IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Miscellanea attorno al mondo della lirica. Capitolo 8: FRANCESCO SICILIANI 

Francesco Siciliani

Francesco Siciliani

di Emilio Spedicato

Ha costruito la lirica italiana nei suoi anni d’oro

Leggendo libri su stelle della lirica o direttori come Toscanini e De Sabata, Francesco Siciliani  spesso appariva come una personalità importante dopo la fine della seconda guerra mondiale. Periodo di gloria per l’opera italiana, ora decaduta, secondo molti, mancando il grande numero di straordinari cantanti di quel tempo e l’opera stessa soffrendo i negativi effetti delle moderne regie. 

Con grande interesse ho saputo da Maria Laura Martorana, soprano di coloratura incontrata casualmente in Google cercando immagini di Magda Olivero, che vicino a casa sua, sul lato meridionale del Garda scelto da cantanti come Bastianini e la Lazzarini, vive Maria Francesca Siciliani, figlia del Francesco citato.  Francesca  è anche lei musicista, docente al conservatorio di Bolzano, e moglie del direttore Roberto Manfredini. Chiedo quindi a Francesca un ricordo del padre, ben noto come colui che lanciò la Callas e fu lo scopritore a Perugia di Antonietta Stella e di Anita Cerquetti.
Anita Cerquetti che ho incontrato tre volte, gentilissima signora, capace di riconoscere che il mi par d’udire ancora che suonavo sul suo piano era sotto di mezzo tono, ma non intervistabile per problemi di salute e di memoria.
Francesca Siciliani e il marito saranno poi membri di giuria al primo concorso internazionale Anita Cerquetti, tenutosi a Civitanova Marche nell’aprile 2011, vinto dal giovanissimo (19 anni) soprano russo Maria Khachatryan.

Vado dalla Siciliani in una soleggiata giornata di primavera, fine aprile 2009. Vive a Sirmione, nella zona Colombare, verdissima e piena di fiori. Parliamo in un salottino, presente suo marito e mia moglie, dove metà dello spazio è occupato da un pianoforte a mezza coda, un Bluethner se ben ricordo. Come mi era capitato con Eliana De Sabata, sento di essere alla presenza di una donna di cultura vasta e profonda, non solo nel campo musicale; molti dei cantanti divenuti stelle della lirica non hanno una simile cultura, venendo spesso da ambienti operai o contadini; ovviamente la mancanza di una cultura formale nulla toglie all’interesse per la loro straordinaria arte ed esperienza di vita.

Francesco Siciliani nacque a Perugia nel 1911. Fu notato per le sue capacità musicali quando era ancora bambino, enfant prodige, dirigendo a sei anni e suonando un concerto per pianoforte. Da ragazzino, più volte diresse orchestre per le truppe combattenti. In quell’epoca anche Toscanini dirigeva vicinissimo al fronte, senza essere pagato, ed almeno una volta trovandosi sotto il fuoco nemico. Per le fortissime emozioni che provava in queste esecuzioni, Francesco dovette interromperle.

Fece studi liceali classici, studiando al contempo musica, e avendo un grande interesse per la filosofia, dove preferiva la lettura diretta delle opere al loro commento critico. Frequentava le lezioni di Gentile all’università per stranieri di Perugia.  Subito dopo la maturità conobbe la pianista Ambra Jole Provvisionato, sua futura moglie, di cui giudicò le esecuzioni pianistiche senza cuore. Si appassionò alla musica sacra, vivendo le dimensioni di razionalismo e misticismo. Laureatosi in legge, portò avanti i suoi interessi musicali a Firenze, dove conobbe Vito Frazzi, da lui giudicato il migliore musicista italiano. Segue le sue lezioni e compone un testo musicale basato sul Cantico dei Cantici. Diventa amico di Aldo Capitini, l’ideatore della marcia della pace ad Assisi.

A 26 anni, nel 1935,  prende il diploma di composizione a Firenze, dove l’anno successivo una sua composizione è presentata insieme con una di Petrassi.  E’ incoraggiato da Alfano, Pizzetti, Dalla Piccola. Nel 1941 si sposa e passa il periodo della guerra principalmente a Perugia, dove nasce Francesca nel 1944.  All’arrivo degli alleati, nel 1945, si attiva nell’organizzare concerti per l’Army School, invitando il pianista Tito Aprea e il violinista Enrico Mainardi  (alla cui moglie sono indirizzate molte delle più roventi lettere di amore di Toscanini, pubblicate da Harvey Sachs…). Attiva poi la Sagra Musicale Umbra, con l’appoggio di don Luigi Sturzo. Di questa si occuperà per mezzo secolo, organizzando, con la direzione di Karajan, la prima esecuzione in assoluto in Italia della Passione secondo san Matteo. Nel 1948 è direttore artistico del San Carlo di Napoli e incontra la Tebaldi, che fa debuttare nel Lohengrin come Elsa. Nel 1952 nasce il figlio Alessandro, che diventa poi direttore di orchestra.

Richiesto da molti teatri, nel 1957 diventa direttore artistico alla Scala, dove resta per molti anni. Già aveva incontrato la Callas, alla quale aveva fatto cantare un Oratorio di Stradella, iniziando la riscoperta delle opere di antichi compositori, trascurate sino ad allora dai grandi direttori come Toscanini, Serafin, Mancinelli…
Responsabile del Maggio Musicale, dal 1952 lo dedica tutto a Rossini, non solo a quello buffo ma anche a quello serio. In questi eventi viene lanciata la Callas, si confermano la Barbieri (da poco scoperta da Broca, Corelli, Guelfi) e Bastianini, che fa passare da basso a baritono con il debutto nella Dama di Picche.
Dal 1966 per una decina di anni su proposta di Bernabei diventa consulente generale della RAI per le quattro orchestre di Roma, Milano, Torino e Napoli, ora sventuratamente non più esistenti.
Lascia la Scala nel 1982 diventando l’anno successivo presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Muore nel dicembre 1996, l’ anno in cui un incendio distrugge il teatro La Fenice di Venezia.

Adorava i compositori russi. Realizzò la prima di Guerra e pace di Prokofief, portata in occidente segretamente in microfilm. Non si considerava un pucciniano, ma era convinto che se non fosse morto ancora giovane Puccini avrebbe con il tempo modificato il suo stile.

Amava Horowitz, Richter, Oistrach, Rubinstein e specialmente Benedetti Michelangeli.
Fra i direttori De Sabata, moltissimo Marinuzzi, fece carriera con Serafin; aiutò ad emergere direttori come Mitropoulos, Rodzinsky, e Maazel, inviatogli da Della Piccola.

Era buon pianista, con orecchio assoluto, usava il piano nell’insegnare le parti dell’opera. Convinse una recalcitrante Callas a cantare nella Medea, ruolo che lei aveva inizialmente rifiutato perché troppo diversa dalle sue eroine preferite.

Autore anche di liriche per piano e cori vari.

Nel 2003 è uscita una monografia di oltre 800 pagine a cura di Franco Carlo Ricci, dove Siciliani è definito:

… forse il più grande direttore artistico del Novecento. Schivo e tormentato, dalla personalità poliedrica, umanista di sconfinate conoscenze e bibliofilo inappagabile, fu artista ipersensibile ed immensamente dotato. Consulente del Teatro Metropolitan di New York, fu responsabile delle istituzioni musicali e dei maggiori teatri italiani e presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Scoprì e portò al successo cantanti osannati in tutto il mondo, Maria Callas soprattutto…  

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