Mistificazioni e pretestuosità…
di Riccardo Rescio
Ciò che è inaccettabile per lo sport in generale e per ognuno di noi in particolare, è l’esclusione di atleti di Nazionalità dove le scelte politiche di quei Paesi sono tali da dover essere stigmatizzare, denunciare e fortemente criticate pubblicamente, ma gli atleti non possono e non devono pagare per le scelte sbagliate dei propri governanti.
L’identificazione del potere con chi dedica la propria vita allo sport è ancora più deprecabile della loro esclusione alle competizioni internazionali, decisioni queste di opportunismo politico di facciata.
Azioni che vengono palesemente e platealmente meno a tutti quei principi e valori che lo sport rappresenta, confronto e non scontro, amicizia e solidarietà.
Gli atleti si riconoscono, come è giusto che sia, nei propri Paesi di origine, ma mai con chi li governa, mentre troppo spesso sono i governi che usano impropriamente lo sport per accreditare nel mondo la propria immagine politica.
Se effettivamente esiste un comune sentire finalizzato alla pace fra i popoli lo sport può rappresentare la giusta via da seguire, a patto che le organizzazioni preposte si liberino da mistificazioni e pretestuosità. La teorizzazione che lo sport si sia sempre identificato con il potere, non giustifica, ma penalizza fortemente la credibilità delle stesse organizzazioni sportive internazionali, che non devono e non possono essere al servizio del potente di turno, tantomeno contro chi quel potere lo usa improvvisamente.
Le sanzioni nello sport penalizzano unicamente gli atleti e sono assolutamente inefficaci per il resto.