IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Opere Tessuti Nomadi di Serena Rossi in mostra da Ian Art Gallery a Milano 7.7-13.7.2024

opera Home 2024

tessuto chiodi e piccoli oggetti su legno

di Serena Rossi

La Galleria Ian Art di Milano dal 7 al 13 luglio 2024 espone nella mostra collettiva Qui Altrove quattro mie opere in tessuto su legno degli ultimi anni, dal titolo Home, Happy, Nomad e Calla.

FETICCI NOMADI/QUI E ALTROVE

L’Artista si ritrova a giocare con i tessuti e il ricordo, con l’identità e la memoria, l’esserci e il vivere.

Il luogo è l’oggetto stesso, il tessuto, che si fa memoria e storia della vita stessa dell’Artista con oggetti come opercoli che ritraggono l’oggi e l’ieri della vita artistica, piccoli ricordi e memorie.

I chiodi sono punti luce ma danno anche forma al tessuto che si fa parte dell’opera e diventa soggetto/oggetto. Qui e Altrove, il tessuto Nomade come memoria dei paesi che lo utilizzano come tappeto e noi come borsa, quadro, soggetto.

HOME installazione 2024 di Serena Rossi

Memoria e verità, oggetto che riporta qui e ora ma anche una storia di fatti e memoria.

Con oggetti famigliari che ci ricordano chi siamo, qui e l’altrove.

Da sempre l’umano si porta con sé anche per l’altrove oggetti famigliari.

E così questo insieme di tappetto tessuto e piccoli oggetti si fa memoria custodita per l’altrove,

siamo qui e ora ma anche pronti per l’altrove.

Memoria nomade, come l’Artista si sente nel profondo un essere che abita il mondo in ogni sua parte, facente parte di ogni sua terra qui e ora, ovunque.  

HAPPY installazione 2023 di Serena Rossi

I mille colori di New York, dei fiori, della vita. Caratteristica dell’esserci e dell’esistere a tempo pieno, il colore che dà luce, per ognuno, forma piena, fissata da piccoli chiodi.

Sempre esistere, qui e altrove, portare in giro la nostra memoria. Come baluardo dei secoli.

NOMAD installazione 2022 di Serena Rossi

Un tessuto frusto, quasi liso di storia e memoria. Azzurro, turchese che ricorda le tradizioni dei popoli Nomadi del Deserto, piccoli chiodi a fissare il tessuto, piccoli segni del passato.

Il ricordo che si fa memoria, storia della vita dell’Artista e di tutti noi.

CALLA installazione 2023 di Serena Rossi

Un fiore fatto di stoffe ma anche di chiodi e metalli, ricco di memorie e di storia. Un fiore che ricorda la natura ma anche la terra con la pesantezza del metallo e la lucentezza di esso. Eleganza, femminilità e solidità in un Unicum.

FETICCIO NOMADE   L’estensione del concetto del nomadismo applicata a qualunque contesto professionale, umano, sociale è stantia e abusata. Ma soprattutto non ha nulla ha a che fare con la lezione del nomade, cioè del pastore che si vota al cammino.

La sua migrazione, transumanza e tutte le possibili modalità intermedie di cammino sono dettate da uno scopo preciso: trovare e sfruttare le scarse risorse, erba e acqua, sparpagliate in un territorio vastissimo.

In questa esistenza c’è il tempo del movimento, necessario al procacciare il cibo per il gregge o la mandria. E c’è il tempo della sosta, per recuperare le forze prima di riprendere il cammino.

Creare un accampamento temporaneo, erigendo architetture leggere, trasportabili, smontabili eppure accoglienti è un talento quanto lo è la capacità di attraversare lo spazio annusandolo, ponendosi in ascolto dei sottili segnali che esso trasmette.

Il costante esporsi del nomade all’aridità desertica, o stepposa, fa sorgere in lui la necessità, assoluta ma gestita con grazia e autocontrollo, di dar forma in pochi minuti a un nido che ricava, nelle vastità, un luogo al riparo dal vento, dal freddo, o dal sole cocente. Uno spazio domestico che in qualche caso si risolve in una semplice stuoia o una coperta.

Nel nuovo perimetro domestico che il nomade prende in prestito dall’ambiente allestisce i pochissimi oggetti che porta con sé. L’essenziale che arreda l’interno è il riflesso del vuoto dell’ambiente esterno e un’esigenza imposta dal dover trasportare e caricare tutto ciò che egli possiede sugli animali.

Questo processo di trasformazione dello spazio desertico, o comunque naturale, in ‘casa’ avviene in pochi istanti e poi è il tempo del riposo, durante il quale rifocillarsi e ristorarsi. Quando un nomade Tuareg si siede sulla sabbia e dispone a terra il corredo per preparare il tè e accende con pochi legnetti il fuoco ha chiesto ospitalità al deserto, ne ha sottratto una porzione per sé col consenso del luogo e, in pochi minuti, si sente a suo agio e si concede l’attesa, l’immobilità, il silenzio.

Non esiste eccesso, spreco, ridondanza nella vita del nomade che si arma anche di una gestualità consona a toccare gli oggetti del quotidiano con delicatezza.

Quegli oggetti vivono in migrazione e passano il tempo in movimento oscillando talvolta o rintanati accuratamente dentro sacche di cuoio o tessuto se fragili. Partecipano del ritmo del passo animale. Gli oggetti che accompagnano il nomade prendono vita e valore attraverso la cura che viene dalle mani dell’uomo e dalla loro posizione su terreni o sabbie sempre nuove. Diventano importanti attraverso la relazione con la polvere con cui convivono, la sabbia dentro cui vengono spinti per avere stabilità o il ramo da cui pendono, le gocce di latte che ne intridono le fibre, o dall’essere sfiorati e rovesciati continuamente dalle zampe degli animali.

Tutto ciò che egli possiede serve – deve servire – a qualcosa, spesso a più cose. Nel mondo nomade tutto deve e può essere bello: non costoso, ma esteticamente curato, decorato, gratificante per lo sguardo, che, seppure abituato ai grandi spazi, sa posarsi anche sui dettagli con spirito di osservazione.

Per comprendere le leggi del deserto e dell’infinitamente grande, infatti, bisogna saper leggere l’infinitamente piccolo, e uno sguardo allenato a guardare lontano è addestrato a percepire con lo stesso acume il minimo oggetto vicino.

L’insegnamento che ci viene dalla cultura nomade, in tema di abitare, ha dunque molto a che fare con il modo in cui viviamo. Ci dice che, nella vita, i silenzi contano quanto le parole e i vuoti quanto i pieni; mentre nella casa effimera del nomade tutto partecipa del movimento. Essenziale non vuol dire spoglio e nemmeno freddo. Il semplice non è mai banale e la bellezza lascia il proprio segno anche sul cucchiaio di legno usato dal pastore mongolo per schizzare di latte l’erba e benedire il cammino. 

locandina mostra 2024
opera Calla 2023
opera Happy 2023
opera Nomad 2022
opera Home 2024

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