Prima lezione sul cinema tra visione e scrittura. Incontro con il regista Maurizio Mazzotta
La vera storia della parrucchendola e del garziere – 2018 – 29’ Maurizio Mazzotta ha il gusto della surrealtà, molti dei suoi cortometraggi sono assurdi, paradossali, alla fine però tradiscono la sua voglia di raccontare storie che hanno in fondo qualche verità incontestabile. In questo cortometraggio della durata di 29 minuti gioca con le parole e crea nuovi mestieri, alcuni dei quali convincono. “La protagonista della storia va (e andrà) “scarpando” ai diversi livelli dimensionali, creando universi possibili, a volte effimeri, a volte incisivi, terreni e ultraterreni.
Li crea tramite la mente di un ciabattino-demiurgo, motore statico di un “tutto dinamico” che gli circola attorno, che a volte si manifesta turbolento come un vento impetuoso che scompagina piani e propositi, compreso quello di poter generare un’anima filiale devota e stabile. Ma lei, la figlia del ciabattino, di fare entrare i suoi piedi nelle scarpe del padre, creatore e curatore di anime, non intende proprio, perché la sua libertà non è ancorata al suolo di questa terra. “Mette le ali ai suoi piedi” e corre leggera tra le sconfinate dimensioni di un Paradiso che la mente demiurgica del ciabattino stesso pensa di aver creato, battito, dopo battito, incessante, ritmico, costante, penetrante, perché le dimensioni nelle quali palpita la vita sono molteplici, comprese tra l’infima e la suprema, tra l’Inferno e il Paradiso.” (da “RIFLESSIONI SUL CORTO “LA PARRUCCHENDOLA E IL GARZIERE”, DI MAURIZIO MAZZOTTA, 2018, di Marisa Grande, Rivista “Anxa”, Lecce) La “Parrucchendola”, la figlia inquieta del ciabattino demiurgo, è perennemente insoddisfatta della sua realtà quotidiana (di parrucchiera) e cerca di cambiarla, almeno in parte, condividendo il suo mestiere con altri e assumendone il mestiere (quello della fruttivendola, da cui Parrucchendola, del garzone, del tassista e perfino del cardinale, generale, onorevole e… via così).
Ma i giochi di parole sono anche del personaggio apparentemente più normale, cioè il calzolaio che filosofeggia con il verbo scappare avendo la scarpa in mano per cui “io scarpo”, “tu scarpi” “egli scarpa” e chi scarpa cerca invano se stesso… meglio star fermi. “Questo film”, dice il regista, “l’ho covato per anni”. Infatti nasce da un suo racconto pubblicato negli anni Novanta, scritto per ragazzi, per quei ragazzi intelligenti che vanno al di là delle cose e a un certo punto smettono di sorridere e prendono a meditare.
E alla fine infatti ci si chiede se sia possibile una selezione sulla terra: chi sarebbe ammesso e chi no in un eventuale paradiso. Il soggetto è tratto dal racconto Il garziere di Maurizio Mazzotta (in M.Mazzotta, MR.Savoia, La lettura intelligente, Giunti Lisciani 1995) soggetto e sceneggiatura: Maurizio Mazzotta fotografia: Marc van Put montaggio: Maurizio Mazzotta e Marc van Put regia: Maurizio Mazzotta aiuto regista: Alessandro Stajano aiuto fotografo: Marco Zeppola segretaria di edizione: Maria Rita Metrangolo fonico di presa diretta: Fabio Fusillo scenografo: Alessandro Stajano truccatrice: Martina Carbone costumista: Lilian Indraccolo oggetti e problem solving: Movie in Sud postproduzione video: Soft Video Lecce postproduzione audio: Michele Leucci interpreti in ordine di apparizione calzolaio: Maurizio Mazzotta parrucchiera: Agnese Perrone ventoliere: Massimo Romano garzone del bar: GianLuca Marra onorevole: Tiziana Buccarella seminarista: Giuliano Greco cardinale: Cosimo Guarini generale: Wojtek Pankiewicz gasista: Pino Costantini operaio: Paolo Mezzi i lettori all’edicola: Paolo Altamura, Marcello Rizzo Affinito fruttivendola: Maria Rita Metrangolo sindacalisti: Maria Antonietta Corbo, Fernando De Rosa uomo in bianco: Daniele Panarese tassista: Alessandro Stajano