IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Origine ed evoluzione dei cetacei,  evoluzione della vita acquatica e simbologia del mare e dell’ acqua (Seconda e ultima parte)

Cetacei

di Fabrizio Manco

La prima parte è stata pubblicata il 16 giugno 2024.

Cetacei preistorici nei  territori dell’ Egitto.

Tuttavia il Basilosaurus isis era il terrore dei mari, per la sua ferocia e aggressività. Era talmente feroce che poteva attaccare anche gli altri Basilosauri, dei quali molto probabilmente si cibava, e gli squali.

In Egitto come accennato prima, esiste la più grande concentrazione di cetacei preistorici, in particolare di Basilosaurus isis, tanto è vero che nel sito naturalistico di Wadi El- Hitan, è stato creato un museo meraviglioso realizzato a regola d’arte e dedicato interamente ai Cetacei preistorici e alla loro affascinante evoluzione. Il museo è stato realizzato in collaborazione con un Team di studiosi Italiani che hanno dato un grande contributo alla realizzazione finale del museo. E come spiegano i realizzatori, il museo delle balene preistoriche è il primo museo al mondo a questa tematica. Di struttura circolare, tanto è vero che può mimetizzarsi con le dune del deserto Egiziano, contiene 11 stazioni contenenti preziosi pannelli con splendide illustrazioni che riproducono i cetacei preistorici e il loro Habitat di 40 milioni di anni fa. Il museo inoltre è completo di biglietteria, caffetteria, centro informativo e parcheggio turistico. Io la trovo una bellissima iniziativa, la quale dovrebbe essere fatta anche in Italia, visto che anche nel territorio Italiano furono scoperti vari resti fossili di balene preistoriche come il Titanocetus

Sempre nel territorio Egiziano, fu scoperto un altro cetaceo preistorico, il Phiomicetus anubis ( Gohar et Al., 2021), i quali resti fossili furono scoperti nel 2021 ancora una nel deserto di El- Fayyum. Questa specie di cetaceo preistorico era ancora in parte terrestre, e si tuffava nei mari per cacciare le prede. In base ai resti fossili scoperti, il Phiomicetus anubis era un predatore feroce: con denti aguzzi adatti per lacerare la carne, era sicuramente un ottimo cacciatore. Le zampe erano palmate, e non ancora trasformate in pinne , poiché frequentava la terraferma. Questo esemplare fu scoperto e studiato da un gruppo di ricercatori Arabi, capitanati dal paleontologo e paleobiologo dei cetacei Abdullah Gohar, che lavora al Mansoura University in Egitto. Gohar, ha rilasciato un’ intervista al giornale Insider, dove in un articolo di Matthew Lowe del 26 Agosto 2021, dichiara:

“ abbiamo scoperto quanto feroci e letali le sue potenti  mascelle siano in grado di strappare la carne ad una vasta gamma di prede…. Questa balena era un dio della morte alla maggior parte degli animali che vivevano in quella zona “…..

Invece in un importante articolo scritto per la prestigiosa rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, Abdullah Gohar e i suoi collaboratori scrivono:

“ In circa 10 milioni di anni, mammiferi terrestri erbivori simili a cervi, si trasformarono in mammiferi carnivori acquatici. I Protocetidae, sono i cetacei e le balene dell’ Eocene, e rappresentano un importante passo dell’ evoluzione di questi mammiferi ……”

I resti fossili di questo cetaceo preistorico sono una parte di mandibola, alcuni denti e altre parti dello scheletro. Non sono fossili completi, ma hanno permesso lo stesso di classificare questa balena preistorica. Il Phiomicetus anubis, che prende il nome dal dio dell’ Oltretomba Egizio Anubi, è un Protocetidae. Questa famiglia di antichi cetacei visse nell’ Eocene, periodo geologico che va da I 56 milioni di anni fa a 33 milioni di anni fa. Tuttavia non è la prima balena preistorica che si scopre in Egitto, in particolare nella formazione del deserto del El- Fayyum. Come detto prima, in Egitto furono scoperti numerosi esemplari di balene preistoriche, come il Basilosaurus isis. Sembra che il primo esemplare fossile di balena preistorica scoperto in Egitto sia un fossile scoperto e studiato dal paleontologo Eberhard Fraas nel 1904. Ma fossili di cetacei preistorici furono scoperti comunque in tutto il mondo.

Nella ricostruzione del Phiomicetus anubis , curata dall’ Università di Mansoura,  il Protocetidae viene rappresentato mentre nuota in acqua intento a cacciare un Onchopristis ( Stromer, 1917), un grande pesce cartilagineo scoperto e descritto da Ernst Stromer nel 1917. Tuttavia questo pesce visse durante il Cretaceo inferiore e superiore, tra i 110 e gli 80 milioni di anni fa, nelle attuali zone dell’ Egitto e del Marocco. Era infatti una delle prede preferite dello Spinosaurus Aegypticus ( Stromer, 1915), che lo cacciava immergendosi nelle acque dei fiumi. Quindi la rappresentazione di questo pesce è sbagliata: poiché il Phiomicetus anubis visse nell’ Eocene, gli Onchopristis erano già estinti da 40 milioni di anni. Molto probabilmente si tratta di una illustrazione scenografica, più che una esatta riproduzione della paleoecologia del Phiomicetus anubis.

È  interessante tuttavia quello che afferma ancora Abdullah Gohar sul Phiomicetus anubis, sulla rivista Reuters, il 27 Agosto 2021 :

“ Phiomicetus anubis è una nuova specie chiave di balene e una scoperta fondamentale per la paleontologia Egiziana e Africana…. “

Invece sulla rivista Insider ha dichiarato:

“ Questo documento rappresenta una svolta per i paleontologi Arabi…. Questa scienza è rimasta appannaggio di paleontologi stranieri per un lungo periodo di tempo, nonostante la ricchezza del patrimonio naturale Egiziano con importanti fossili di balene preistoriche …. “

La testa di questo cetaceo preistorico doveva essere simile a quella di uno sciacallo. Per questo i paleontologi scelsero di dedicarlo al dio dell’ Oltretomba Egizio Anubi: questa divinità Egizia infatti è rappresentata con un corpo umano e la testa di uno sciacallo.

Come detto più volte prima, nella depressione del deserto di El- Fayyum si trova un tesoro immenso per quanto riguarda le specie animali preistoriche, e non soltanto per quanto riguarda le balene preistoriche. Questo sito racchiude tesori che vanno dalla preistoria fino alla civiltà Romana e Cristiano/ Copta. In queste zone dell’ Egitto le scoperte sono state e sono tutt’ ora di una ‘ importanza fondamentale per la storia della vita sulla terra, per la storia del Mediterraneo e per la storia della civiltà umana. Furono scoperti fossili di primati antichissimi, come l’ Aegyptopithecus zeuxis ( Simons, 1965 ), la quale è considerata dagli studiosi come l’ antenato più antico delle scimmie catarrine ( al quale gruppo appartiene anche la specie umana), all’ origine addirittura di tutte le scimmie antropomorfe. L’ Aegyptopithecus zeuxis era simile per quanto riguarda il comportamento e lo stile di vita,  ai primati preistorici come i  Plesiadipiformes e i Proconsul , vissuti durante l’ Eocene. L’esistenza dell’ Aegyptopithecus zeuxis in un ambiente oggi dominato dal deserto,  fa comprendere come l’ Egitto abbia attraversato vari climi, come del resto tutti i continenti: durante l’ Eocene l’ Egitto era sommerso dalle acque, mentre nell’ Oligocene, l’epoca nella quale visse il primate Aegyptopithecus zeuxis, l’ Egitto era pieno di una fitta vegetazione con alberi da frutto e un clima tropicale, adatto per i primati e altri mammiferi placentari.

