Mostra Contingenze e Armonie di Arturo Bonfanti da Lorenzelli Arte Galleria a Milano
di Serena Rossi
Dal 12 ottobre al 2 dicembre 2023 la Storica Galleria Lorenzelli Arte di porta Venezia a Milano propone la mostra Contingenze e Armonie di Arturo Bonfanti.
Ampia selezione di opere dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’70, tutte su pavatex, un materiale povero che è un legno condensato, simile a quelli usati nei cantieri poi divenuti di moda e usati per librerie e mobili.
Leggero e semplice, molto utilizzato dai Bioarchitetti, nelle nuove architetture, dai colori beige e grigi molto chiari con cui l’artista gioca con spazio e volumi in storie poetiche.
Le opere sono tutte molto essenziali di medio formato, semplici, con pochissimo colore, dalle linee appena accennate, rigorosamente linee geometriche e alcune morbide.
Domina l’essenzialità, non ci sono contrasti.
L’opera si fa essenza e anima. Il materiale povero si erge a storia e leggero sale in sogno. Si fa traccia e memoria. Come paesaggio ideale spazia su legno chiaro in spazi beige. Linee azzurro in lievi orizzonte.
Segni che segnalano nuove esistenze, soste dell’animo fuori dal tempo, imbrunire giallo chiaro di intenti.
La Galleria Lorenzelli ci regala una mostra di grande rilievo artistico ed intellettuale, portando alla conoscenza del grande pubblico un raffinatissimo artista dell’astrazione geometrica del Novecento.
Arturo Bonfanti nasce a Bergamo il 24 maggio 1905. Dal 1924 studia alla Scuola d’Arte “Andrea Fantoni” di Bergamo; nel 1926 si trasferisce a Milano e si dedica all’attività grafica e all’arte applicata. La sua prima personale si tiene a Bergamo nel 1927. Negli anni Trenta si avvicina al gruppo degli artisti astrattisti che gravitano intorno alla Galleria del Milione di Milano; la sua arte è anche influenzata dalla metafisica di Carlo Carrà e da “L’Esprit nouveau” di Amédée Ozenfant e Le Corbusier. Durante la Seconda guerra mondiale fa ritorno a Bergamo. Dal 1946 iniziano i suoi frequenti viaggi all’estero, a Parigi, Zurigo e Monaco, durante i quali instaura rapporti di amicizia con artisti come Alberto Magnelli, Gérard Schneider, Serge Charchoune, Jean Arp, Max Bill, Günther Fruhtrunk, e Victor Pasmore. Nel 1947 la sua pittura diventa astratta, tesa alla semplificazione delle forme in senso geometrico. A differenza di molti artisti di quel periodo, non partecipa a nessun movimento. Nel 1968 ottiene il riconoscimento internazionale grazie alla sala personale che la XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia gli dedica. Partecipa inoltre alla IX e X quadriennale di Roma. Ritrova e frequenta in Canton Ticino gli amici Arp e Nicholson e, sempre in Ticino, presso l’Atelier Lafranca di Locarno, realizza buona parte della sua produzione grafica. Nel 1975 si sottopone a un grave intervento chirurgico che lo obbliga a ridurre notevolmente la sua attività creativa. Muore a Bergamo il 21 gennaio 1978 per un improvviso malore.