IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Ripensando Salomone: problemi risolti, nuovi scenari aperti

di Emilio Spedicato

1. Introduzione

La figura di Salomone, per le sue caratteristiche di persona di grande saggezza, capacità e contatti internazionali, ha affascinato nel corso dei tre millenni passati dalla sua esistenza. La lettura del testo biblico pone seri problemi relativi alla storicità di Salomone ed alla portata dei suoi contributi, fatto che, anche per altre ragioni, ha portato recentemente molti studiosi a dubitarne addirittura l’esistenza storica. In questo contributo, utilizzando informazioni da varie altre fonti, in particolare da Giuseppe Flavio, mostriamo come sia possibile ottenere un quadro coerente con le affermazioni relative alla saggezza, gloria e scienza di Salomone. Uomo che appare nel nostro scenario veramente ai vertici delle qualità a lui attribuite, aprendo inoltre inattese prospettive sul problema della nascita del buddismo e dell’ origine dell’ alfabeto.

Salomone

2. Salomone: una biografia essenziale

A Milano presso la Galleria sta il centro Bet Shlomo, o Casa di Salomone, gestito dal rabbino Samuel.  Dopo una settimana in cui avevo invano cercato di contattare sia lui che il fratello dell’Aga Khan, indovinai che il signore basso, tarchiato ed immensamente barbuto che stavo per incrociare in Galleria un lunedì mattina assai presto, dovendo prendere un treno per Roma, fosse lui.
Shalom, è lei il rabbino Samuel padre di 17 figli? 
17 per ora, rispose.
Gli chiesi del silenzio biblico sui figli che Salomone presumibilmente ebbe dalle sue 700 mogli; mi rispose che non erano vere mogli. 
Salito poi sul treno incontrai, incredibilmente, un pakistano pilota personale dell’ Aga Khan, in Italia per addestrarsi sul nuovissimo e costosissimo elicottero da poco acquistato dal capo degli Ismaeliti.
Una sera poco dopo, trovandomi a Mestre, notai un altro signore barbuto e cappelluto che pure stava per incrociarmi. Era un rabbino israeliano, cui chiesi:
shalom, where is Solomon’s tomb?
La sua risposta: no one knows.

Due temi, negli aneddoti di sopra, importanti, la cui risposta non si trova nella Bibbia, né nella versione dei Settanta né in quella del Masoretico, e credo per un motivo preciso: mentre la Bibbia mai, a parere mio e salvo alcuni errori di traduzione e di trasmissione, racconta il falso, tuttavia spesso tace su importanti fatti  lasciandone una impressione lontana alla realtà. Ma esistono altre fonti ed è spesso possibile recuperare un quadro dei fatti soddisfacente.

Su Salomone sappiamo dalla Bibbia che visse nel decimo secolo AC, regnò 40 anni, ebbe da Dio il dono della più grande saggezza, fu capo di un regno esteso dal Nilo all’ Eufrate, ebbe centinaia di mogli e concubine, ebbe in visita  la bellissima regina di Saba-Sheba, che per vederlo fece un viaggio senza precedenti;  costruì un tempio a Gerusalemme, descritto nei particolari, e che fu distrutto da Nebuchadnezzar nel 887 AC (Esdra ed Erode il Grande si occuparono poi della ricostruzione e restauro; questo secondo tempio fu distrutto dai Romani nel 70 AD e sulla sua area stanno ora la moschee di Omar e di El Aksa). 

Sappiamo da Giuseppe Flavio, appartenente ad una delle famiglie sacerdotali che si alternavano nella cura del tempio, persona coltissima e poi legata a Vespasiano e Tito da cui ebbe in dono la biblioteca del tempio prima che questo fosse definitivamente distrutto, che Salomone andò al potere a 14 anni e regnò per 80; avendo chiesto il dono della saggezza Dio gli concesse anche quello della gloria e della scienza.