Per quanto riguarda l’evoluzione degli elefanti, i territori di El- Fayyum, che in lingua Copta significa Il Lago, furono scoperti importanti fossili si esemplari come il Moeritherium ( Andrews, 1901), vissutoin questi territori tra l’Eocene e l’Oligocene. Ma anche per l’evoluzione dei rinoceronti a El- Fayyum ci sono importanti reperti paleontologici: infatti fu scoperto un esemplare di rinoceronte preistorico, chiamato Arsinotherium ( Beadnell, 1902), che visse tra i 36 e i 27 milioni di anni fa, tra l’ Eocene superiore e l’ Oligocene inferiore. In base alla sua struttura anatomica è probabile che fosse imparentato con i Proboscidati, con i Sirenii e con i Perissodattili.

Ma a El- Fayyum furono scoperti anche molti esemplari di uccelli preistorici, come gli antenati delle rondini, dei colibrì, delle  cicogne, degli aironi e dei Martin Pescatori ; tutte specie di uccelli preistorici che si stavano evolvendo durante l’ Eocene, in contemporanea all’ evoluzione delle balene. Mentre per quanto riguarda la civiltà umana, El- Fayyum è un tesoro di Papiri nei quali sono conservate numerose opere greche e paleocristiane. Ma anche per quanto riguarda l’ Archeologia El- Fayyum è un tesoro immenso: infatti i Ritratti di El- Fayyum sono la testimonianza straordinaria di circa 600 ritratti funebri di epoca Ellenistica/ Egizia, i quali hanno tramandato una conoscenza dei volti e dei vestiti di quelle epoche altrimenti perduta.

Non sappiamo se il Basilosaurus e i Dorudontinae avevano già evoluto l’ ecolocazione ma sicuramente ormai nelle profondità marine avevano un ottimo senso dell’ orientamento, in quanto erano ormai mammiferi placentari totalmente marini.

Altri cetacei preistorici importanti per capire la loro evoluzione sono il Prosqualodon , lo Squalodon , il Neosqualodon e il Mammolodon.

Il Prosquodon hamiltoni (Benham, 1937 ), fu scoperto nei territori Australiani nel 1937 . Si tratta di un cetaceo che aveva già evoluto lo sfiatatoio, non aveva più le narici come gli altri mammiferi terrestri. Visse tra l’ Oligocene e il Miocene inferiore, tra i 30 e i 20 milioni di anni fa. I suoi denti lunghi e seghettati fanno comprendere che questo cetaceo preistorico era un predatore feroce che cacciava molte prede negli abissi marini. Il Mammolodon colliveri ( Pritchard, 1939), visse sempre tra l’ Oligocene 30 milioni di anni fa nei territori dell’attuale Australia,  fu scoperto nel 1932 e classificato nel 1939. Alcuni paleontologi hanno ipotizzato che si trattava di una specie di cetaceo preistorico che stava evolvendo i fanoni , ovvero le strutture dentarie degli attuali Misticeti. Poiché nella mandibola superiore i denti erano posizionati molto distanti tra loro, alcuni studiosi hanno ipotizzato che questo spazio aveva favorito lo sviluppo dei fanoni.

Lo Squalodon ( Grateloup, 1840 ; Mckenna & Bell, 1997 ), il quale molto probabilmente aveva già evoluto l’ ecolocazione, si presume che fosse un cetaceo che dimorava nelle acque calde. Dotato di un rostro con il quale forse cacciava le prede, Visse tra la fine dell’ Oligocene e il Miocene, tra i 33 e 14 milioni di anni fa. I suoi resti fossili furono scoperti negli attuali territori del Nordamerica e dell’ Europa.

Il Neosqualodon (Brandt , 1873;  Dal Piaz, 1904 ; Fabiani, 1949), fu scoperto principalmente nei monti Iblei dell’ attuale Sicilia, nei pressi di Ragusa. In base ai resti fossili, che comprendono mandibola, denti e parte del rostro, il Neosqualodon aveva un lunghissimo rostro, molto probabilmente utilizzato per catturare le prede. Non sappiamo se il Neosqualodon fosse una presenza endemica degli attuali Monti Iblei Siciliani che durante il Miocene erano sepolti dalle acque, oppure sia migrato in queste zone alla ricerca di prede o per la stagione riproduttiva.

La Sicilia preistorica continua a regalare sorprese: oltre alla presenza degli elefanti nani e del Ghiro gigante, durante il Miocene, quando era totalmente sommersa dalle acque, c’era la presenza anche di cetacei preistorici, come dimostra il Neosqualodon.

Ma nel Miocene, si evolse un altro cetaceo preistorico terribile come il Basilosaurus isis: il Lyviatan melvillei ( Lambert et Al., 2010). Questo feroce mammifero placentare marino Odontoceto, era pericoloso quanto il gigantesco squalo preistorico Megalodon ( Carcharodon carcharis/ Otus megalodon ; Carchalocles megalodon, Agassiz, 1843 ), lo squalo più grande che i mari abbiano conosciuto. Sia il Lyviatan melvillei che il Megalodon, vissero tra il Miocene e il Pliocene. Molti resti fossili di cetacei preistorici, portano l’impronta di morsi di denti del Megalodon, è ciò è la conferma che il grande squalo preistorico Megalodon cacciava anche i grandi mammiferi placentari marini .

All’origine dei Misticeti e degli Odontoceti. 

È opinione consolidata tra gli studiosi, che i cetacei misticeti si siano originati nei mari del Pacifico e da lì attraverso un’ evoluzione radiale si siano sparsi in tutto il mondo. Forse il Cetotherium ( Brandt, 1873), una balena dell’ Oligocene di piccole dimensioni, i quali resti fossili furono scoperti nelle zone del Nord- America , della Russia e dell’ Europa, è uno dei primi Misticeti. Predato dallo squalo Megalodon, era una balena che aveva già evoluto una sorta di fanoni primitivi. Un  altro possibile antenato dei Misticeti è il Llanocetus denticrenatus ( Mitchell, 1989 ), che si stima avesse grandi dimensioni. Vissuto durante il periodo dell’ Oligocene, tra 35 / 32 milioni di anni fa,  in base ai resti fossili scoperti, che consistono in una parte di mascella, si può ipotizzare che avesse evoluto dei protofanoni, o comunque una dentatura utile per filtrare il cibo. Il Llanocetus denticrenatus visse nei mari appartenenti ai territori dell’ Antartide, e quindi si presume che si nutrisse principalmente di Krill, che abbonda nei mari Artici. Anche se non ci sono prove sicure, è probabile che l’ evoluzione dei fanoni sia stata causata dalla dieta di questi cetacei preistorici: quando incominciarono a nutrirsi principalmente di Krill. Potrebbe essere questa l’origine dei Misticeti, anche se è stata un’evoluzione lenta. Infatti alcuni cetacei preistorici come il Mammolodon colliveri avevano entrambe le strutture dentarie nelle mascelle: sia i fanoni che i denti. Ciò significa che mangiavano molte varietà di prede. Quando invece la loro dieta cambiò, la struttura dei denti da carnivori venne persa per evolvere i fanoni.

