“Nel contagio” saggio di Paolo Giordano – Recensione di Paolo Rausa
Paolo Rausa
D’improvviso ci siamo ritrovati dentro uno spazio vuoto inatteso, scrive Paolo Giordano in questo saggio-riflessione sul Covid-19, nei primi tempi dell’epidemia, tra fine febbraio e gli inizi di marzo. Scrittore di successo e prima ancora fisico matematico, egli ha riflettuto sugli aspetti scientifici e sociali che la diffusione del virus ha rappresentato per l’umanità, attonita come non mai, anche se per la verità non sono mancati i preavvisi dei contagi con altre forme virali come la Sars e l’Aids. “Ho deciso di riempire questo vuoto, scrivendo. – confessa l’autore – Per tenere a bada i presagi e per trovare un modo migliore di pensare a tutto questo”.
Perché la scrittura assume il peso della zavorra quando la volatilità del tempo avrà portato tutto via, ma non il dolore dei morti. E’ questo il secondo motivo. I dati del contagio hanno visto un’impennata nel mondo: dagli ottantacinquemila iniziali, di cui quasi ottantamila solo in Cina sono arrivati a ottantuno milioni e le morti che si avvinavano a tremila ora sono un milione e ottocentomila. L’Italia che già ai primi di marzo condivideva con Cina, Singapore, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud e Iran il ruolo di area a rischio, i G7 del contagio li chiama Paolo Giordano, è arrivata a scalare la vetta drammatica del contagio: settantunomila morti, sia per il numero che in rapporto con la popolazione. Le considerazioni di Paolo Giordano chiamano in causa la matematica che non è solo un passatempo, ma lo strumento indispensabile per capire quanto sta accadendo, definita giustamente non solo la scienza dei numeri ma delle relazioni: che cosa sia Cov-2; come si diffonde in relazione alla classificazione dell’umanità in tre gruppi (i Suscettibili, che possono essere ancora contagiati, gli Infetti, e i Rimossi, quelli che il virus non può più contagiare); la necessità di contenere la linea del contagio; l’R con zero, al disotto dell’unità, come contenerne la diffusione correggendo i nostri comportamenti “con molta forza, con molto sacrificio, con molta pazienza”.
In attesa del vaccino, che sta per essere somministrato da oggi in tutta Europa, già anticipato da altri paesi, occorre diminuire il numero dei suscettibili per arrivare all’immunità di gregge. “Il contagio ha già compromesso i nostri legami. E ha portato molta solitudine” – osserva Paolo Giordano. Quel che serve è la considerazione che non basta valutare il proprio tornaconto ma allargare la visione sino a comprendere tutta l’umanità, mai coinvolta in così poco tempo, grazie alla globalizzazione e ai veloci mezzi di trasporto, a condividere merci e purtroppo malattie e infezioni, tenendo conto delle difficoltà di farvi fronte con gli strumenti sanitari e nel garantire la difesa delle persone anziane e più deboli, fisicamente e socialmente. Come diceva John Donne “nessun uomo è un’sola”, bisogna volgere lo sguardo a tutta l’umanità, contrastando atteggiamenti fatalistici e negazionisti.
Che cosa sia successo in Cina è ormai risaputo, anche se alcuni vorrebbero porlo in relazione ad una fiala trafugata da un laboratorio. In realtà, al di là del fatto specifico, ovvero il passaggio all’uomo dal pipistrello che l’ha trasferito ad altri animali in un mercato di Wuhan dove esemplari vivi di specie animali diverse sono tenute a stretto contatto, è sotto accusa la nostra aggressività verso l’ambiente, la deforestazione, l’estinzione di molte specie, gli allevamenti intensivi, con le conseguenze devastanti delle piogge torrenziali in Indonesia, degli incendi dell’Amazzonia, ecc. “I virus sono fra i tanti profughi della distruzione ambientale”, sentenzia l’autore. Aggiungendo che “quanto sta accadendo con la Covid-19 accadrà sempre più spesso. Perché il contagio è un sintomo. L’infezione è nell’ecologia”. Ecco allora che il contagio diventa un’occasione, anzi un’opportunità per riflettere sul fatto che non siamo solo parte della comunità degli esseri umani, ma “la specie più invadente di un fragile e superbo ecosistema”.
La scienza ha deluso perché il pensiero di Simone Weill “Ciò che è sacro nella scienza è la verità” si è trasformato “negli esperti dicono, la parola agli esperti”, ecc. “Volevamo certezze e abbiamo trovato opinioni” dice sferzante Paolo Giordano. Ne è prova la questione Xylella fastidiosa nel Salento, diffusa fin dall’estate 2010 da Gallipoli e da lì diffusasi verso nord fino al lambire gli ulivi del barese senza che vi sia accordo su come fermarla e da cosa sia stata generata. Sfatare i luoghi comuni allora diventa un imperativo, come la leggenda dell’unica opera umana visibile dalla luna, la grande muraglia, personalmente contradetta dall’autore che in una visita aveva notato la sottigliezza dell’opera, tanto da fargli dire che “nel contagio l’informazione trasparente non è un diritto: è una profilassi essenziale”.
Il ritorno alla normalità è il nostro desiderio anche se non sappiamo bene cosa sia, ma comunque necessaria per superare l’anomalia del virus, contro il quale oggi con una decisione saggia e unanime si è deciso di cominciare in tutta Europa la vaccinazione. “Contare i nostri giorni per acquistare un cuore saggio” recita il Salmo 90, ovvero riflettere per capire bene quello che ci sta succedendo e invertire la rotta, ripensare a come convivere in equilibrio sulla terra fra tutti gli esseri viventi, animali umani e non umani e vegetali, senza prevaricazioni, che si ritorcerebbero inevitabilmente contro di noi. Giulio Einaudi Editore, 2020, pp. 63, € 10,00.
San Giuliano Milanese, 27/12/2020
PAOLO RAUSA