Molti studiosi contemporanei, fra cui l’ ebreo Paolo De Benedetti, che insegnava al Seminario Teologico di Milano, affermano che Salomone non è mai esistito, e come lui Davide e Mosè! Anche se non espliciti come De Benedetti, sulla sua linea sono molti biblisti italiani. Quindi i preti escono dai seminari con l’idea che la Bibbia sia una raccolta di storie prodotte artificiosamente nel sesto secolo AC utili solo a suggerire riflessioni teologiche e morali. Non considerando qui l’origine delle idee di De Benedetti et al (da trovarsi in problemi di geografia biblica non risolti correttamente, vedasi i lavori del grande storico libanese Kamal Salibi (1988, 1996), e nel colossale errore di Lepsius e Champollion nel datare l’anno sotico citato nel De die natali di Censorino!) vediamo di interpretare coerentemente le informazioni di origine biblica e flaviana:

  • i 40 e 80 anni di regno si spiegano con la ragionevole ipotesi che, dopo 40 anni di amministrazione effettiva, e terminata la costruzione del tempio, Salomone abbia deciso di visitare il suo vasto impero e di restituire le numerose mogli con i figli alle famiglie originarie, quelle dei re che gli si erano sottoposti volontariamente, inviando tributi, fra cui figlie o sorelle. Salomone è infatti criticato nella Bibbia, e considerato un peccatore, per avere avuto mogli straniere, e per avere permesso culti stranieri, segno di una tolleranza e saggezza, assai mal vista dai fondamentalisti, diremmo, che gli stavano vicini; alla sua morte mogli e figli sarebbero stati sterminati. Del viaggio di Salomone restano tracce nei monumenti, rispettatissimi in loco, chiamati Takht e Suleiman, Troni di Salomone, di cui ne esistono in Iran (Hamadan), nella regione indiana (Taxila, Srinagar…), e persino nel lontano Fergana, la fertile valle dell’ attuale Kirghizistan dove si allevavano i più cari cavalli del mondo antico (e qui certo arrivò Alessandro, amante dei cavalli; il suo Bucefalo era un fortissimo e rarissimo cavallo norvegese dei fiordi; e da qui, dalle colline Bororo, portò probabilmente dei soldati dai quali discendono gli abitanti della valle di Hunza, chiamati Hunzakut dai Pakistani,  ma che chiamano se stessi Bororo…)
Takht e Soleiman
  • il regno era esteso dal Nilo all’ Eufrate. Se l’ Eufrate è l’ attuale fiume della Mesopotamia sarebbe stato un regno esteso sui deserti principalmente. Ora esistono forti argomenti, basati sulla dimenticata Cosmographia di Aethicus Ister, su un passo di Nearco riportato in Strabone, e sulla geografia dell’Eden, del Kharsag, e dei viaggi di Gilgamesh, vedasi Spedicato (2001, 2002, 2003, 2004) che Eufrate fosse il nome originario dell’Indo. Questo mutò probabilmente dopo l’ invasione dei Sindhi al tempo dell’ Esodo e dopo la di poco precedente invasione di Dioniso (che si può arguire fosse re della Margiana), ma a lungo fu conservato nei popoli come il nome originario. Quindi un regno vastissimo, forse più ampio di quello di Alessandro, se non addirittura di quello di Gengis Khan, non potendosi stabilire quale parte della Siberia ad esso afferisse. I testi non parlano di guerre, quindi va concluso che il regno si formò per adesione volontaria dei vari re, impressionati dalle superiori doti di Salomone. Un regno che si formi in tale modo non sarebbe stato un caso unico nella storia, così avvenne in India per Ashoka e in Cina per Yu. E così’ secondo alcune tradizioni avvenne anche, prima del diluvio, per Enoch, alla cui autorità si sottomisero ben 120 re, vedasi In the beginning  di Velikovsky.

  • partito Salomone per il suo lungo viaggio, il suo regno, che era stato affidato ai due figli, Roboamo e Geroboamo,  decadde, le due parti in cui esso era stato diviso cadendo sotto il controllo egizio ed assiro. Salomone nei lunghi anni del suo viaggio, dove forse percorse più dei 100.000 km stimati per i viaggi di Ibn Battuta…, ad una ad una restituiva le mogli alle loro famiglie ed alla fine si trovò, per scelta sua, probabilmente in India e non più ricco. Probabilmente si dedicò alla meditazione ed alla scrittura di libri, alcuni dei quali (Proverbi, Qoelet…) in epoca ellenista furono tradotti nella lingua del tempo (i biblisti  li ritengono opere di tale epoca, ma noi crediamo nella validità della tradizione, accettata anche dal Corano,  che li attribuisce a lui). Sono libri presagenti l’ insegnamento di Budda, che fu attivo meno di due secoli dopo la sua morte. Notata questa analogia, mi sono venuti i brividi quando in un articolo del grande Tucci, gloria fra le massime della cultura italiana del Novecento, lessi che la tomba di Salomone si trovava vicinissima alle rovine del palazzo dove nacque Budda, a Kapilavastu,  nella giungla nepalese del Terai (nome che possiamo leggere come nome ibrido Ta ra i, grande santo re). Non lontano da qui, presso le rovine del palazzo di Lumbini dove poi visse Budda sino al suo abbandono e della moglie e del potere, si trova una famosa colonna eretta da Ashoka.  Sembra che ben pochi  abbiano letto questo articolo di Tucci, che ho scoperto sconosciuto a tibetologi e indologi! E allora, forse che Budda ebbe l’ illuminazione mentre sotto un albero leggeva i lavori di Salomone?
Il luogo natale di Buddha, a Lumbini, Nepal.