Il Krill ( Euphausiacea, Dana, 1852 ), è un crostaceo di piccolissime dimensioni, circa 2 centimetri, ed è formato da testa, torace e addome. Il suo esoscheletro è trasparente e per questo motivo sono visibili gli organi interni. I Krill hanno occhi  composti e due antenne. Costituiscono la dieta principale di balene, megattere e balenottere azzurre.

Considerazioni conclusive sull’evoluzione dei cetacei.

Come afferma una parte di un bell’ articolo di Kate Wong, pubblicato sulle Scienze di Giugno 2023 ,dedicato ai Misticeti dell’ Artico e intitolato Piccolo grande mistero, è visitando l’ Antartide che si fa conoscenza delle forze che plasmano i Misticeti da tempo immemorabile. Kate Wong sottolinea come la trasformazione delle balene dalla vita terrestre alla vita acquatica sia una delle più spettacolari trasformazioni evolutive di qualunque gruppo di vertebrati terrestri. Questa grande avventura evolutiva, che ebbe inizio durante l’ Eocene, circa 50 milioni di anni anni, in un’epoca per la terra caratterizzata da caldo intenso e tropicale, fu caratterizzata da numerosi percorsi. Nell’ Eocene il Gondwana si stava frammentando, mentre si stava formando sempre di più l’antico mare della Tetide, che all’epoca andava dall’ oceano Pacifico all’attuale mare Mediterraneo. Quando i primi protocetidi incominciano ad adattarsi alla vita acquatica, le acque erano basse e molto calde. Il loro genoma diede una risposta evolutiva all’ ambiente: gli arti anteriori e posteriori diventano pinne, le orecchie si modellano per l’udito sottomarino e il naso si trasforma in uno sfiatatoio. Così, i primi protocetidi dopo 10 milioni di anni erano ormai troppo lontani dai loro antenati per fare un ritorno sulla terraferma. Questa è la prima parte dell’evoluzione delle balene e dei cetacei.

La seconda parte dell’evoluzione dei cetacei avviene durante le epoche Glaciali. Alcune parti del Gondwana meridionale si staccano e danno origine al Sud America, all’ Antartide e all’ Australia. Il continente Antartide ormai isolato dalle correnti calde della parte meridionale, viene attraversato dalle correnti fredde del polo sud e il mare che lo circonda, diventando freddo, diventa un ottimo ambiente per il Krill , per lo Zooplancton e per il Fitoplancton. Così, gli antenati dei moderni Misticeti incominciano ad abitare queste acque, nutrendosi del Krill e dei Plancton. Nel corso dei milioni di anni successivi, i cetacei di quelle acque modificano la loro struttura dentaria dando origine ai fanoni, mentre le dimensioni dei loro corpi aumentano a dismisura. L’ evoluzione della struttura dentaria dei fanoni permette ai cetacei Misticeti di filtrare il Krill e altre sostanze nutritive delle acque marine, ed è un sistema che da milioni di anni nutre questi giganteschi mammiferi placentari marini.

Parte terza :

Origine ed evoluzione dei mammiferi placentari e struttura, anatomia e  riproduzione dei Cetacei.

I Cetacei ( Cetacea, Gingerich, sono mammiferi placentari marini ( Mammalia, Linnaeus, 1758 ). Il primo studioso a capire che i delfini e le balene non sono pesci ma mammiferi, è stato Aristotele, il quale descrive tutti gli esseri viventi nella sua grandiosa opera dedicata alla vita biologica. Formata da Le parti degli animali, La generazione degli animali e Il movimento degli animali, questa grande opera scientifica descrive per la prima volta i delfini e gli altri cetacei come mammiferi vivipari, benché siano acquatici. Aristotele descrive i cetacei come mammiferi vivipari che respirano attraverso uno sfiatatoio. Ma spiega che anche le foche sono dei mammiferi placentari acquatici, e che l’essere umano e le scimmie antropomorfe e antropoidi hanno numerose somiglianze e caratteristiche in comune. Queste osservazioni sono un qualcosa di straordinario per quell’ epoca. In questa grande opera Aristotele descrive il corpo umano, la sua anatomia, i suoi apparati ( circolatorio, respiratorio, sanguigno), i suoi organi, la sessualità e la gestazione. Passa poi in rassegna tutti i viventi : pesci, insetti, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Aristotele in questa opera è stato il primo studioso a inserire la specie umana nel gruppo degli animali e nel gruppo dei mammiferi di. Tuttavia, egli analizza il corpo umano non solo dal punto di biologico, fisiologico e anatomico, ma anche dal punto di vista simbolico: per Aristotele, la parte superiore dell’essere umano è collegata all’universo e al cielo, mentre la parte inferiore è collegata alla parte terrestre dell’ universo. Una simbologia che sarà ripresa da Leonardo Da vinci ( 1452 – 1519 ) nel suo Uomo Vitruviano ( 1490 ), nel quale disegno a penna china su carta presenta l’uomo come l’unione del Macrocosmo e del Microcosmo.

I mammiferi ( Mammalia, Linnaues, 1758 ), sono vivipari: cioè partoriscono i cuccioli già formati e vivi. Il nome Mammifero, significa “ che porta le mammelle” , proprio perché le femmine dei  mammiferi hanno le ghiandole mammarie e le mammelle per allattare la prole . I mammiferi si dividono in placentari/ placentati, cioè il gruppo che ha evoluto la placenta per permettere  all’ embrione di svilupparsi,  e in marsupiali, i quali sono dotati di una sacca esterna nella quale il piccolo embrione si arrampica per completare il suo sviluppo. Ma esistono anche alcuni mammiferi che fanno parte di un gruppo molto particolare: i Monotremi. Questo gruppo di mammiferi ancestrali depone le uova.

I mammiferi placentari ( Eutheria, Parker & Haswell, 1897), costituiscono la maggior parte degli esseri viventi della terra, oltre che la maggioranza dei mammiferi.  Infatti soltanto una piccola parte dei mammiferi è marsupiale, e un’altra parte più piccola e’ rappresentata dai Monotremi ( Monotremata ), checomprendono l’ ornitorinco ( Ornithorynchus anatinus , Shaw, 1799 )  e l” Echidna ( Tachyglossidae, Gill, 1872 ). Il  resto sono tutti placentari. I mammiferi monotremi sono gli unici mammiferi ovipari. È un chiarissimo indizio che fa capire che i mammiferi discendono dai rettili e che i primi mammiferi deponevano le uova. Ma poiché sono mammiferi, il gruppo dei Monotremi possiede due ghiandole per la secrezione del latte, ma non proprio mammelle come i mammiferi placentari.

