Per il “Manfredi” di Giovanni Paladini
di Maurizio Nocera
C’è poesia in questo Manfredi di Giovanni Paladini (Carmiano, 1946, vivente). Vive a Cavallino. E c’è tanta dolce narrazione e tanta storia, quella vera dalla quale un attento lettore può partire per ritrovare i bandoli della matassa per poi inerpicarsi audacemente sulle vette di un tardo mitico Medioevo italico-meridionale, dove i personaggi e le situazioni concrete ti avvolgono in un ampio respiro (il sibilo lungo) che fascina, ammalia, intorpidisce piacevolmente.
Non a caso ho scritto personaggi. E sì, perché dentro al canovaccio storico del romanzo di Paladini giganteggia la figura del grande insuperabile Federico II (Iesi, 1194 – Castel Fiorentino, 1250), padre di Manfredi (Palazzo San Gervasio, 1232 – Benevento, 1266), il famoso re di Sicilia, del quale tanto si sa ma che nessuno aveva scavato nel profondo della sua storia di bambino, adolescente, uomo maturo, amante della vita e delle cose della vita. Il romanzo ha il pregio di una parte letteraria narrativa tipica del romanzo storico, e una parte storica vera e propria in cui l’autore giustifica il narrato con note e precisazioni a fine capitoli.
Personalmente mi occupo di libri. Soprattutto di libri cartacei, quelli che non moriranno mai. In essi c’è il profumo della carta, della sua grammatura; c’è il profumo dell’inchiostro, della sua esoticità; ci sono i caratteri e la loro bellezza stilistica; c’è l’architettura (misure auree) del formato; c’è la maestria della composizione; c’è la manualità dello sfoglio, e c’è pure la libertà di luoghi di lettura. Ci sono tante altre cose, ma mi fermo qui. Ci saranno altri momenti per approfondire. Come si dice al mio paese, lasciamo che il tempo trascorre ancora e che l’orgia del digitale raggiunga il suo naturale orizzonte, poi si vedrà cosa peserà di più sul piano della temporalità: se il digitale, che pur dobbiamo usare e difendere, perché ci ha salvato da tante dimenticanze, o il cartaceo. Ho voluto scrivere la nota appena sopra per spezzare una lancia a favore di questo bel libro di Giovanni Paladini: cartaceo, formato 1/4 elefante, cartonato, carta patinata semi-lucida, carattere Times new roman, corpo 11, composizione vicina alla misura aurea, tirato da Grafica & Stampa di Altamura (colophon), giugno 2022, pp. 178. La prima di copertina (elaborazione di Giuseppe Caporale), a quasi tutta pagina mostra un maturo (30 anni?) Manfredi sul suo splendido cavallo bianco (acquerello di Margherita Salamida), offre come titolo Manfredi. Il Re dissepolto sognava la pace, amava l’Italia. Edizione sotto gli auspici della Pinacoteca e Biblioteca “Camillo d’Errico” con Editor Elisa Rollo e la partecipazione del Consiglio Regionale della Basilicata; illustrazioni di Clara Pagliara Gennari.
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