3. Salomone e la Regina di Saba

Consideriamo ora uno dei passi biblici più affascinanti relativi a Salomone, l’ arrivo della regina di Saba. Questa donna, di grandissima bellezza (come descritto nel Kebra Nagast, il libro nazionale etiopico) e intelligenza, arrivò con una carovana carica di doni preziosi e di oggetti chiaramente di origine tropicale, fra cui un corno di unicorno; il suo viaggio sarebbe stato il più lungo mai intrapreso dal passato. Il Kebra Nagast afferma che avrebbe avuto un figlio da Salomone, di nome Menelik (interpretabile come luminosa anima di un sapiente). Questi divenne il capostipite della dinastia degli imperatori etiopi, orgogliosi della loro genealogia, la più lunga nota con discendenti ancora  presenti (quella della famiglia imperiale giapponese risale al sesto secolo AC, e quella del grande studioso sufi italiano Gabriele Mandel risale al quarto secolo AC, quando un suo avo, re della Battriana, impedì ad Alessandro la conquista completa del suo paese).

E’ tesi corrente che Macheda, questo il nome della regina nel Kebra Nagast, venisse dallo Yemen, dove esisteva una comunità detta dei Sabei, e che i doni portati fossero di provenienza almeno in parte africana. Ma a questa tesi si può obiettare che un viaggio dallo Yemen era impresa ogni anno effettuata dalle carovane che partendo dal Dhofar e dall’ Hadramaut portavano a nord incenso e mirra e lo speciale miele della zona, ancora oggi noto per il suo specialissimo sapore nonché per l’altissimo prezzo; e che lo Yemen ebbe sì periodi di splendore, ma all’ epoca di Salomone, il decimo secolo AC,  non si era probabilmente ancora ripreso del tutto dall’ immensa devastazione che lo colpì nel 1447 AC. In tale anno il colossale tsunami da vento, che abbassò le acque a nord del Mar Rosso permettendo a Mosè di salvarsi (vedasi Spedicato 2007a,b,c), e le accumulò a sud presso il Bab el Mandeb, la porta delle lamentazioni, ne devastò la zona più ricca dove per oltre trecento anni non si hanno più tracce di costruzioni. Inoltre l’ unicorno è individuabile nel rinoceronte indiano, avente un solo corno, contro i due dell’ africano. E soprattutto il nome Saba o Sheba, con accettabili trasformazioni linguistiche, può ridursi a Siva-Shiva, o Sharviah , come Shiva cinquecento anni fa era chiamato presso i Kafiri dell’ Afghanistan. E’ quindi naturale ipotizzare che la regina di Saba fosse una regina dell’ India al di là dell’ Indo, quell’ India gangetica o anche meridionale che nessuno dei conquistatori noti dai classici (Sesostri primo, Semiramide, Dario, Alessandro…) mai potè conquistare, per le difficoltà climatiche e l’ immensità della sua popolazione. Regina di un impero che posiamo supporre confinasse con quello di Salomone. E quindi il viaggio fu effettivamente lungo come nessun altro prima (poi, forse nessuno ha ancora superato Ibn Battuta), ma possibile senza problemi perché effettuato attraverso regioni pacificate. E viene da pensare che Macheda possa avere preso la strada, forse allora più agevole perchè attraverso una regione meno arida, della Gedrosia, ovvero dell’Iran meridionale, quella che scelse Alessandro al suo ritorno o dove quasi morì di sete, e forse la scelse perché sapeva che vi era passata la regina….

Dopo l’ incontro con Salomone, Macheda probabilmente ritornò in India via mare, presumibilmente con navi indiane appartenenti ai grandi navigatori indiani Panis. Forse partì dal porto di Etzion Geber, un’ isoletta non lungi da Aqaba, e durante il viaggio visitò  porti dei Panis (i cui nomi ancora oggi esistono con riferimento a Shiva: Safaga in Egitto, Sawa Jinn, poi Suakin, in Sudan, Sofala, allo sbocco del fiume Sabi,  in Mozambico…), e  territori colonizzati dall’ India (forse anche il Madagascar, popolato con genti provenienti da India e Indonesia); in particolare  l’ Etiopia dove lasciò il figlio e forse presiedette alla costruzione di un palazzo ad  Axum recentemente scavato da archeologi tedeschi, e poi lo Yemen, e l’ Oman/Makran/Magan….