L’origine dei mammiferi dobbiamo cercarla nel gruppo dei rettili. In  particolare i mammiferi placentati hanno origine nel gruppo dei Therapsidi ( Therapsida, Broom, 1905 ). Questi rettili mammaliformi sinapsidi comprendono quindi tutti gli antenati dei mammiferi, i mammiferi veri e propri e tutte le specie affini. Queste creature si evolvono durante il Triassico inferiore circa 225 milioni di anni fa. In base agli studi paleontologici e anatomici , i Therapsidi si sono evoluti dai Pelicosauri ( Pelycosauria ), un gruppodi rettili con la vela dorsale che visse tra la fine del Carbonifero e la prima parte del Permiano. Della famiglia dei Therapsidi fanno parte i Cynodonti e i Dicynodonti. I Cynodonti ( Cynodontia ), vissuti alla fine del Permiano, avevano già evoluto una dentatura quasi come quella dei mammiferi, con canini e molari. L’udito era quasi simile a quello dei mammiferi e i quattro arti erano come quelli dei mammiferi moderni, cioè posizionati sotto il corpo, e non ai lati come gli altri rettili. Tuttavia i Cynodonti deponevano ancora le uova. I Dicynodonti ( Dycinodontia ),  invece erano come i rettili. Questo gruppo di Therapsidi dalla dentarura simile ai cani, da qui il nome,  visse tra il Permiano e il Triassico superiore, e furono il gruppo di animali più diffuso in quel periodo. Molto specializzati nella dieta e nelle dimensioni, alcuni di loro raggiunsero le dimensioni di un proboscidato. In quanto rettili deponevano le uova e non avevano sviluppato i due fondamentali ossicini per l’udito: il martello e l’ incudine.

I primi veri mammiferi a comparire sulla terra furono dei piccoli animali dalle dimensioni di un topo. Apparvero durante il Mesozoico ( Triassico, Giurassico e Cretaceo), l’ era dei dinosauri, in particolare durante il Giurassico, dove si evolsero numerose specie di piccoli mammiferi. Le prime specie di mammiferi furono i Morgonacudonta ( Simpson, 1959), studiati e classificati dall’ evoluzionista Georg Simpson. Si trattava di animali notturni, che vivevano all’ombra dei dinosauri, e che nonostante tutto riuscirono a prosperare e a dare origine alla grande famiglia alla quali noi umani apparteniamo. Vissuti tra il Triassico e il Giurassico, questi animaletti erano onnivori, avevano molari con tre cuspidi, come tutti gli attuali mammiferi placentari, avevano evoluto una sorta di pelo o pelliccia e forse erano gia placentari. Poiché si tratta ancora di mammiferi molto primitivi, non si sa se deponevano ancora le uova o avevano evoluto la viviparita’. Probabilmente erano come gli attuali mammiferi Monotremi, che depongono le uova e allattano i piccoli con le ghiandole mammarie. Ma non si esclude che potrebbero essere stati dei mammiferi placentari con placenta e mammelle. Una specie di mammifero preistorico come il recente Adalatherium hui ( Hu, 2020),  conferma che durante il Cretaceo superiore nel Maastrichtiano, epoca nella quale visse l’ Adalatherium hui, i mammiferi non erano tutti di piccole dimensioni e soprattutto che il Repemomamus giganticus non è stato l’unico mammifero a sviluppare grandi dimensioni durante il Mesozoico. Adalatherium hui era un mammifero di notevoli dimensioni per la sua epoca. Fu scoperto nel Madagascar nordoccidentale,  nella Formazione geologica del Maevarano, nella quale nel Cretaceo superiore, cioè nel Maastrichtiano vissero teropodi carnivori come il Majungasaurus crenatissimus ( Deperet, 1896 ) e il rospo gigante Beelzebufo ampinga ( Evans et Al. , 2008 ).

L’ Adalatherium hui era un mammifero dalla dimensioni di un tasso, che scavata buche profonde dove intanarsi. Era erbivoro ed era un mammifero placentare, ma non si esclude che possa essere stato forse ancora oviparo, così come viene presentato in Prehistoric planet 2. Ma io ho dei dubbi a riguardo. I mammiferi ovipari erano quelli piu primitivi vissuti nel Triassico e nel primo Giurassico. Ma nel Cretaceo i mammiferi avevano ormai evoluto la placenta da molti milioni di anni, e questo significa che l’ Adalatherium hui partoriva i cuccioli. Era quindi viviparo.

I rappresentanti  più conosciuti del  gruppo di mammiferi preistorici sono il Megazostrodon ( Gow, 1986), l’ Adeobasileo cromptoni ( Lucas & Lou, 1993), e il Sinoconodon grigney ( Xi-Luo , Jaworoska &  Cifelli, 2002). In particolare il Sinoconodon grigney è stato studiato dalla grande paleontologa Polacca Zofia Kielan  Jaworowska ( 1925 – 2015 ), la quale ha studiato moltissimo i fossili dei mammiferi preistorici , in particolare quelli vissuti tre il Triassico e il Giurassico. La Jaworowska ha effettuato molte spedizioni Polacche/ Mongole nel famoso Deserto del Gobi. Ha studiato anche il mammifero marsupiale Deltatheridium pretiturbercolare ( Kielan- Jaworowska, Cifelli, 2002 ), il quale visse 75 milioni di anni fa,  nel Cretaceo superiore nei territori dell’attuale Mongolia e Kazakistan. Non era un mammifero prettamente marsupiale, ma era un antenato di questo ramo evolutivo. Probabilmente era ancora un placentare. È stata proprio la Jaworowska ha capire che questo mammifero faceva parte del ramo antenato dei futuri mammiferi marsupiali.

Tutti e tre i mammiferi citati in precedenza, cioè il Megazostrodon, l’ Adeobasileo cromptoni e il Sinoconodon grigney, vissero tra il Triassico superiore e il Giurassico inferiore; come detto in precedenza erano animali notturni, e quindi erano dotati di un ottimo olfatto e di un ottimo udito. Avevano sicuramente evoluto l’ incudine e il martello che formano il timpano delle orecchie dei mammiferi. Quando i primi cetacei iniziarono la vita acquatica la struttura delle orecchie si modifica di nuovo per permettere a queste creature di sentire i suoni sotto le acque.

I primi mammiferi, che apparvero tra il Triassico superiore e il Giurassico inferiore, forse non erano ancora totalmente vivipari , e forse non avevano evoluto la placenta e il cordone ombelicale. La placenta si evolse come risposte ambientale all’Habitat dei mammiferi. I primi mammiferi erano piccole creature pelose all’ombra dei giganteschi dinosauri. Ma anche piccoli dinosauri come il Coelophysis bauri ( Cope, 1889) ,  potevano essere una minaccia, in quanto tutti i dinosauri teropodi, sia quelli di grandi dimensioni che di piccole dimensioni, potevano nutrirsi dei mammiferi.

