Miscellanea attorno al mondo della lirica. Capitolo 4: MARIO LANFRANCHI
di Emilio Spedicato
Fra le tue tante donne, quante i soprani e i mezzosoprani?
Un tale Lanfranchi, cognome senza nome, appariva sovente nei miei dialoghi con persone del mondo della lirica, come protagonista di storie d’amore con donne belle e dalla bella voce, sui cui dettagli tacerò.
Chiedendo di lui a Giuseppina Signorelli, figlia di Mafalda Favero, ne ebbi il nome e l’informazione che è stato uno dei maggiori registi di film d’opera, sia televisivi che per lo schermo grande.
Gigliola Frazzoni mi disse poi di conoscerlo da tempo, di essergli amica e di stimarlo molto; e mi diede il suo numero di telefono. Quando gli telefonai, sentii una persona assai disponibile e interessata ai contatti che in due anni avevo stabilito con personalità nel mondo della lirica. Dopo avergli mandato i miei scritti su Toscanini e Magda Olivero, accettò un incontro a casa sua, per darmi informazioni su se stesso come regista, e in particolare su Anna Moffo, primo soprano da me ascoltato, donna bellissima, e sua moglie per non pochi anni.
L’ incontro avviene una domenica di marzo 2009, cielo coperto ma senza la prevista pioggia. Arrivo in auto in perfetto orario alla sua casa di Santa Maria del Piano, vicino a Langhirano. Siamo a un paio di chilometri dal museo di Renata Tebaldi, aperto pochi giorni prima con ben 16 sale nel castello di Torrechiara, dominante la valle dall’ alto di una collina. Non ho tempo allora di visitarlo, ma ci andrò tempo dopo con il soprano Franca Fabbri.
Lanfranchi vive in un palazzo rinascimentale, appartenente agli avi di parte materna; davanti ha un grande giardino all’italiana adorno di statue; dell’interno vedo solo una piccola parte, il locale dove avviene l’intervista e la filmoteca, ricca di un diciottomila film.
Mario Lanfranchi è nato nel 1927, ha quindi passato da non molto gli ottanta. Appare in ottima forma fisica, porta sempre un cappello di altri tempi e curiosamente mi fa pensare a Giuseppe Verdi. Lui è nativo di Parma, ma l’accento locale è poco evidente, segno del periodo di studi all’Accademia d’Arte Drammatica. Il padre era sovraintendente al Regio di Parma, fatto che permise a Mario di conoscere sin da bambino grandi direttori e stelle della lirica.
Afferma di conoscere Magda Olivero da più di settant’anni. Quando me lo disse al telefono pensai ad una approssimazione per eccesso. Ma Magda mi confermò di averlo conosciuto da ragazzino, e Mario che l’incontro avvenne quando lei cantò al Regio in una Traviata. Non specifica quando ma dovrebbe essere stato il 26 dicembre 1938. In questa occasione Magda ebbe un clamoroso successo, dovuto alla grande sua espressività e maestria tecnica, sebbene i loggionisti del Regio fossero dapprima un po’ perplessi per il vibrato tipico della sua voce. Lui allora era un ragazzino di undici anni. Nel 1946 incontrò a Milano Toscanini, che, saputo che era di Parma, disse che doveva conoscere il dialetto parmigiano e voleva sentirlo parlare in dialetto. Mario gli recitò una poesia in parmigiano e Toscanini applaudì, forse l’ unica volta in vita sua in cui applaudì qualcuno.
Purtroppo non chiedo a Mario di ripetermi la poesia, che forse ricorda ancora, come io ricordo una filastrocca in milanese imparata da mia nonna (Sun tre dì ch’il piouv e il fiocca, e il mè marì l’è ammò da turnà…). Ma proprio in quei giorni ero finalmente riuscito, dopo circa tre anni di ricerca, a trovare qualcuno che traducesse in parmigiano un mio articolo su Toscanini. Questo articolo, come quello sulla Olivero, è ora disponibile in 25 lingue (fra cui latino, sanscrito, amarico, guarani, cinese, giapponese, arabo, esperanto, bergamasco…) nel mio sito universitario. Si tratta del signor Enrico Maletti, della Famija Pramzana, che Lanfranchi ben conosce, essendo stato da poco premiato da questa associazione. Sempre nel 1946, quando era solo diciannovenne, Mario insistette con Renata Tebaldi, dubbiosa nonostante l’invito della sua insegnante Melis, perché partecipasse all’audizione per la scelta del soprano per l’inaugurazione della Scala. Audizione dove la scelta di Toscanini cadde proprio sulla Tebaldi.