Ed essendo certo più giovane di Salomone non è da escludere che questi, al termine dei suoi  anni di viaggio in oriente per restituire le mogli, non sia andato ad incontrarla in India e che il palazzo di lei fosse nel Nepal di oggi: Nepal via naturale per il sacro monte Kailas, trono di Shiva, sede della miniera di sabbie aurifere di Ophir, da cui Salomone ne importò a tonnellate, trono quindi di oro, come ben si addice al dio Shiva, meta di tanti viaggiatori e perchè no anche di Salomone…

L’ incontro di Salomone e Macheda può aver avuto un’ altra conseguenza di immensa importanza per la storia dell’ umanità, discussa nella prossima sezione. E se l’ ipotesi è corretta, Salomone, Newton e Von Neumann sono da considerare ai vertici della storia culturale dell’ umanità.

La Regina di Saba

4.  Salomone uomo di conoscenze e creatore dell’ alfabeto

Ed ora alcune considerazioni sulla sua scienza, la terza delle doti in cui giganteggiò, stando a Giuseppe Flavio, mentre la Bibbia ne tace, come tipico in tante occasioni riguardo a situazioni e persone non approvate dall’ autore del testo biblico. Taceremo delle affermazioni in vari testi extrabiblici scritti sia in occidente che in oriente (in Persia particolarmente), dal carattere spesso favolistico, come la capacità di parlare con gli animali (ma riscontrabile in addetti allo yoga in India e in San Francesco) e la sua disponibilità di una macchina volante. Consideriamo solo come possa avere interagito culturalmente con la regina di Saba, con la quale i rapporti non furono certo solo a livello erotico. Se la regina proveniva dall’ India scivaitica, quindi dall’ India profonda al di là dell’Indo, doveva essere persona di conoscenze approfondite in settori “magici” come il tantrismo, lo yoga, la medicina ayurvedica. E’ inoltre da ritenersi che dovesse conoscere, oltre all’ immensa letteratura in sanscrito, il Rg Veda era già formato nel quarto millennio AC, vedasi Kak et al (1995), e in tamil, anche la cosiddetta scrittura della civiltà dell’ Indo-Sarasvati, il cui decadimento dopo l’essiccamento della Sarasvati un migliaio di anni prima di Salomone non implicava necessariamente la perdita del patrimonio culturale. E qui va detto che il cosiddetto mistero di questa lingua e scrittura è stato risolto da poco, con i risultati convergenti del filologo tedesco Schieldman, che l’ ha identificata come antico sanscrito-prakrito, e del matematico Subhash Kak, giunto alla stessa conclusione.

Dobbiamo quindi pensare che Salomone, cui dovevano essere note le scritture basate sui geroglifici egizi, sul cuneiforme dei sumeri, e quelle sillabiche del lineare A e B, dovesse essere esposto da parte della sua visitatrice anche alle scritture antichissime indiane, di tipo sillabico (e qui si potrebbe anche ipotizzare, ma il discorso porterebbe lontano, che i lineari A e B, pur esprimenti un greco antico, fossero di origine indiana, come conseguenza di contatti con i Panis di cui sotto).  Perché allora non ipotizzare che Salomone, grazie alla sua straordinaria intelligenza, non si sia accorto che una scrittura sillabica potesse essere ulteriormente semplificata, usando tanti segni quanti i singoli suoni identificabili, ovvero le consonanti e le vocali? Osservazione solo apparentemente banale, in quanto la varietà dei suoni è invero assai elevata (noi italiani abbiamo due pronunce per la e, o, ma non differenziamo tali vocali come lettere) e una singola parola tende ad essere pronunziata diversamente, specie a livello vocalico, anche da comunità geograficamente vicine, come ancora avviene con i dialetti. A parte questo problema, va osservato che una scoperta che semplificasse la scrittura e la mettesse facilmente a disposizione degli utenti, avrebbe fatto perdere clientela agli scribi. Ed è ben noto nella storia, e la cosa vale ancora oggi, come nel caso delle auto che potrebbero fare 40-100 km con un litro, che certe scoperte, utili alla maggioranza della popolazione ma dannose per una potente minoranza, siano malviste e spesso soppresse, anche a costo della vita dell’ inventore (la storia romana ne presenta vari casi). Quindi un altro motivo per cui Salomone è stato censurato nella Bibbia.

