Platone cosa direbbe a Bertrand Russell che ha ipotizzato che Socrate sia frutto della sua “fantasia”?
di Lunetta Milù
Cosa direbbe Platone a Bertrand Russell sul fatto che ha ipotizzato che Socrate, altro non è che il frutto della grande mente platoniana. In poche parole Platone ha inventato Socrate? Questa è una domanda interessante che ci porta a riflettere sul rapporto tra filosofia e storia, tra realtà e finzione, tra maestro e discepolo. Platone è stato uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi, ma anche uno scrittore di talento che ha usato la forma dialogica per esporre le sue idee. Socrate è stato il suo maestro, il suo modello, il suo eroe. Ma quanto di Socrate c’è nei dialoghi di Platone? E quanto di Platone c’è in Socrate?
Bertrand Russell, il celebre filosofo e matematico britannico, ha sostenuto che Socrate è stato un’invenzione di Platone, una sorta di personaggio letterario che serviva a dare voce alle sue teorie. Russell ha scritto: “Socrate, come lo conosciamo, è un personaggio inventato da Platone. Non sappiamo nulla di lui, se non quello che Platone ci dice; e Platone era un artista, non uno storico.” (Russell, 1946, p. 89)
Questa tesi è molto provocatoria e controversa, e non tutti gli studiosi sono d’accordo con Russell. Alcuni ritengono che ci siano delle fonti indipendenti da Platone che attestano l’esistenza storica di Socrate, come Senofonte, Aristofane e i testimoni del suo processo. Altri sostengono che Platone abbia rispettato la personalità e il pensiero di Socrate, anche se li ha arricchiti con le sue intuizioni. Altri ancora ammettono che Platone abbia trasformato Socrate in un portavoce delle sue dottrine, ma che questo non significa che Socrate sia stato un puro prodotto della sua fantasia.
Ma cosa direbbe Platone a Russell, se potesse incontrarlo e confrontarsi con lui? Forse gli direbbe che la sua accusa è ingiusta e infondata, che lui ha sempre amato e venerato Socrate come il più saggio e il più giusto degli uomini, che lui ha cercato di tramandare il suo insegnamento e il suo esempio alle generazioni future. Forse gli direbbe che la sua opera non è una mera finzione letteraria, ma una ricerca filosofica autentica e appassionata, che si serve del dialogo come strumento per indagare la verità. Forse gli direbbe che Socrate non è un personaggio inventato da lui, ma un maestro reale che lo ha ispirato e guidato.
Oppure forse Platone gli direbbe qualcosa di diverso. Forse gli direbbe che la sua accusa è vera, ma irrilevante, che lui non ha mai preteso di essere uno storico fedele, ma un creatore di miti e di idee, che lui ha usato Socrate come un simbolo e una metafora per esprimere la sua visione del mondo. Forse gli direbbe che la sua opera non è una mera finzione letteraria, ma una costruzione filosofica originale e geniale, che si serve del dialogo come forma per comunicare la bellezza. Forse gli direbbe che Socrate è un personaggio inventato da lui, ma un personaggio sublime che lo ha trascendente e elevato.
Non possiamo sapere con certezza cosa direbbe Platone a Russell, perché i due filosofi appartengono a epoche e contesti diversi, e hanno concezioni diverse della filosofia e della storia. Ma possiamo immaginare il loro dialogo come un esercizio di fantasia filosofica, come un modo per confrontare due modi di fare filosofia: quello di Platone, basato sul mito e sull’idea; quello di Russell, basato sulla logica e sulla scienza. E possiamo chiederci: quale dei due preferiamo? E perché?