Nikos Bletas Ducaris, poeta greco di casa nel Salento
Di Paolo Vincenti
Che cosa unisce Eduardo De Filippo, nume tutelare del teatro italiano, Nikos Bletas Ducaris, uno dei più importanti poeti greci contemporanei, Maurizio Nocera e Pierpaolo De Giorgi, due dei più noti operatori culturali salentini, Sergio Vuskovic Rojo, filosofo e politico cileno, e infine l’editore galatinese Mario Congedo? La risposta si può avere leggendo Rondini dell’Oriente. Dedicato a Eduardo De Filippo, un volume edito nel 2009, a cura di Pierpaolo De Giorgi, da Congedo, per conto del Crsec Le/43 di Maglie col patrocinio della Regione Puglia. Un progetto importante e articolato che vede la luce grazie al concorso di più fattori, primo fra tutti l’amicizia. La grande amicizia è quella che univa il curatore del libro De Giorgi, etnomusicologo noto in tutta Italia e leader dei Tamburellisti di Torrepaduli, storico gruppo musicale di riproposizione della pizzica, e l’autore Nikos Bletas Ducaris, poeta ed esule greco morto nel 1995.
De Giorgi, operatore del Crsec Le/43 di Maglie è stato compagno di avventure del Ducaris fin dai lontani Anni ’80, come spiega nella sua Introduzione al libro. Infatti, Ducaris, in esilio in Italia e precisamente a Bologna, fin dal 1967, in seguito al golpe dei colonnelli che rovesciò in Grecia il legittimo governo in carica, in quegli anni aveva scoperto il Salento e nella fattispecie quell’isola culturale che è la Grecìa Salentina, dove egli si sentiva un po’ a casa, per le evidenti convergenze fra questa comunità ellenofona e la sua patria.
Proprio nella Grecìa Salentina, spiega De Giorgi, pulsava il cuore degli interessi che accomunavano il cantante e chitarrista salentino al poeta greco, col quale più volte partecipò a manifestazioni culturali varie, in un periodo fitto di interscambi e molto intenso dal punto di vista letterario. Diverse le iniziative organizzate insieme, ricorda De Giorgi, grazie anche all’Università di Lecce, ad alcune associazioni culturali di Atene e a diversi comuni dell’area grika. Nel libro in questione infatti è presente un breve “Saluto “ di Luigino Sergio, Sindaco di Martignano e Presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, il quale evidenzia come la sua Amministrazione Comunale non potesse rimanere insensibile all’opera di un poeta come Bletas Ducaris che si è sempre interessato ai problemi del griko e dell’intera Grecìa Salentina, mirando a rinsaldare i legami fra Italia e Grecia nell’ottica dell’indispensabile dialogo fra i popoli e della cooperazione fra le nazioni.
Nel 1994, spiega ancora De Giorgi, Ducaris gli consegnò il manoscritto del suo poema inedito Rondini dell’Oriente (soprattutto perché nel VI Capitolo compaiono alcuni versi tratti dal poemetto di De Giorgi, Le strade che portano al Subasio passando dal Salento, Del Grifo, Lecce 1991 ), affinché egli correggesse le bozze in vista di una futura pubblicazione. La morte di Ducaris, avvenuta poco dopo, bloccò ogni intrapresa culturale. Ma siccome il tempo a volte è galantuomo, ecco che oggi Pierpaolo De Giorgi onora quel debito di amicizia, portando alle stampe questo pregevole volumetto. Nikos (o Nicos) Bletas Ducaris veniva da una terra che rappresenta per tutti noi la culla della cultura occidentale. In quella terra, è nato e si è formato il pensiero filosofico, si è sviluppato il pensiero politico, in quella terra è nata la poesia, in quella terra sono nate la tragedia e la commedia, in quella terra è nato un metodo di studio al quale tutti noi, imbevuti di cultura classica, facciamo riferimento.