Secondo gli studi paleontologici, la placenta apparve in maniera sviluppata nel mammifero Eomaia scansoria ( Ji et Al., 2002 ), un primitivo mammifero placentare vissuto circa 125 milioni di anni fa negli attuali territori della Cina. Scoperto nella Formazione Yixian, visse durante il Cretaceo superiore. Tuttavia, un nuovo fossile di mammifero placentare vissuto 160 milioni di anni fa sempre nei territori dell’attuale Cina, scoperto nella importante Formazione di Lioning, anticipa di 35 milioni di anni prima l’origine del gruppo dei mammiferi placentari. Soprannominato Juramaia sinensis ( Zhe – Xi Luo, 2011), ovvero “ La madre Giurassica della Cina, questo fossile fa comprendere non solo che i mammiferi placentari sono molto più antichi di quello che si pensava fino a quel momento, ma soprattutto che erano già degli animali adatti per la vita arboricola. In base alla struttura degli arti anteriori e posteriori, lo Juramaia sinensis che aveva le dimensioni di un ratto, era un animale molto agile e capace di arrampicarsi con facilità sugli alberi e sui tronchi.

Ciò vuole dire che questi primitivi mammiferi placentari erano prede dei dinosauri teropodi. Tra il Giurassico e il Cretaceo si evolsero numerosi teropodi piumati di piccole dimensioni ma tuttavia letali per i mammiferi placentari che stavano comparendo nel mondo. I primi mammiferi placentari infatti si rifugiavano nelle cavità dei tronchi degli alberi o nelle fessure che trovavano occasionalmente. In questi rifugi potevano tranquillamente partorire i loro cuccioli. Quando ancora i mammiferi deponevano le uova, i dinosauri potevano mangiarle o calpestarle. Con la sviluppo della placenta, l’embrione è invece al sicuro nel ventre della madre. Insieme allo sviluppo della placenta si evolsero anche le ghiandole mammarie per la secrezione del latte e la mammelle per permettere ai cuccioli di succhiarla. La placenta molto probabilmente, si è evoluta nei mammiferi tra la fine del Giurassico e il Cretaceo. Cioè quando i mammiferi erano ancora animali notturni. Ma le scoperte del Repemomamus ci dicono che nel Cretaceo alcuni mammiferi  placentari andarono ben oltre le abitudini notturne e le dimensioni di un topo,  e si avventurarono nella vita diurna, dove i dinosauri avevano una vita più attiva. Ed è proprio la vita diurna che ha favorito l’aumento delle dimensioni ai mammiferi placentari. Ricordiamo che dopo l’estinzione dei dinosauri, i mammiferi placentari ebbero una diversificazione abnorme, occupando tutte le nicchie ecologiche, come alberi, colline,  montagne, pianure, praterie, steppe e mari, e inoltre si diversificano con ogni tipo di dimensioni:  dalle dimensioni di ratti e topi fino a quelle degli scoiattoli delle prime proscimmie ; fino ad arrivare ai piu grandi mammiferi placentari della storia della terra, come il Paraceratherium ( Forster/ Cooper, 1911) , vissuto nell’ Oligocene, il quale poteva raggiungere i 7 /8 metridi lunghezza,  e il Mammuthus trogontherii ( Pohilig, 1888 )  vissuto nel Pleistocene medio, il quale per le sue dimensioni è paragonabile a un dinosauro teropode o sauropode. Il Mammuthus trogontherii era alto infatti cinque metri, lungo sei metri, e con un paio di zanne a spirale che potevano essere lunghe fino a cinque metri.

I primi antenati delle balene, in quanto mammiferi placentari terresti, partorivano i loro cuccioli sulla terraferma. Le forme successive, quelle più anfibie , è probabile che partorivano i loro cuccioli sulle rive e sulle coste, e poi quando i cuccioli crescevano si tuffavano nelle acque.

La convergenza evolutiva dei rettili marini e dei cetacei.

I cetacei preistorici dell’ Eocene e del Miocene, ormai completamente acquatici, partorivano nelle acque : come gli Ittiosauri e i Pliosauri, e come tutti i cetacei moderni.

La forma e la struttura dei cetacei è perfettamente adattata alle acque. Essa ha subito un Evoluzione convergente . Con questo termine in evoluzione si intende che due specie viventi non facente parte della famiglia di appartenenza, evolvono le stesse caratteristiche. Esempi di Evoluzione convergente sono il volo degli insetti e le ali dei colibrì. I colibrì sono gli unici uccelli che hanno evoluto il volo stazionario. E come molti insetti si nutrono di nettare. Gli Ittiosauri ( Blainville, 1835 ), e i delfini ( Tursiops truncatus, Gervais, 1855 ), sono un altro esempio di Evoluzione convergente. Quando gli antenati degli Ittiosauri incominciarono ad evolversi nelle acque, svilupparono tutte le caratteristiche dei pesci, pur essendo rettili. Gli Ittiosauri evolsero la pinna dorsale, per flettere nelle acque, le zampe anteriori e posteriori si trasformarono in pinne, il muso si allunga e svilupparono anche la pinna caudale a mezzaluna. Lo stesso è per i delfini. Questi cetacei Odontoceti hanno evoluto le stesse caratteristiche dei pesci e degli Ittiosauri, pur essendo mammiferi placentari. Pinna dorsale, pinna caudale a mezzaluna, arti anteriori e posteriori trasformati in pinne e un muso lungo. Queste sono delle caratteristiche idrologiche e permettono ai mammiferi marini di vivere nelle acque. Molto probabilmente è il contatto con l’acqua che ha fatto attivare gli stessi geni negli antenati degli Ittiosauri e negli antenati dei cetacei. Perché anche gli altri cetacei preistorici come il Basilosaurus isis posseggono le stesse caratteristiche idrologiche.

La convergenza evolutiva riguarda la strutture analoghe e non omologhe : le ali degli insetti e le ali degli uccelli, le pinne dei pesci e le pinne dei cetacei e dei rettili marini sono strutture analoghe, nel senso che è analoga la loro funzione, ma l’origine è diversa. Come scrive il paleontologo e evoluzionista Stephen Jay Gould ( 1942- 2002) :

“ Questi rettili marini con antenati terrestri convergono così fortemente con i pesci che hanno sviluppato una pinna dorsale e una coda a mezzaluna nel posto giusto e con il giusto design idrologico. Queste strutture sono tanto più notevoli perché si sono evolute dal nulla: il loro antenato terrestre non aveva la pinna sul dorso e un’altra pinna a lama sulla coda per servire da propulsore …. “ ( Da “ Otto piccoli porcellini, Edizioni Il Saggiatore).

