Mostra Collettiva Summer Fling 2024 da L.U.P.O. Gallery Milano a cura di Sole Castelbarco Albani
di Serena Rossi
La Galleria L.U.P.O. di Lorenzelli in Porta Venezia a Milano presenta la terza edizione di Summer Fling , una mostra collettiva che celebra l’ampia prospettiva della scena artistica contemporanea, presentando opere di Margaret Ayres, Laurena Fineus, Julian Lombardi, Gus Monday, Katherine Qiyu Su e Maya Weishof, a cura di Sole Castelbarco Albani.
Giovani talentuosi e raffinati artisti internazionali di età variabile dai 20 ai 30 anni.
La Galleria si riempie di colore con grandi tele a olio e acrilici o tecniche miste, conducendo lo spettatore secondo un percorso di conoscenza di sé e dell’arte di ora attraverso diversi punti di vista.
Margaret Ayres nel regno dell’arte, la nozione di perturbante, come articolata da Freud, getta una luce peculiare sulla nostra comprensione dell’orrore e del grottesco. È la sensazione inquietante del “perturbante”, l’incontro con qualcosa di stranamente alieno entro i limiti del familiare.
La ricerca di Laurena Fineus si addentra nei difficili viaggi che i migranti intraprendono attraverso quelli che lei definisce spazi di “non-essere”, in particolare in risonanza con la persistente crisi migratoria haitiana a partire dagli anni ’80.
Il percorso artistico di Julian Lombardi lo ha portato a esplorare linguaggi dimenticati, narrazioni enigmatiche e l’essenza selvaggia della giungla. Julian esplora l’intersezione tra tecnologia e linguaggio visivo, tracciando un percorso dagli antichi manoscritti alle moderne interfacce digitali.
Gus Monday è un artista il cui lavoro trasmette l’atmosfera intensamente silenziosa dei paesaggi distopici, addentrandosi nelle complessità degli spazi e nelle narrazioni che custodiscono silenziosamente. Ricordando i capolavori di Edward Hopper, i suoi pezzi evocano un profondo senso di solitudine e nostalgia, evidenziando il significato dell’architettura.
Per Katherine Qiyu Su i ricordi non sono solo immagini statiche, ma una raccolta di visioni. Li vede come paesaggi dinamici che si trasformano ed evolvono nel tempo. I suoi dipinti, che un tempo raffiguravano relazioni, ora fondono realtà e astrazione. Mentre stratifica colori a olio e inchiostri, nasconde figure all’interno della tela, trasformandole in elementi naturali.
L’ispirazione di Maya Weishof trae ispirazione da fonti storiche, come un manoscritto del XIII secolo e il libro di Jean Delumeau, “The History of Fear in the West”. In particolare, il capitolo di Delumeau sui sogni e gli incubi apocalittici ha avuto una forte risonanza in lei. “Si è aperto un nuovo flusso di immagini che era già emerso nella mia ricerca, come scene apocalittiche, manoscritti medievali, illustrazioni erotiche e mitologiche”, ricorda.
Questa è sicuramente una mostra da vedere a Milano, di grande raffinatezza.