Mostra Erranza in forma di limite di Alessandro Verdi alla Fondazione Mudima a Milano 2.5-7.6.2024
di Serena Rossi
La Fondazione Mudima di Milano dal 2 maggio al 7 giugno 2024 ospita la mostra personale Erranza in forma di limite di Alessandro Verdi a cura di Gianluca Ranzi.
Lo stesso artista fece già tre personali da Mudima negli anni 2001, 2012 e 2017.
Questo nuovo progetto si incentra sul rapporto tra spazio, architettura ed opera con un’estensione finora inedita per l’artista arrivando alla terza dimensione con le opere a cascata nelle due sale principali.
Sono cascate di fogli di carta a fasci che cascano da libri o notes appesi alla parete, poi ci sono delle forme antropomorfe di braccia o gambe deformi che escono dai fasci cascati a terra.
In mostra altre grandi opere su carta sempre a grafite ed acquarello o tempera blu o nero, rappresentano forme elementari allungate, nella sala più grande al primo piano c’è un’ala gigante di grafite su carta.
Tutte le opere sono molto di impatto per la bellezza scultorea del soggetto, semplice ma materico, leggere e poetiche ma anche molto maschili, dallo stile orientale per l’essenzialità.
Le opere in mostra infatti evidenziano l’attenzione verso un orizzonte mobile della pittura, che in questo caso può ben definirsi allargata, in cui l’interesse dell’artista si sposta, come quello di un perenne viandante, dal mondo naturale alla contemplazione dell’orizzonte umano e del suo ruolo nel mondo, dalla biologia alla psiche, dalla più profonda vitalità dell’essere alle stratificazioni e contaminazioni della storia della cultura, dal vuoto della forma al dialogo con l’oggetto e la sua materialità.
La pittura va quindi oltre, si mette in viaggio, simbolicamente all’interno dell’opera e materialmente attraverso lo spazio; dall’artista che l’ha creata l’opera si dirige verso il pubblico, accompagnandolo e svelandosi un poco alla volta.
Sicuramente sono opere da Museo per la forza immaginifica che custodiscono.
E lo spazio fisico in questa sede a loro dedicato è perfetto.
Coraggioso Alessandro Verdi studia filosofi e pittori che deformano i soggetti come Giacometti, e dice la pittura prima di dipingere. Allora spazio all’immaginazione e a questi grandi concetti spaziali: grandi mani, grandi braccia, arti deformi, piedi, spermatozoi, funghi, forme botaniche su carte spesse fatte a mano.
Sì perché per fare grande arte ci vuole anche grande coraggio!
Alessandro Verdi (Bergamo, 1960), portato all’attenzione del grande pubblico da Giovanni Testori verso la fine degli anni Ottanta, ha esposto in diverse istituzioni pubbliche e gallerie in Italia e all’estero, tra cui la Fondazione Mudima nel 2001, 2012 e 2017, la Halle Am Wasser di Berlino, il Museo MACRO Testaccio di Roma nel 2017 e l’Evento Collaterale dell’Esposizione Internazionale d’ Arte – La Biennale di Venezia nel 2009 a cura di Achille Bonito Oliva. Di lui hanno scritto e si sono occupati critici d’ arte e curatori internazionali come, tra gli altri, Giovanni Testori, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Lorand Hegyi, Philippe Daverio, Marco Goldin, Stefano Crespi, Frederik Foert.