Riflessioni sulla cooperazione euro-mediterranea: il Marocco
Di Giuseppe Spedicato
- L’importanza della cooperazione con il Marocco e con gli altri paesi arabi del Mediterraneo
Discutendo di cooperazione con un paese come il Marocco, si deve innanzitutto evitare di indurre chi ci ascolta a pensare ad un gesto di carità, di generosità da parte nostra nei confronti di un paese povero, che esporta tanti immigrati in Italia ed in Europa. Pertanto, si tenterà di riflettere sugli scenari ed opportunità che può offrire una proficua collaborazione con questo paese ed in genere con i paesi arabi del Mediterraneo.
Teniamo presente che il Marocco è un paese arabo ed islamico e nel bacino del Mediterraneo vi sono molti paesi appartenenti alla stessa cultura e religione. Quindi, rapportarsi con il Marocco significa anche imparare a rapportarsi con questi altri paesi, ma anche con le comunità islamiche residenti in Europa. Consideriamo ancora che gli arabi vivono da tempo una fase di aspirazione al cambiamento, che non sappiamo ancora dove porterà. La cultura araba, infatti, anche se spesso è presentata come immobile, è invece alla ricerca di una “via” che le consenta di superare l’attuale situazione di difficoltà. La civiltà araba è una civiltà fortemente insoddisfatta, che si sente umiliata e che vuole riscattarsi ritornando a ricoprire un ruolo di primaria importanza nel mondo, come lo ha ricoperto nel passato. Ovviamente per raggiungere questo obiettivo si deve, prima di tutto, instaurare una fruttuosa collaborazione tra i paesi arabi, cosa non semplice da concretizzare anche se le condizioni favorevoli per una “rinascita” ci sono quasi tutte, a partire dalle disponibilità finanziarie. La “rinascita” del mondo arabo potrebbe anche coniugarsi con una ritrovata cooperazione tra i paesi islamici. Si parla, ad esempio, dei paesi dell’Asia centrale (paesi ricchi di risorse energetiche). Teniamo presente che in molti paesi islamici vi è un clima di odio verso l’Occidente, ma anche verso la Russia e vi è diffidenza verso le economie emergenti. Tutto ciò potrebbe favorire questa collaborazione, in modo particolare se si dimostrerà vantaggiosa dal punto di vista economico.
- inoltre importante imparare a rapportarsi con il Marocco e quindi con i paesi arabi anche perché:
– l’Unione Europea (U.E.) ospita circa 9 milioni di immigrati islamici e se fallirà un loro reale inserimento e se nei paesi islamici i sentimenti antioccidentali permarranno o cresceranno ancora, i problemi di convivenza civile aumenteranno.
– In Europa vi sono Stati prevalentemente islamici come Albania e Bosnia che prima o poi entreranno a far parte della UE. La Turchia, paese islamico molto popoloso, da molto tempo è in attesa di aderire all’UE.
– Se i paesi con noi confinanti, non avranno le forze per affrontare la globalizzazione diventeranno un problema soprattutto per noi.
– Il Marocco e gli altri paesi del Maghreb, potrebbero essere per noi una porta di accesso a molti paesi dell’Africa sub sahariana. L’Africa, continente ricchissimo di risorse, è un’area geografica verso cui l’Italia mostra poco interesse (a differenza di altri paesi come Cina, India e Brasile) eppure dista solo 140 chilometri dalla Sicilia.
– Potrebbe anche capitare, come è stato detto, che questi paesi riescano a darsi un ruolo di primo piano nel mondo e che il nostro ruolo, invece, venga ridimensionato. Basti pensare ad una grave crisi economica nel nostro paese seguita da una secessione del nord Italia. Oppure ad un ridimensionamento del progetto UE.
– Come abbiamo detto la civiltà araba non è immobile e lo ha dimostrato tante volte nel passato e continua a dimostrarlo ancora oggi. In tempi relativamente recenti ha dato vita ad un nuovo soggetto: l’islam politico (che sta dimostrando di non essere in grado di proporre soluzioni reali ai problemi delle popolazioni arabe), ora presenta un’altra interessante novità: la crescita della finanza islamica. Questa non permette l’interesse, la speculazione e il gioco d’azzardo. Ciò significa, ad esempio, che il denaro non deve produrre altro denaro. L’investimento, dunque, deve essere indirizzato verso l’economia reale, ma non solo, deve essere anche un investimento etico, nel senso che deve procurare vantaggi anche alla società (anche se intesa, probabilmente, come comunità dei credenti) e non deve operare in settori come la pornografia, prostituzione e narcotici. Ovviamente una finanza rispettosa di questi principi etici dovrebbe essere al riparo da crisi finanziarie (come quelle che stiamo vivendo in questi ultimi anni) e rappresenta anche un argine all’economia criminale (che è una minaccia ben più grave dell’islamismo radicale). Pertanto, è per noi una questione vitale riuscire ad instaurare un rapporto di proficua collaborazione con questi paesi, in particolare se riuscissero a dirottare verso il Mediterraneo le risorse finanziarie dei paesi del Golfo (cosa che sta già avvenendo).
Purtroppo la cooperazione dell’U.E. con il Marocco (ed in generale con gli altri paesi arabi del Bacino del Mediterraneo), è influenzata da molti fattori:
- Le continue crisi economico-finanziarie. Queste, tra le altre, condizionano la convivenza con le comunità arabe immigrate (e non solo con queste) nella UE e tendono a ridurre l’ammontare delle risorse destinate alla cooperazione internazionale.
- I conflitti dell’Occidente in terre islamiche. Questi da un lato rendono più difficoltoso il dialogo tra Occidente e mondo arabo, dall’altro spingono gli arabi ad una maggiore coesione interna perché a torto o a ragione si sentono minacciati.
- La paura dell’élite arabe al potere di perdere il controllo dei loro paesi (paura probabilmente condivisa anche dall’UE).
- La questione palestinese.
- L’islamismo radicale e violento.
- La desertificazione e la disponibilità di risorse idriche.
- La scarsa considerazione del Mediterraneo da parte dell’UE, sempre più orientata verso est.
- Il controllo dei flussi migratori.
- L’islamofobia dell’Occidente.
- La concorrenza che l’Europa subisce nell’area da parte degli U.S.A. e delle potenze emergenti, prima di tutto la Cina.
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