Sebbene siano passati 66 anni dalla strage di Marcinelle, occorre conservarne la memoria per diverse ragioni
di Francesco Abate
Sebbene siano passati 66 anni dalla strage di Marcinelle, occorre conservarne la memoria per diverse ragioni.
Quei 262 morti ci insegnano che il sistema economico malato della nostra società ha avuto, e purtroppo continua ad avere, un importante costo in vite umane. Pur di garantirsi il guadagno, non si esita a risparmiare su formazione e sicurezza, aumentando le possibilità di incidenti fatali. I 136 morti italiani ci ricordano poi di un Governo che per garantirsi un vantaggio economico mandò al macello i cittadini che avrebbe dovuto tutelare, perché è impensabile che non fosse al corrente delle condizioni in cui venivano tenuti i minatori immigrati, e se pure le ignorava peccò di superficialità.
Quella triste vicenda dovrebbe farci aprire gli occhi sul nostro presente, come la storia sempre è capace di fare. Sebbene Marcinelle sia lontana nel tempo, non lo è tanto nelle condizioni sociali. Oggi gli immigrati in tanti paesi, compreso il nostro, vivono nelle baracche e vengono destinati a lavori pericolosi e degradanti, vengono sfruttati e sottopagati, come succedeva agli italiani in Belgio; oggi i lavoratori muoiono perché si risparmia sui costi di sicurezza e formazione, solo in Italia ci aggiriamo intorno ai 1000 morti all’anno. Una volta erano i minatori, oggi sono i muratori o i rider; una volta erano gli italiani e oggi sono gli africani, ma la sostanza non cambia: l’avidità di pochi umilia e uccide gli esseri umani.
Questo continuano a urlarci i minatori di Marcinelle.