Tuttavia non sono d’accordo nell’affermare che queste strutture convergenti si siano evolute in maniera casuale: se l’evoluzione agisse in modo casuale non si sarebbero riproposte le stesse strutture in specie diverse. Un altro esempio di convergenza evolutiva è l’ Ecolocalizzazione, la capacità di emettere suoni per rintracciare le prede negli ambienti notturni. Questa capacità si è evoluta diverse volte nel corso della storia della vita sulla terra. In un’altra famiglia di mammiferi placentari, quella dei pipistrelli ( Blumenbach, 1799), e in uccello rapace notturno : il guaciaro ( Steatornis caripensis, Humboltdt, 1817 ), il quale è un uccello rapace appartenente all’ ordine dei Caprimulghi. Questa tecnica permette agli animali che vivono nelle caverne e che si muovono di notte come i pipistrelli e i guaciari,  di trovare le prede e di localizzare il percorso. Nelle profondità marine, anche i cetacei possono trovarsi in difficoltà. E l’ Ecolocalizzazione permette loro di trovare le prede anche a grandi profondità marine. A questo punto è probabile che anche gli Ittiosauri potrebbero avere evoluto la tecnica dell’ ecolocolazzazione, poiché questi rettili marini vivevano nelle profondità marine dove spesso la luce solare non arrivava.

Altri esempi di evoluzione convergente sono la vela dorsale. Questa struttura situata nella schiena si evolse per la prima volta nel Dimetrodon ( Cope, 1878 ),  un rettile sinapside vissuto nel Permiano circa 295 milioni di anni fa. Una struttura simile la troviamo anche nel dinosauro Iguanodonte Ouranosaurus nigeriensis ( Giancarlo Ligabue & Philippe Taquet, 1974 ), vissuto nel Cretaceo superiore in Africa centrale. Ma la vela dorsale più grande la evolse lo Spinosaurus Aegypticus ( Stromer, 1915) , il più grande teropode della storia della vita sulla terra , vissuto in Nord Africa durante il Cretaceo superiore tra i 109 – 97 milioni di anni fa.  Principalmente piscivoro ma all’occasione anche carnivoro, lo Spinosaurus Aegypticus si serviva della vela dorsale molto probabilmente per nuotare nelle acque dei fiumi e dei laghi. Non sappiamo con esattezza a cosa servisse questa vela dorsale: poteva essere anche un sistema per la termoregolazione corporea oppure serviva per l’accoppiamento come attrattiva per il partner. Le vela dorsali sono strutture formate da spine e da pelle. Ma non dobbiamo dimenticare che l’evoluzione dei mammiferi placentari e dei mammiferi marsupiali, è essa stessa un convergenza evolutiva: i mammiferi placentari si evolsero in felini, roditori, Canidi, lupi e Artiodattili. E alla stessa maniera si evolsero i mammiferi marsupiali, i  quali si evolsero e si diversificarono in leoni e lupi marsupiali,  gatti marsupiali e topi marsupiali.

Genetica evolutiva dei cetacei. 

 È Ovvio che dietro l’evoluzione del corpo dei  cetacei c’è in azione il genoma con i geni Omeobox ( Homeobox ), che in base alle informazioni dell’ambiente esterno si attivano e  disattivano. Con il termine geni Omeobox si intendono tutte le parti del DNA che servono per costruire le determinate strutture e che dirigono la morfogenesi degli organismi. Queste sequenze di DNA si trovano negli animali, nei funghi e nelle piante.

Scoperti principalmente da Hernst Halen e dai suoi collaboratori nel 1983 nel laboratorio dell’ università di Basilea in Svizzera, questi geni sono di fondamentale importanza per la costruzione di un essere vivente. Furono scoperti nel genoma del Drosophila melanogaster ( Meigen, 1830 ),  cioè il moscerino della frutta, l’essere vivente più studiato per questo tipo di indagine scientifica. Si è scoperto che i geni Omeobox agiscono in maniera cronologica allo sviluppo embrionale. I geni Omeobox si dividono infatti in due parti: quelli della parte ANT -C, cioè della parte anteriore della struttura dell’organismo, e quelli della parte BX – C, cioè quelli della parte posteriore dell’organismo.

Uno dei geni che si è rivelato di fondamentale importanza per la formazione degli esseri viventi durante l’evoluzione della vita sulla terra, è il gene Sonic Hedgehog ( o gene SHH ), scoperto nel 1978 da Christiane Nusslein- Volhard e da Eric Wieschaus. Questo gene, il quale nome è stato ispirato ad un personaggio di un videogioco, il famoso riccio blu Sonic the Hedgehog per via della sua forma arricciata, da centinaia di milioni di anni, è alla regia della formazione degli esseri viventi. Il gene SHH infatti regola la formazione degli arti, dei denti, del sistema nervoso e della notocorda. Dall’esplosione del Cambriano con l’ Anomalocaris, e dalla Pikaia gracilens, questo gene regola lo sviluppo della notocorda, dei denti e degli arti. Lo sviluppo e la grande evoluzione dei pesci con la formazione delle loro mascelle, la trasformazione delle pinne in arti durante il Devoniano e il futuro sviluppo dei rettili terrestri in rettili marini e la successiva trasformazione del corpo di alcuni mammiferi placentari terresti in mammiferi placentari marini, è stato tutto regolato da questo gene. E ancora questo gene è stato di fondamentale importanza quando alcune linee di cetacei si evolsero in Misticeti e in Odontoceti. Per i Misticeti c’è stata una trasformazione totale per quanto riguarda le enormi dimensioni e i denti. Per gli Odontoceti la trasformazione principale è quella legata alla loro forma idrologica, la quale ha reso i cetacei simili ai rettili marini preistorici come gli Ittiosauri e simili ai pesci. Si stima che addirittura il delfino è più veloce del tonno ( Thunnus, South, 1845 ) , il quale risulta essere il pesce più veloce dei mari. Inoltre si deve chiarire anche il perché i cetacei Odontoceti sono così veloci nel nuoto : poiché essi  discendono da antenati mammiferi placentari terresti,  gli Odontoceti galoppano nelle acque. È un retaggio di quando i loro antenati terrestri correvano nelle praterie. Mentre i rettili marini e i pesci nuotano in maniera strisciante e serpentiniforme, in quanto i rettili e i pesci sono più strettamente imparentati .

Parte quarta :

Storia della classificazione dei cetacei: Aristotele ( 384 – 322 A. C. ),  Carl Nilsson Linneo ( 1707 – 1787 ) Brisson e  Hermann Melville ( 1819- 1891).

Come detto prima, il primo autore a classificare i cetacei come mammiferi vivipari è stato Aristotele. Il termine Cetaceo, contiene la parola greca Ketos, che puo’ indicare sia il mostro marino che le balene. Aristotele ha coniato questo termine nella sua opera sugli animali e sulla natura, proprio per indicare questi mammiferi placentari marini che respirano attraverso lo sfiatatoio.

Tuttavia le balene per secoli furono considerate erroneamente come pesci e non come mammiferi placentari. Nel corso dei secoli infatti , grandi enciclopedisti e studiosi come lo Svizzero Konrad  Gessner ( 1516 – 1565 ) e  l’italiano Ulisse Aldovrandi ( 1522- 1605 ) , autori delle  monumentali enciclopedie  naturalistiche  Historiae animalium ( 1551- 1558), le  quale si basano principalmente sulle conoscenze di Aristotele, ma anche di Plinio il Vecchio e di Eliano, hanno descritto le balene e i cetacei, come dei mostri marini. Nonostante le scoperte e le conoscenze si stavano facendo strada nelle popolazioni più colte e acculturate, la mentalità e le credenze Bibliche rimanevano ancora a lungo. Gli studiosi e gli scienziati di quell’ epoca infatti, credevano che i grandi mammiferi marini erano i mostri marini citati nella Genesi Biblica. L’opera di Konrad Gessner è arricchita da numerosissime illustrazioni a stampa d’epoca, e rappresenta una delle più importanti enciclopedie di quel periodo.