Non possiamo quindi fare a meno di pensare a Bletas Ducaris come all’ultimo epigono di una lunghissima tradizione che parte da Omero, e poi Eschilo, Sofocle, Euripide, passando per Costantino Kavafis, fino ad arrivare ai Premi Nobel George Seferis e Odysseus Elytis. Nel libro, compare una “Prefazione” di Sergio Vuskovic Rojo, tradotta in italiano da Maurizio Nocera. Da esule ad esule, potremmo dire. Infatti, Rojo, già sindaco di Valparaiso del Cile durante il governo di Unidad Popular, intellettuale di sinistra impegnato sul campo e grande amico del poeta Pablo Neruda, venne arrestato e torturato durante il colpo di Stato di Pinochet del 1973 che rovesciò il governo legittimamente costituito e, in seguito, il filosofo fu costretto a prendere la strada dell’esilio, che lo portò in Italia.
Qui Rojo conobbe Ducaris, anch’egli vittima della persecuzione fascista del regime greco e con evidente facilità, fra le due famiglie, quella del filosofo cileno e quella del poeta greco, si creò una forte simpatia e solidarietà; del pari, nacque un tenace sodalizio umano e professionale fra i due intellettuali vittime della repressione. In seguito alla restituita libertà sia per l’uno che per l’altro, Rojo andò spesso a trovare Ducaris in Grecia e lo stesso fece Ducaris, recandosi in Cile dall’amico. Un altro comune amico, ricorda Rojo, era il drammaturgo greco Filipas Gueladòpulos e quando questi morì, Bletas tenne l’orazione funebre per il vecchio compagno.
Ma il caso ha voluto che proprio mentre pronunciava il suo discorso di cordoglio fosse colpito da un infarto e morisse. “Chissà da quali lontani azzurri cieli ci stanno ora guardando”, conclude Sergio Vuskovic Rojo. Ripensando alla parabola umana ed intellettuale dei due grandi scrittori, i cui nomi sono uniti insieme da questo libro, ci vengono in mente i versi di Titos Patrikios, altro grande poeta greco contemporaneo: “quando parlano nei bar / di amore, libertà e simili, / come dir loro dell’amore in rovina / che resiste anche all’isolamento, / della giustizia che si crea nel caos / di mille offese e violazioni, / come dir loro della libertà / che si conquista solo / dal fondo di prigioni soffocanti / che ingabbiano ogni ora della nostra vita…” .
Ma qual è esattamente la materia del libro? Il poema per Eduardo De Filippo nasce dalla conoscenza personale e dalla grande stima che Bletas nutriva per il commediografo napoletano. Questa relazione artistica fra i due è testimoniata da un intenso rapporto epistolare; in particolare il libro riporta una lettera del 1979 che De Filippo scrisse a Ducaris, scusandosi per non aver potuto partecipare ad un evento culturale in suo onore che si era tenuto ad Atene. I due erano accomunati dall’amore per il teatro, per l’arte e per quei valori eterni che nel teatro trovano da sempre la più grande e significativa rappresentazione. Il resto, bisogna leggerlo nel poemetto di Ducaris, ricostruito, a quanto afferma il curatore dell’opera, grazie ad alcuni incerti appunti manoscritti lasciati dallo stesso poeta. La speranza è quella di venire in possesso del manoscritto originale e quindi ripubblicare l’opera con gli eventuali aggiustamenti e perfezionamenti. Il poema si compone di dodici capitoli più un “Post Scriptum”. Tutti i capitoli recano in esergo una citazione da Jannis Kanenas che è uno pseudonimo dello stesso Bletas. Interessante appare anche la “Postfazione” di Maurizio Nocera. Un libro da leggere, nonostante il suo difficile reperimento dovuto al fatto di essere un volume fuori commercio.
PAOLO VINCENTI
in “Presenza Taurisanese”, Taurisano, ottobre 2010
in “www.Spigolature salentine.it”, novembre 2011