Lanfranchi proviene da una famiglia non solo nobile, ma anche musicale, essendo stato suo padre sovraintendente al Regio. Da Parma si trasferì, causa danneggiamenti alla casa durante la guerra, a Milano, dove si laureò in legge e seguì l’Accademia dei Filodrammatici. In quell’ epoca divenne amico di Luciano Chailly e di grandi attori come Santuccio e Ricci. Il padre pensava per lui ad una carriera da dirigente in un ente sicuro come la Montedison, ma il suo animo era diretto verso l’arte e specialmente verso il cinema, allora lo spettacolo principe. Dopo un breve inizio in teatro di prosa, fu chiamato da Sergio Pugliese, noto commediografo e direttore centrale della televisione. Questa era stata attivata ma ancora non trasmetteva dalle due sedi previste a Torino e a Milano in corso Sempione. Pugliese vide un suo saggio, gli piacque e gli propose di lavorare nella nascente televisione. Iniziò quindi, verso il 1954 a lavorare in TV in tutti i suoi aspetti, dal telegiornale alle opere di Shakespeare. Già si era occupato di regia lirica e propose di portare delle opere in televisione. La proposta dopo obiezioni per i costi previsti fu accettata, facendo nascere quindi il melodramma televisivo.
L’inizio fu con la Butterfly, per la quale gli suggerirono due cantanti americane, molto giovani e da poco giunte con una borsa Fulbright per studiare in Italia. Dopo un saggio a Spoleto, una di queste, una donna alta di statura, statuaria e dal bel viso, fu scelta per la trasmissione che ebbe un grande successo. Era Anna Moffo, che dopo un paio d’anni divenne sua moglie. E qui ricordo che Anna Moffo cantava Butterfly la prima volta che io andai alla Scala, accompagnato da mio padre Giovanni, che ricordo molto commosso…. Cara Anna, sarai una delle persone che più ringrazierò se ti incontrerò in cielo….
A questa prima opera ne seguirono altre, una ventina, mentre iniziava anche a dirigere film fuori della televisione. Le opere prodotte per la televisione, di interesse non solo storico, sono in gran parte ancora sul mercato, acquisibili dalla società americana V.A.I., con sottotitoli in inglese, alcune anche dall’ italiana Hardy Classic. Il suo lavoro alla televisione sino agli anni sessanta si svolse a Milano, dove lavorò prevalentemente nello Studio Due, il più grande d’Europa, forse del mondo (non sa se esista ancora). Poi con Anna lavorò parecchio a Roma.
Con Anna diresse alcuni film per il grande schermo, fra cui Traviata, Serva padrona, Lucia di Lammermoor, questa nello spettacolare scenario del castello Odescalchi sul lago di Bracciano.
Il rapporto con la Moffo terminò dopo quasi vent’anni, nel 1974, causa anche le frequenti separazioni dovendo i due lavorare separati in varie parti del mondo. Anna ebbe problemi di salute, che l’hanno portata ad una prematura scomparsa nel 2006. Negli ultimi anni era assai dimagrita. Non hanno avuto figli.
Oltre alla Moffo ha avuto ovviamente relazioni con tantissimi personaggi del mondo della lirica e del cinema. E’ amico di Zeffirelli. Dei grandi cantanti del passato ha conosciuto il baritono Titta Ruffo, definito da Serafin “membro della triade” di miracoli cui appartenevano anche Caruso e Rosa Ponselle. Lo conobbe accompagnando un amico ad una audizione a Viareggio dove Titta stava seduto come un re su una specie di trono. Ha conosciuto anche lo straordinario basso Luciano Neroni, di cui ricorda in particolare l’amore per la buona cucina e la capacità di ingoiare quantità incredibili di cibo (era alto sui due metri e di stazza imponente). Ha lavorato in teatro, TV e cinema con Corelli in Turandot, e poi con Gigli, Schipa, Del Monaco, Taddei, Tagliabue, Guelfi, Panerai, Bruscantini, Di Stefano, …. Ha conosciuto Lanza abbastanza bene, anche per i concerti che fece con la Moffo. Ricorda che Galeffi morì in miseria e fu aiutato solo da Anna, circostanza citata in una monografia sul grande baritono.