Lo svedese Carl Nilsson Linneo ( 1707- 1778), medico e botanico, nel 1757 scrive un’opera destinata a fondare la classificazione scientifica di tutti gli esseri viventi della terra e la nomenclatura binomiale: il Systema Naturae. In quest’opera tuttavia le balene sono descritti erroneamente come pesci e non come mammiferi placentari marini. Il che è strano, perché Linneo doveva avere letto l’opera di Aristotele sugli animali. La specie di balena che Linneo classifica è la balenottera azzurra,  sotto il nome latino di Balenoptera musculus, nell’edizione del Systema Naturae del 1758. Il termine musculus, che in latino indica un piccolo muscolo o il topolino  è probabilmente una ironia alle vere dimensioni della balenottera azzurra, la quale è il mammifero placentare più grande del mondo , oltre ad essere l’animale più grande in assoluto con i suoi 33 metri di lunghezza.

L’ ornitologo e fisico Francese Mathurin Jacques Brisson ( 1723 – 1806 ), ha classificato nel 1815 tutto il gruppo dei delfini, delle megattere, delle balene, delle balenottere, dei capodogli, delle orche e dei beluga, sotto la grande famiglia dei Cetacei ( Cetacea , Brisson, ).

Poi per alcuni decenni sembra che l’analisi e l’ interesse per questi mammiferi placentari marini si sia assopito. L’interesse per i cetacei riprese intorno al 1820 quando inizia la prima vera caccia intensiva alle balene per il loro grasso e per la loro pelle: si sa infatti che le balene sono cacciate in modo spietato dai balenieri soprattutto per l’importanza che riveste il loro grasso, con il quale le industrie realizzano decine di prodotti e lo utilizzano per decine di usi . A livello letterario l’interesse dei cetacei fu ripreso dallo scrittore Nord Americano Hermann Melville ( 1819- 1891), il quale scrisse Moby Dick, oggi considerato uno dei più importanti capolavori della letteratura Americana e mondiale. In questo grandioso romanzo Melville, infonde non solo tutta la sua maestria narrativa, ma soprattutto parti scientifiche dove descrive i cetacei e la loro storia. Ci sono due capitoli importanti a mio avviso, da segnalare di questa grande opera letteraria: i capitoli Cetologia e Storia dei Cetacei. Bel capitolo Cetologia, benché si tratta principalmente sempre di una finzione letteraria, Melville cita alcune frasi di Linneo sulla classificazione delle balene. Nel capitolo Storia dei cetacei invece lo scrittore Nordamericano cita l’importante Basilosaurus, dove accenna alla storia del ritrovamento. Tuttavia, la cosa che colpisce di più, è che anche Melville classifica la balena come un grande pesce, e non come un mammifero placentare marino.

Simbologia e psicologia del mare , dell’ acqua e della balena:  Morte e Rinascita , purificazione; Giona , Pinocchio e Moby Dick.  

L’acqua : il suo potere nelle leggende e la simbologia.

Il mare e l’acqua simboleggiano innanzitutto il ventre materno. Le acque primordiali e le acque del liquido amniotico rappresentano l’origine della vita, sia umana che animale e vegetale. Ma nella psicologia del Profondo l’acqua e il mare è la rappresentazione della profondità dell’ Inconscio e del femminile oscuro e primordiale. Nella Cosmogonia Babilonese infatti, la dea Tiamat è un essere terribile che abita gli abissi marini.

L’ acqua è uno degli elementi, insieme al fuoco, alla terra e all’ aria,  che oltre all’inconscio racchiude numerose altre simbologie e immagini della psicologia del Profondo. Forse è per questo che l’ acqua e il mondo marino hanno generato nel corso dei millenni nella profonda interiorità della psiche umana, una infinità di miti, leggende e storie collegate alle acque. Presso gli antichi Egizi l’acqua purifica e permette alle anime di rinascere. Esiste una leggenda legata alla Acque Sacre diffusa in Oriente e in Occidente, che è collegata alle prove dell’eroe e al risveglio della sua vera forza latente. Si narra infatti che se un eroe viene sottoposto alla prova iniziatica dell’ acqua sacra, l’eroe vincerà. La prova consiste nel fare bere all’ eroe l’acqua sacra. Subito dopo averla bevuta, comincia ad avere dolori e convulsioni in tutto il corpo: se dopo questa prova rimane in vita significa che quell’ eroe è pronto per sconfiggere il male e per vincere. Si narra che anche Maria di Nazareth e Giuseppe hanno bevuto quest’acqua sacra. E’ chiaro che la leggenda dell’ Acqua Sacra è legata al mistero della Morte e Rinascita. E l’acqua stessa è la causa sia della morte che della rinascita in una nuova dimensione spirituale.

Leggende e miti delle creature marine.

Le leggende e i miti che narrano delle Sirene, Tritoni, uomini/ pesce e civiltà marine, narrano in realtà di quel desiderio profondo inconscio dell’umanità di tornare ad unirsi all’elemento originario della vita, cioè l’ acqua. Adam Kadmon nella religione Ebraica esoterica rappresenta l’uomo perfetto, l’uomo originale: e l’uomo originario è l’uomo unito in entrambe le due metà e in entrambi gli elementi: la terra e l’ acqua. L’ Adam Kadmon è quindi un essere Mercuriale, perché incarna le nozze alchemiche e mistiche della Luna, principio femminile e principio delle acque , e del Sole, principio maschile e principio della luce e della terra. In alcune illustrazioni presenti nelle opere Alchemiche Mercurio è raffigurato nelle acque del mare mentre tiene in una mano la luna, cioè il principio acquatico e femminile, e nell’altra tiene il serpente caduceo, cioè il principio maschile. Si può affermare a questo proposito che tutte le creature mitologiche metà creature marine e metà creature terrestri, come le Sirene, i Tritoni, le divinità Sumere e Babilonesi degli Apkallu, che secondo le leggende Fenice hanno civilizzato il mondo, sono tutte delle creature Mercuriali in quanto sono l’unione dell’ elemento acqueo e dell’ elemento terrestre, dell’ elemento maschile e dell’ elemento femminile. 

Le antichissime leggende degli Apkallu, narrano di straordinarie creature anfibie che di giorno sono simili agli esseri umani ed escono dalle acque per civilizzare le antiche civiltà , mentre di notte si inabissano nelle acque. Queste leggende dal forte contenuto psichico e archetipico, si sono tramandate fino ai giorni nostri attraverso varie forme come le leggende delle Sirene, la leggenda di Colapesce fino ai racconti di H. P. Lovecraft e di Karel Capek. Lo scrittore Statunitense H. P. Lovecraft ( 1890 – 1937 ),  tra i suoi racconti ha narrato le storie di creature marine dalle fattezze di salamandre o di rettili acquatici che la notte escono dalle acque. Lo scrittore Ceco Karel Capek ( 1890 – 1938 ) a scritto un bellissimo romanzo intitolato La guerra delle salamandre, uscito nel 1938, dove narra la storia di una popolazione di salamandre antropomorfe che a poco alla volta si adattano agli ambienti umani fino a conquistare gli stati del mondo e distruggere il pianeta stesso.

