Ragazze e ragazzi della generazione now: una conversazione con Ginevra Leganza (prima puntata)
di Enrico Conte
Siamo tutti figli di Darwin e di quella tal tendenza a classificare i fenomeni naturali, specie vegetali e animali. Lo facciamo ormai con ogni cosa e, da ultimo, anche con le generazioni.
Prima, direi prima che le segmentazioni venissero agevolate dai dati sulla rete, in un secolo le generazioni erano quattro, una ogni 25 anni. Tutto appariva inserito in un ordine naturale, con caratteri, e problemi, replicabili all’infinito.
Da quando i tratti di una generazione hanno perso caratteristiche storicizzabili (boomers, i nati nel secondo dopoguerra) tutto è diventato più complesso e, grazie a un processo di infantilizzazione – siamo tutti un po’ e sempre adolescenti – il passaggio da una generazione all’ altra è come fosse una porta girevole, dalla quale si può entrare e uscire a piacimento. A seconda delle convenienze.
Detto ciò, mi incontro con Ginevra Leganza sul treno per Roma, Frecciarossa. Ci sono molti ragazzi, molti studiano, tanti altri lavorano, sono i nuovi emigranti rispetto a quelli che, fino agli anni ’70, riempivano queste carrozze dirette anche a Milano, Torino, Zurigo, Trieste. Erano treni diretti e notturni, con le cuccette a sei che, negli anni ’90, diventarono luoghi poco sicuri.
Capitava ai malcapitati di vedersi borseggiare di notte, è successo, a chi scrive, di essere svegliato dal trambusto provocato dalla polizia ferroviaria che metteva in manette di uno questi ladri, che fu immobilizzato al finestrino fino alla prima stazione di sosta…Pescara, stazione di Pescara, caffè… panini… caffè.
Ginevra Leganza è salita a Bari, è nata in Terra d’Otranto, ha studiato filosofia all’Università di Lecce, poi a Tubinga e Padova. Adesso ha 29 anni e vive a Roma, dove lavora come ricercatrice presso la Fondazione Leonardo -La civiltà delle macchine, scrive per vari giornali, l’Espresso, Libero, Il Foglio. L’ho incrociata durante una chiacchierata pubblica organizzata nei giorni di Natale presso le Officine Ergot di Lecce. Il titolo dell’incontro era “Parola aperta”. Adesso va a Roma.
D. Un Rapporto ONU del 2024 pubblica una proiezione demografica: tra 50 anni, l’Italia, sarà una nazione divisa in tre, il Nord passerà da 27 a 24 milioni di abitanti, il Centro da 11 a 9 milioni, il Sud da 19 a 11 milioni.
In linea con queste previsioni, da ultimo, le analisi di Roberto Volpi e di Francesco Billari, Rettore di UniBocconi, autore del libro “Domani è oggi”.
Ginevra Leganza: come prima impressione provo un certo sconforto, anche se questo fenomeno riguarda molti Paesi. Quanto al Mezzogiorno, ma vale per l’Italia, ritengo sia certo dovuto a fattori economici, la ricerca di occasioni di lavoro a condizioni migliori, ma anche a ragioni di tipo culturale, di approccio esistenziale possiamo dire, perché sono cambiate le prospettive rispetto ai nostri genitori.
Ora si ha sempre meno l’idea di legare la propria esistenza ad un progetto di vita, si vive giorno per giorno (ndr now, appunto), e il collante è dato dall’individualismo. Le grandi città, le metropoli, esercitano un grande fascino andando incontro ai desideri di molti di noi, non c ‘è più bisogno di stanzialità.
D. Una ragione per non emigrare
G.L. Se è facile essere incuriositi da ciò che è altro, da ciò che non ci appartiene, potremmo piuttosto lasciarci prendere da ciò che c’è attorno a noi. Avevo un’amica che andava in India a cercare la trascendenza, ma trascurava del tutto ciò che aveva vicino. Occorre sviluppare la capacità di guardarsi intorno. A Roma, per esempio, c’è il bello e c’è il brutto, si mescola il fango e l’oro e il risultato è l’orrore, serve pertanto discernere e abituarsi a guardare in alto, come esercizio quotidiano.
D. Cosa possono fare le università per attrarre studenti?
G.L. A Padova ho trovato ambienti, e aule meravigliose, al cui fascino è impossibile sottrarsi. Raccontano la permanenza della loro storia e la cura che viene messa da chi ci lavora. E che inevitabilmente attrae.
Eppoi, direi, non più lo studio per lo studio, ma un qualcosa che consideri il lavoro la sua naturale e integrata prosecuzione, in una concezione olistica, che arricchisca il profilo umanistico del sapere.
