Poesie da: Quanto resta del Sud di Antonio Nahi
Il vecchio stanco
Il vecchio stanco, racconta le sue storie
tra le stoppie rinsecchite al sole,
è depositario d’antiche memorie.
Gli occhi sono gelsi neri come il dolore,
rammentano odori di finocchi agresti:
sapevano di labbra sbocciate all’amore.
Tra le ombre dolci della fresca sera
acuisce l’udito col palmo della mano:
ascolta il trapasso dell’ultima primavera.
Il petto è una fonte asettica d’argilla;
esperto al tocco, con le sole dita, cerca
tra pietre, lo stelo di un fiore lilla.
Non sopravvive il sogno tra vecchie
Non sopravvive il sogno tra vecchie contrade
dove il cappero turco la fa da padrone
rappreso sotto la pergola di calce biaccata.
Lungo rivoli segnati di bava di lumaca
accalappia le mosche il gatto sornione.
Nella corte la Brizia ramazza acqua passata.
Tra pale di fichidindia e rovi
Tra pale di fichidindia e rovi s’annida
il mosto odoroso delle more.
Scende il sipario che chiude il giorno,
si alza un frullo nell’ultimo lucore.
L’ultima folata, furtiva, alla finestra
porta via l’odore buono della minestra.
Nei rintocchi bigi della quieta sera
dorato il crepuscolo se ne muore.
Profumi d’antichi passi la sera
Profumi d’antichi passi la sera
e di nespole mature per l’arie sudate
che calme e suadenti inducono
a rammentare le cose andate.
Giochi di luna tra nubi ferite nei cieli:
strappi vermigli rammendano invano;
rifuggono speranze ambite e orizzonti
d’ambra si perdono lontano.