IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

MOSTRA “Solitude‘s economy”-Arti contemporanee da Amy D Spazio Arte Milano

Mostra Solitude's Economy

Mostra Solitude's Economy

di Serena Rossi

un nuovo progetto economArt con gli artisti Alessio Barchitta, Marco De Santi, Daesung Lee, Lena Shaposhnikova, Maria Wasilewska. Dal 10 al 26 novembre 2022 a ingresso libero

A cura di Anna D’Ambrosio

Importante mostra sul tema della solitudine.

Oggi più che mai il silenzio spaventa, viene equiparato a una pausa investigativa della propria coscienza, che non riesce a dare senso alla propria esistenza.

Diversamente dall’isolamento, la solitudine è costitutiva dell’essere umano, è una sua peculiarità positiva, è la possibilità in un mondo saturo di informazioni, di ritrovare il silenzio dentro la propria anima, e in questo silenzio, si può scoprire la nostra condizione esistenziale, che oscilla tra la finitudine e il desiderio d’infinito. La solitudine si nutre di silenzio, garantisce all’uomo di liberarsi dal soffocamento che la società impone, senza paure e ansie di conferme.

Parlare di solitudine è parlare del rapporto tra micro e macro, del corpo sociale politico ed economico come dimensione esistenziale sistemica. La solitudine del “nuovo uomo globale” L’uomo economico è concepito alla stregua di una macchina da calcolo, come ebbe a definirlo l’antropologo M. Mauss.

Si globalizza il denaro; si divide l’uomo nella sua vera struttura vivente, specie la globalizzazione selvaggia che si nutre di solo denaro, bruciando il lavoro e con esso la dignità di milioni di individui.

Così, se da una parte questo fenomeno straordinario doveva accorciare i tempi delle tante crisi sulla terra, dall’altra ha allargato di fatto la forbice della precarietà generale, acuendo la sofferenza fisica e interiore.

Da tale circolo vizioso non è facile uscirne poiché se questi rapporti, in una società surmoderna (Marc Augé) come la nostra, diventano in vario modo l’ordito e la trama del suo tessuto umano, cessa la speranza che l’uomo economico possa trovare in sé la forza e i mezzi per trasformare la realtà di cui è parte.

Uno dei maggiori tra i problemi che oggi si pongono all’interno di una civiltà globalizzata a livello planetario è ritrovabile nella pressoché totale scomparsa di soggetti che siano in condizione di distanziarsi da esso; ossia di vederlo, giudicarlo dall’esterno, al caso prendendosi la libertà di resistervi, attraverso proposte e modelli culturali alternativi. È un problema, dunque, di carattere psicoanalitico ed antropologico perché, nell’epoca del finanzcapitalismo, il sé biologico, il fondo della personalità umana, appare avere ormai subito le pressioni modellatrici della cultura dominante con la pianificazione di desideri, di aspettative, consumi e consumatore prima della produzione, adoperandosi affinché le età dell’uomo si riducano favorendo un artificiale protrazione dell’infanzia a prescindere dalla durata effettiva della vita biologica.

Passività e mancanza di consapevolezza, complice anche l’interconnessione ubiquitaria presentata come una scelta che in realtà cela prolungamento a oltranza nel tempo e nello spazio dell’estrazione di valore dagli esseri umani, alla stregua di servo-unità.

In mostra interessanti opere sviluppate con diverse tecniche dall’installazione alla fotografia, alla pittura ad olio su tela.

Le fotografie del Coreano Daesung Lee colpiscono per i colori della terra e del carbone, ritraggono soggetti diversi col trait d’union del lavoro in miniera, c’è il sorriso di un bambino che disarma, nascondendo la piaga del lavoro minorile, l’immagine riflessa di una coppia in una pozzanghera con iridescenza di gocce di nafta.

Incredibile sensibilità e magia sottolineano opere di grande interesse.

Il grande dittico ad olio su tela di Lena Shaposhnikova descrive un corpo con forme disorientate e disorientanti con segni di sofferenza e aloni e baluginii di luce bianca irreale, sinonimo di disagio umano e sofferenza.

Le macerie dell’installazione di Marco De Santi richiamano una città irreale distopica contornata da specchi che richiama anch’essa una sensazione di disagio ma insieme di potenza, dalla bellezza incredibile.

Questa mostra va girata, studiata, metabolizzata grazie anche alle gentili Signorine che accompagnano la Gallerista Anna D’Ambrosio nel suo importante lavoro di proporre arte contemporanea di grande e assoluta qualità.

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