bambini, i corsi per imparare ad essere genitori, la programmazione on line, l’uso dei social finalmente sfruttati in modo altamente professionale per comunicare la vita del Palazzo e guardare oltre. Un curriculum brillante l’ha portata ad essere il direttore di Palazzo Ducale e del Polo Museale, ma la sua esperienza è davvero vastissima, dalla libera docenza, alla stesura di saggi, articoli e comunque un’attenzione costante a tutto tondo.
Il Direttore Serena Bertolucci sa infondere coraggio e rasserenare, il suo sorriso aperto e la sua semplicità, che solo la vera cultura può dare, parla anche perfettamente inglese, francese e tedesco, unitamente al suo polso fermo, ne fanno una figura adorata dal personale e dai Genovesi che avevano già imparato a conoscerla a Palazzo Reale e a Palazzo Spinola Pellicceria.
Ecco qui alcune risposta “in diretta”:
Segno – Salvatore Settis è convinto che gli Italiani abbiano perso la consapevolezza del valore del nostro Patrimonio artistico, che fra l’altro tutto il mondo ci invidia.
La pensi come lui?
SB In parte, perché c’è colpa in chi ha perduto ma anche in chi ha permesso che ciò avvenisse, se noi dei musei avessimo parlato più chiaro, fossimo stati più inclusivi, accessibili non tutta la consapevolezza sarebbe andata perduta.
Tuttavia io credo che ci siano semi da far germogliare, siamo ancora in tempo.
S – La scuola ha grandi colpe?
Tutti ne abbiamo, i nostri figli si muovono in fretta, hanno tempi che duplicano o triplicano quelli delle istituzioni culturali. Però abbiamo anche insegnati in gamba, mediatori, operatori culturali di grande professionalità che se messi nelle migliori condizioni di lavoro possono fare la differenza. La necessità è quella di investire nella scuola.
SB -Tuo figlio è adolescente, come vorresti fosse la scuola per lui?
Vorrei una scuola lontana dai luoghi comuni, che incuriosisca, che non ceda alla nozione in via esclusiva, ma che insegni ai ragazzi a ragionare, a maturare uno spirito critico, che oggi è merce rara, ma se non insegniamo loro lo spirito critico, il discernimento come possono orientarsi in un sistema che fornisce informazioni senza filtro, dando a tutte lo stesso valore?
S – Consiglieresti lo studio del latino e del greco?
SB – Io consiglio sempre di studiare ciò che si ama, ciò per cui si è curiosi, per cui ci si sente portati. La parola cultura arriva da coltivare. E quindi abbiamo il dovere di coltivare i nostri talenti. Qualsiasi essi siano. Essendo il meglio che possiamo essere, possiamo dare un vero contributo alla società.
S – Come fare a trasmettere il messaggio che sapere è potere e che la ricchezza del vocabolario permette la traduzione del proprio pensiero?
SB Facendolo. Comunicando. Prestando ascolto. Agendo in funzione della condivisione del proprio sapere, ciò che studiamo, che conserviamo, non è nostro. Solo condividendolo acquista maggior valore. Non c’è futuro se non c’è passato.
S – Cosa ti sei portata da MORE MUSEUM, il recente convegno che a Firenze ha visto riuniti tanti direttori delle istituzioni per fare il punto sui musei?
SB – Una grande energia grazie all’incontro con persone di grande valore
S – Si potrebbe pensare ad un museo che faccia tesoro della vitalità che hai saputo imprimere a Palazzo Ducale che ricordiamo per anni è stato un contenitore non un museo. Quindi come dovrebbe essere oggi il tuo museo ideale?
No, non sono d’accordo sul fatto che Palazzo Ducale sia un contenitore, non lo è affatto. E averlo considerato così per troppo tempo ha contribuito a farne smarrire parte del significato. Il palazzo conserva parti storiche di assoluto valore sia artistico che simbolico. È un luogo non uno spazio da riempire…E il mio museo ideale dovrebbe essere proprio così una piazza aperta a tutti, in cui ognuno si senta a casa per riappropriarsi di una parte di patrimonio.
S – Arte e Committenza sono un binomio sempre valido? SB – Certo, sia livello istituzionale che privato.
S – Le Associazioni possono essere un valido complemento?
SB -Le associazioni sono parte del tessuto culturale del nostro paese
S – Perché i valori e il patrimonio artistico del nostro Paese sono amati soprattutto dagli stranieri? Emblematico il caso di Friends of Florence.
SB – Perché sono più colti e nello stesso tempo più disponibili al dono.
S – La cultura nell’accezione comune significa noia.
Infilziamo questo luogo comune?
SB – La cultura non ha vertigini non è né alta né bassa. Siamo noi.
Grazie Direttore!
Tiziana Leopizzi
Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all’estero.