MOSTRA di Valerio Adami a Palazzo Reale a Milano dal 17.6.2024 fino al 22.9.2024 a cura di Marco Meneguzzo
di Serena Rossi
Come ogni estate la città di Milano regala ai suoi cittadini una grande mostra gratuita di un grande pittore nel periodo estivo a Palazzo Reale, questa estate 2024 è toccato al pittore Valerio Adami (Bologna 1935).
Dal 17 luglio al 22 settembre Palazzo Reale una rassegna antologica che celebra i sessantacinque anni di ricerca artistica di Valerio Adami, affermato pittore europeo, che ha vissuto tra Francia e Italia, riconosciuto come valido interlocutore da tutti i filosofi contemporanei.
La sua pittura, che adotta quasi sempre il grande formato, è di forte impatto visivo e per questo motivo l’artista è stato a volte associato al genere “pop”. Tuttavia, dietro immagini di immediata leggibilità è sottintesa una narrazione più profonda: le immagini di Adami si popolano di metafore visive sofisticate e racchiudono concetti filosofici, letterari e mitologici, rappresentando nella sua opera l’evoluzione del pensiero europeo ed occidentale.
C’è sempre lo spazio, il personaggio del mito, la natura come il mare o l’albero, e il colore acceso e poi il contorno nero marcato e le scritte con la sua grafia particolare, l’artista è anche uno scrittore, il Pittore di idee. Una mostra potente, dove le opere ben immerse nelle sale sprigionano energia nel percorso.
La mostra è promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale con l’Archivio Valerio Adami, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Curata da Marco Meneguzzo, con il coordinamento generale di Valeria Cantoni Mamiani, presidente dell’Archivio Valerio Adami, la rassegna presenta oltre settanta grandi quadri e circa cinquanta disegni, dal 1957 al 2023, tra i più significativi dell’opera del Maestro.
Pittore stimato in tutto il mondo, Valerio Adami incarna perfettamente l’idea dell’artista internazionale e aperto a tutte le suggestioni derivate da altri linguaggi, come la letteratura, la filosofia, la musica. Dopo la formazione milanese, a Brera, con Achille Funi, ha sempre frequentato un ambiente internazionale, trovando all’estero molti luoghi d’elezione e ispirazione.
La pittura di Adami, che fin dagli inizi si presenta spesso su grandi formati, già dalla metà degli anni Sessanta è inconfondibile grazie all’incontro tra quei segni distintivi della pop art – quali la linea nera, i colori accesi e piatti, i tratti decisi e i soggetti urbani -, e il riferimento costante alla tradizione e al classicismo – che narra miti e leggende in una costante figurazione che recupera il corpo umano, seppur scomposto – in un’epoca in cui prevalevano l’Astrattismo, l’Arte Povera e il Concettuale. Un ulteriore tratto distintivo della sua opera è la vocazione letteraria: è infatti ricca di citazioni visive, ma anche legate alla parola. Dietro a immagini di immediata leggibilità è sottintesa una narrazione più profonda: le opere di Adami si popolano di metafore visive sofisticate e racchiudono concetti filosofici, letterari e mitologici, rappresentando l’evoluzione del pensiero occidentale. Un “pittore di Idee”, dunque, come recita il sottotitolo dell’esposizione, che mostra nelle opere come si possa essere al contempo artisti e intellettuali.
La mostra ripercorre la produzione del Maestro configurandosi come un’antologica scandita con andamento cronologico, salvo alcune significative varianti. Nelle prime due sale sono esposti i lavori dagli esordi alla fine degli anni Sessanta. La terza sala presenta le opere degli anni Settanta (con aperture verso gli Ottanta), mentre la quarta diventa una sala tipologica, destinata ai ritratti che l’artista ha condotto nei decenni sui “padri nobili”, che ha scelto come esempi di vita e di arte. Le sale successive sono dedicate soprattutto agli ultimi quattro decenni, per testimoniare la fecondità del lavoro di Adami e per continuare idealmente la mostra realizzata nel1986 al Centre Pompidou di Parigi e poi trasferita integralmente lo stesso anno nelle sale di Palazzo Reale a Milano. Arricchisce la mostra uno stretto passaggio tra le sale “tappezzato” dai recentissimi ritratti ideali che l’artista ha compulsivamente realizzato negli ultimi mesi e che costituiscono una specie di “contraltare” espressionista alla sua misurata e calcolata pittura.
Biografia: Dal 1954 frequenta l’Accademia di Brera a Milano, sotto la guida di Achille Funi. Nel 1955 compie il primo viaggio a Parigi, dove entra in contatto con i pittori Wifredo Lam e Roberto Sebastian Matta. Nel 1958 partecipa al Premio Marzotto, vincendolo ex aequo, e nel 1959 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria del Naviglio di Milano. Lavora tra Londra e Parigi dal 1961 al 1964, anno in cui è presente con una sala personale a Documenta 3 di Kassel; nel 1967 a New York realizza una serie di tele che esporrà l’anno successivo alla Biennale di Venezia.
Dal 1969 tiene personali allo Studio Marconi di Milano; nel 1985 esegue le otto vetrate per il nuovo Hôtel de Ville di Vitry-sur-Seine e appare una mostra antologica al Centre Pompidou di Parigi; nel 1980 viene selezionato dal Catalogo Nazionale d’Arte Bolaffi (no. 15) assieme a Giulio Paolini, Mimmo Paladino, Lucio Bulgarelli, Sergio Cassano e Gianfranco Goberti; nel 1986 partecipa alla XLII Biennale di Venezia e tra quest’ultimo anno e il 1987 realizza i due grandi pannelli per l’atrio della Gare d’Austerlitz a Parigi; successivi sono i cinque pannelli murali per la First National City Bank di Madison e il grande muro di ceramica per la nuova scuola di belle arti a Cergy-Pontoise.
Partecipa ad una serie di retrospettive a Madrid nel 1991, a Siena nel 1994, a Bochum nel 1997 e a Buenos Aires nel 1998. L’esposizione personale più recente, composta di opere appartenenti alla collezione dello stesso artista, è stata inaugurata alla sua presenza il 12 ottobre 2013 a Ravenna, presso il MAR – Museo d’Arte della città (12 ottobre – 8 dicembre 2013). La sua serigrafia Senza titolo del 1967 è conservata al Museo Cantonale d’arte a Lugano.
Vive a Parigi.