Quel silenzioso 25 aprile 2021
di Eliano Bellanova
La liberazione nazionale evoca ricordi inalienabili in chi ha compiuto un percorso di vita.
Per alcuni, il coronamento di un sogno.
Per altri, la caduta del regime fascista.
Per altri l’affermazione di nuove idee e nuovi ideali.
Oggi, 25 aprile 2021, una persona, che seguiva la rituale cerimonia in televisione, mi ha detto:
“Ma guarda… in fondo quelle persone hanno versato sangue, si sono sacrificate, sono morte per consegnarci una nazione migliore, libera. … e questi stanno distruggendo (o hanno già distrutto) ciò che quelle hanno costruito”.
Espressioni di un candore impagabile… dette con un velo di insopprimibile tristezza.
In fondo, ha riassunto in poche parole un tratto di storia lungo tanti lustri, un tempo da “girotondo intorno al mondo”, come diceva una canzone di “qualche” tempo fa.
In effetti, cosa resta di “quel 25 aprile 1945”?…
Partigiani e truppe alleate avevano liberato faticosamente la penisola dal dominio nazi-fascista, dopo un guerra fratricida da molti definita “civile”.
Mentre le note di “Bella Ciao”, “La Bella Gicogì”, “Lilì Marlène” avanzavano di pari passo con i combattenti, l’Italia volava verso una nuova era.
Non so cosa sia rimasto di “quel 25 aprile”.
Nel cerimoniale del Presidente Sergio Mattarella ho notato tanta tristezza e malinconia. … quasi il segno premonitore e… ammonitore di un’Italia che non c’è più, di una nazione riassunta in una celebre pellicola cinematografica degli Anni Settanta dello scorso secolo, dal titolo “L’Italia s’è rotta”… un’anticipazione di tempi che ora viviamo e in cui disperiamo di costruire quel “qualcosa di nuovo” che i pionieri del dopoguerra, pur con idee e ideali diversi e contrastanti, invece edificarono.
… e se devo rievocare lo spirito che sopravviveva ancora negli Anni Sessanta e Settanta, non posso fare a meno di affermare che di “quello spirito” non restano che i cocci, difficilmente ricomponibili in unità.
Eliano Bellanova