Tutti questi racconti e miti di popoli e autori diversi tra di loro hanno un serbatoio comune dove hanno attinto le storie di queste creature anfibie antropomorfe. Questi racconti potrebbero essere di origine addirittura Indoeuropea o Pre – Indoeuropea, poiché la maggior parte della cultura Greca con i suoi miti, le sue mitologie e i suoi dei proviene dalla cultura dei popoli Pelasgi o prellenici,  cioè tutti quei popoli indigeni e endemici che abitavano la Grecia prima dell’ arrivo dei Greci veri e propri. Il primo autore antico che racconta la leggenda degli Apkallu e’ lo scrittore Fenicio / Babilonese Berosso ( 350 – 270 A. C. ), il quale fu anche astronomo e sacerdote. Scrisse una grandiosa opera di carattere storiografico intitolata Storia di Babilonia, conservata parzialmente.

Che dietro le civiltà mondiali c’è un origine comune che narra la storia dei primi civilizzatori anfibi abitanti delle acque,  lo dimostra anche la mitologia del popolo dei Dogon, un popolo che si trova in Africa nello stato del Mali. La mitologia del Dogon narra di un misterioso essere acquatico che portò la civiltà nel mondo. Questa creatura viene chiamata Nommo, ed è un essere metà essere umano e metà serpente o salamandra, il quale fecondando le acque con il suo sperma ha dato origine a tutto l’universo.

Simbologia e psicologia della balena.

La balena è uno dei tanti animali totemici. Questo animale è una creatura sacra come tantissimi altri animali nel totemismo: l’ orso, il cavallo, il toro, il  lupo e l’aquila, sono alcuni tra gli animali sacri presso la religione sciamanica e i popoli antichi. La balena in quanto creatura sacra ha uno spirito guida che simboleggia il principio della creazione. Questo cetaceo rappresenta la longevità, la saggezza e la forza.  Per la Psicologia del Profondo rappresenta la profondità dell’ Inconscio e la parte più nascosta della psiche umana. La balena è inoltre una rappresentazione della morte e della rinascita: poiché questi mammiferi placentari marini hanno l’abitudine di saltare in superficie e poi inabbissarsi nelle profondità marine, a livello psicologico si può interpretare come la morte e la rinascita della  psiche. Non è un caso se Carlo Lorenzini ( 1826 – 1890 )  alias Carlo Collodi, nel suo celeberrimo Le avventure di Pinocchio ( 1883 ),  fa discendere il burattino Pinocchio all’interno del ventre della balena. La discesa nel ventre della balena o l’essere ingoiati da un mostro marino è un Topos della mitologia di tutti i tempi e della letteratura fantastica e non solo. Pinocchio che entra nel ventre della balena è in realtà una metafora della discesa agli inferi. È un archetipo che si trova già nell’ Odissea di Omero e anche nell’ Epopea di Gilgames c’è qualcosa di simile. L’episodio Biblico di Giona che rimane per tre giorni nel ventre della balena ( Giona, 4; 10 – 11)  e Pinocchio che all’interno del cetaceo ritrova suo padre Geppetto,  rappresentano la Morte e la Rinascita, la Nigredo e l’ Albedo della psiche, dell’ Inconscio. Soltanto se si passa attraverso il mondo degli inferi e quindi soltanto se si scende nel ventre del mostro, si può rinascere ad una nuova vita. Per arrivare all’ Albedo bisogna attraversare prima la Nigredo. E soltanto se Pinocchio scende nel ventre della balena e attraversa la Nigredo, può rinascere e  diventare un vero bambino.

La storia di Moby Dick è la storia della lotta dell’uomo con le sue più oscure profondità inconsce. Nell’inconscio si trovano i mostri marini che vanno affrontati e sconfitti. Il leggendario capitano Acab è non solo un cacciatore di balene, ma a livello simbolico rappresenta il guerriero che cerca di sconfiggere il mostro marino. Moby Dick infatti non è un normale cetaceo : essa è uno spirito marino incarnato in questa forma di cetaceo. Acab è quindi uno sciamano, un guerriero che deve liberare e purificare il mare da questa presenza.

Anche i richiami ,  il canto e i vocalizzi delle balene hanno  una interpretazione simbolica e psicologica. Il richiamo delle balene può rappresentare la connessione con il proprio inconscio più profondo e con la propria anima, ma anche il contatto e la comunicazione con gli altri. E come i cetacei si tuffano nelle profondità marine così noi dobbiamo sprofondare dentro noi stessi alla ricerca del nostro tesoro nascosto come un gioiello d’oro pieno di incrostazioni. La balena sottoforma di animale guida o animale amico, può accompagnarci se vogliamo nelle profondità del nostro inconscio alla scoperta di chi realmente siamo nel profondo del nostro Essere. E ancora una volta gli animali  dimostrano di appartenere al nostro immaginario simbolico e psichico da migliaia e migliaia di anni. La loro guida è sempre li, pronta ad accompagnare la nostra vita. Come scrisse Origene ( 185 – 254 D. C. )  nella sua quinta omelia dedicata al libro del Levitico:

“ cerca questi animali sacrificali in te stesso e li troverai nella tua anima. Sappi che dentro di te ci sono mandrie di buoi, mandrie di pecore e mandrie di capre…… sappi che dentro di te ci sono anche gli uccelli del cielo….. E non meravigliarti se diciamo che esiste questo dentro di te…. Sappi anche che tu sei un Macrocosmo in piccolo e in te ci sono anche il sole, la luna e le stelle….. “  

FABRIZIO MANCO, MARSALA ( TP) : MAGGIO/ GIUGNO 2023…. ( VERSIONE RIVISTA E CORRETTA ).

Bibliografia:

Aristotele: La vita ( le parte degli animali, il movimento degli animali, ricerche sugli animali, La riproduzione degli animali); Edizioni Bompiani , 2018.

Carl Nilsson Linneo : Systema Naturae , 1758.

Hermann Melville: Moby Dick, Edizioni Bur.

Origene : Omelie sul Levitico : Omelia 5, 2 ;  Edizioni Citta’ nuova.

Kate Wong: piccolo grande mistero: Le Scienze, Giugno 2023.

Gohar, Abdullah S : A new Procetid whale offers clues to biogeography and feeding ecology in early cetacean evolution: Proceedings in the Royal Society B : Biological Sciences .

Gegel, Laura : Walking whale ancestor named after Egyptian God of Death. 

Quando le balene avevano le zampe e altre incredibili storie sull’evoluzione: Douglal Dixon, Edizioni De Agostini.

Regola di Foster .

Mammiferi placentari.

Cetacei.

Evoluzione dei cetacei .

Isola di Hateg. 

Serie della BBC : Prehistoric planet 2.

Immagini nel testo: Google.


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