Fra le cantanti ricorda Gigliola Frazzoni, che lavorò in un suo film televisivo sulla Fanciulla del West; la Callas, con cui effettuò la prima ripresa televisiva di un’opera da un teatro, la Norma. Questa ripresa venne male per la poca luce voluta dalla Callas e l’insufficiente sensibilità della telecamera dell’epoca. Ricorda la Barbieri, in un Falstaff, artista indimenticabile per la grande voce e il linguaggio che definisce spiccio (la Olivero a me lo giudicò da caserma); la Melis, maestra della Tebaldi, che la introdusse a Toscanini nel 1946, per l’episodio sopra ricordato della poesia in dialetto parmigiano.
Infine ha conosciuto, fatto che gli fa dire di avere vissuto tre secoli, Mascagni e Umberto Giordano.
Mario Lanfranchi è anche noto come un conquistatore di donne bellissime, stando ad una intervista rilasciata a Antonio Guida nel gennaio 2009 e reperibile su Google, in numero stimato ad un migliaio. Un numero quindi, per stare ai classici, circa il doppio delle donne di Casanova, e circa il totale delle mogli e concubine di Salomone (un numero, potremmo quindi dire, da grande saggio…). Ma il regista mi fa osservare che in questo numero è battuto sia da Sgarbi, che vanta un cinquemila donne, e da Simenon, che ne avrebbe avute (ma il conto preciso non esiste) almeno diecimila; per non dire di Krishna che in una certa reincarnazione conquistò ventimila pastorelle. Nell’intervista dice anche che le sue conquiste erano frutto del conversare. Una strategia questa che, per quanto ricordo di Casanova le cui memorie lessi una quarantina di anni fa, era anche propria del grande veneziano, che quasi sempre restò in ottimi rapporti con le sue conquistate, salvo pochissime eccezioni da parte di alcune piuttosto nevrotiche. Su questo tema non c’è stato alcun approfondimento nell’incontro con Lanfranchi, ma posso citare due delle “conquiste”:
- Virginia Zeani, soprano rumeno, da molti considerata la donna più bella del mondo (secondo Guelfi e Panerai era più bella di Liz Taylor o di Sofia Loren…), di cui lui ricorda soprattutto i grandi occhi dal raro colore verde. La conobbe appena arrivata a Milano, fuggita dalla Romania comunista senza nemmeno i soldi per i pasti. Furono insieme per quattro anni, prima del matrimonio suo con la Moffo. E ancora si sentono al telefono, lei ora in Florida. Dopo la rottura Virginia sposò il basso Nicola Rossi Lemeni, ora morto da vari anni.
Vittoria Serafin, figlia del grande direttore e che era stata prima moglie di Lemeni in un matrimonio messicano non riconosciuto in Italia, telefonò a Lanfranchi per chiedergli se Virginia sarebbe stata in grado di non farselo sfuggire.
E a proposito di occhi verdi devo dire di aver poi saputo da Luciana Serra che Gigliola Frazzoni, da lei definita più che bellissima, aveva pure gli occhi verdi; e verdi sono gli occhi del soprano di coloratura Maria Laura Martorana, avviata nell’empireo delle più grandi Regine della Notte.… - Renata Tebaldi, cui fu molto legato specialmente agli inizi della sua carriera, sebbene solo in modo che definisce poetico, e che lui incoraggiò a passare l’ audizione per il concerto inaugurale della Scala. Dopo l’ audizione, dice, la Tebaldi sentì Toscanini dire agli altri una voce così non l’ ho mai sentita nella mia vita.
Magda Olivero fu da lui conosciuta quando era ragazzino. E’ ancora oggi in contatto e le ha organizzato un evento telefonico radiofonico per i suoi cento anni, compiuti il 25 marzo 2010. Dice della Olivero che possiede una personalità quasi sacrale, ispirante un grande rispetto.
In queste pagine sta una piccolissima parte di quanto Lanfranchi potrebbe dire. Mi auguro che scriva una autobiografia, che potrebbe essere ancora più interessante di quella pur bella di Zeffirelli, anche se, stando ad Annamaria Guarnieri che ben lo conosce, lo Zeffirelli che vi appare non è quello vero.