D. A proposito di cambiamento climatico stiamo passando dalla “crescita infinita” al modello della “teoria della ciambella”, per la quale lo spazio giusto per l’umanità si colloca al centro del cerchio e lascia fuori ciò che consuma risorse senza avere riguardo alle conseguenze?
Non lo so. Non posso vaticinare. Ci sono anche autorevoli studiosi, penso al prof Franco Prodi (ndr Docente di fisica e termodinamica, con la cattedra di fisica dell’atmosfera a Ferrara, fratello del più famoso Romano), che sostengono che non è detto che il cambiamento climatico non sia, fondamentalmente, un fenomeno naturale e ciclico, piuttosto che di origine antropica. Forse non è sbagliato considerare che l’aumento delle temperature non sia del tutto dovuto all‘uomo.
Detto ciò, penso che si registri una certa tendenza a screditare l’umano e le sue scelte e in questo ritengo che rientri la critica all’impronta dell’uomo sulla terra.
D. E se il limite del quale abbiamo bisogno riguardasse, piuttosto, la dimensione individuale? Viviamo in mondi paralleli, penso ai video giochi, o alla stessa pornografia, dove tutto sembra possibile. E dove non sembrano esserci limiti e cornici di senso…
G.L. Il basso Impero, per lo meno in occidente, viene conquistato dalla barbarie. Questo processo, forse, tocca anche la dimensione del singolo. Tuttavia, con riguardo alla pornografia, devo dire che più che il mercimonio dei corpi mi scandalizza quello dei sentimenti che, quando vengono messi in piazza, preludono alla perdita di sè stessi. Forse dobbiamo toccare il fondo, poi non sarà più tollerabile il vuoto di senso.
D. Mimmo Paladino sostiene che l’arte contemporanea sembra restare in un recinto di regole che, piuttosto, dovrebbero essere non rispettate. E Vincenzo Trione parla di “lenta eutanasia” e salva, tra le istituzioni culturali che la promuovono, la Fondazione Prada a Milano.
G.L. Quando l’arte contemporanea parla a sé stessa direi che sono d’accordo, peraltro mi sembra votata alla sparizione se l’opera perde i connotati della bellezza quando, piuttosto, la bellezza dovrebbe parlare a tutti. Quando, nel 1919, Duchamp, per denigrare le istituzioni e la cultura ufficiale, mette i baffi alla Gioconda, stimola una domanda, ma se la domanda è sempre la stessa diventa una parodia sterile e non capace di generare alcunchè.
D. Avremo come amico/a una macchina come “Klara e il sole”, nel romanzo di Kazuo Ishiguro?
G.L. Quanto a ciò che avviene nel mondo digitale penso che, per molti, sia un rifugio, un sottrarsi ad una realtà, anche relazionale, che fa paura. I ragazzi, mi dice una mia professoressa, sono molto più fragili, c’è uno scollamento con la realtà che li rende fragili. In una mia riflessione, che mi permetto di riprendere, e pubblicata sul Foglio del 1luglio 2024, dal titolo “In morte della seduzione”, riporto un dato uscito su le Monde, i maschi under 35, due su cinque, evitano l’incontro perché al “sesso etico”, preferiscono la Playstation, preferiscono gingillare su Instagram, intontirsi di serie tv e scelgono il filo del joystick. La mente è satura di pixel e non sa più fabbricare onirismi e i video giochi sono preferiti agli appuntamenti.
Ginevra mi saluta per tornare nella capitale, e mentre la osservo che scende dal treno mi torna in mento Erich Fromm, nel suo “La rivoluzione della speranza” del 1968, dove ricordava che Robespierre adorava il futuro come una divinità. Di famiglia ebraica, emigrato negli USA per sfuggire al nazismo, sosteneva che l’adorazione del futuro è precisamente l’alienazione della speranza”. I fantasmi del comunismo e del fascismo, possiamo aggiungere e attualizzare, sono ormai spariti e hanno lasciato il campo a una “società completamente meccanizzata, che ha per scopo la massima produzione materiale e il massimo consumo e che è diretta dai calcolatori; in questo processo sociale l’uomo, ridotto a una parte della macchina complessiva, è ben nutrito e ben trattato, ma è passivo, senza vita”. Mi chiedo se, leggendo Fromm, si respiri un’aria simile a quella che stiamo vivendo ora…
Lecce-Trieste 16 gennaio 2025
Enrico Conte
Redazione di Trieste
de Il Pensiero Mediterraneo