Ma la praticità della sua scoperta non sfuggì agli amici navigatori che con il re Hiram gli avevano portato, fra l’ altro, prezioso materiale per la costruzione del tempio. Il cedro quasi certamente non era il Cedrus lebanotica dell’ attuale Libano, poco atto alle costruzioni causa lo sviluppo più orizzontale che verticale con grandi nodosi rami, ma il Cedrus deodara del Kashmir, dal tronco eretto, lunghissimo, rami sottili, legno rossastro e inattaccabile dagli insetti, unico legno ammesso in Asia per le statue sacre e le costruzioni nei templi. I biblisti che hanno sempre pensato al Libano ignorano la botanica, la storia delle costruzioni sacre in India e i libri del grandissimo Tucci.

Cedrus deodara del Kashmir

Hiram era un re dei Fenici, parola greca che significa Rossi, e che va riferita al Mar Rosso da cui provenivano, ovvero all’ odierno Oceano Indiano (detto Rosso per la presenza occasionale di isole galleggianti di pomice rossa proveniente dalle eruzioni nella Dancalia, dove la pomice biancastra diventava rosso sangue attraversando le acque salate della depressione, vedasi Spedicato (2007a,b,c)).
Re era Hiram  si poteva dire anche dei Punici-Puni, parola che corrisponde al sanscrito Panis (probabile il riferimento a Punt, la regione dei cinque grandi fiumi convergenti nell’ Indo, ora Penjab), nome indicante gli esperti navigatori, che viaggiavano su gran parte dei mari del globo, sfruttando i monsoni per raggiungere l’ Africa e le isole della Sonda, e probabilmente terre ancora oltre.
Quindi è probabile che l’alfabeto inventato da Salomone sia passato ai Fenici, cui Salomone forse donò anche basi permanenti sulla costa libanese, in particolare Tiro. Ricordiamo che Tiro possedeva una grande biblioteca ai tempi di Alessandro, da lui bruciata dopo la conquista della città che gli aveva resistito a lungo, come era suo uso nei confronti dei patrimoni culturali dei popoli conquistati (e seguendo l’ esempio del suo maestro Aristotele, che fece raccogliere e bruciare le opere di Democrito perché aveva idee diverse dalle sue) e che a Tiro operò il primo storico noto della storia, Sanchoniaton, la cui opera sopravvive in frammenti. Sanchoniaton  secondo alcune fonti visse all’epoca di Salomone, e si potrebbe ipotizzare che scrivesse sotto suo invito. A Salomone in tale caso anche l’ onore di avere ispirato la prima opera storica. E con la scoperta dell’ alfabeto, possiamo considerarlo il numero uno nella scienza umana, prima di Newton e di Von Neumann…

Bibliografia

Kak S., Frawley D. e Feurnstein G., In search of the cradle of civilization, Quest Books, 1995  

Salibi K., Secrets of the Bible people, Saqi Books, London 1988

Salibi K., The Bible came from Arabia, Naufal, Beirut, 1996

Spedicato E., Geography of Gilgamesh travels, part I: the route to the mountain of cedars, Migration and Diffusion  1, 6, 2001

Spedicato E., Geography of Gilgamesh travels, part II: the route to Mount Mashu, Migration and Diffusion  1, 7, 2001

Spedicato E., Eden revisited : geography, numerics and other tales,, Migration and Diffusion  4, 16, 2003

Spedicato E., Geography and numerics of Eden, Kharsag and Paradise: Sumerian and Enochian sources versus the Genesis tale, Migration and Diffusion  5, 18, 2004

Spedicato E.,  The Deucalion catastroph 1: the passage of the Red Sea by Moses and the Phaethon explosion, Proceedings of the International Conference on The Atlantis Hypothesis: Searching for a Lost Land, Milos island, July 2005, 115-130, 2007a

Spedicato E.,  The Deucalion catastroph 2: the Phaethon explosion and some of its effects outside Egypt, Proceedings of the International Conference on The Atlantis Hypothesis: Searching for a Lost Land, Milos island, July 2005, 131-144, 2007b

Spedicato E., The Deucalion catastroph 3: chronological and geographical questions, Proceedings of the International Conference on The Atlantis Hypothesis: Searching for a Lost Land, Milos island, July 2005, 145-162, 2007c

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