Pace, tanto invocata e poco praticata
Di Antonio Pistillo
Fabrizio De André, è stato e resta un grande cantautore che ha scritto tra i tanti uno straordinario brano un piccolo ma diffuso segno per sollecitare quella pace che tutti, ma proprio tutti dovremmo contribuire a rendere concreta.
La “Pace” quella condizione che tutti dicono di perseguire e che in realtà disattendono, ostacolano, impediscono, in molte personali private e pubbliche azioni.
La musica e il canto, giocano un ruolo importante e a volte determinante nel nostro pensare, perché è quella comunicazione che meglio di ogni altra forma di connessione arriva direttamente al cuore.
Nella canzone di De Andrè le parole raccontano l’atrocità’ e l’assurdità della guerra e nella sua espressività centra in pieno il significato della guerra in relazione ai giovani.
I nostri giovani, tutti i giovani di oggi e di tutti i tempi, che hanno e pagano da sempre la inconcepibili perversità di folli megalomani che sotto la ragion di stato e l’interesse nazionale celano la sete di potere che li divora.
Piero il protagonista della canzone è un ragazzo che lotta per la pace, per la serenità, per non dover uccidere mai nessuno.
È questa forte volontà di un ragazzo normale come tanti, la chiave di lettura del messaggio, al di là e al di sopra di tutto, persino della sua stessa vita.
La guerra colpisce anche nei momenti di maggiore felicità, quando meno te lo aspetti, sono proprio quei momenti in cui l’uomo dovrebbe considerare ciò che ha e non desiderare ciò che non gli serve.
Vi invito ad ascoltare questo brano: