IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Miscellanea attorno al mondo della lirica. Capitolo 10: EGLE VALBONESI

copertina del libro di Egle Valbonesi

La chiamavano la Tebaldina

Ho scoperto Egle Valbonesi quando notai in un’offerta di libri su internet, accanto a due di Marcella Pobbe (l’autobiografia e il suo incontro con sette direttori), un libro dal titolo intrigante: The Nightingale, storia di una voce. Autobiografia di un soprano. Autore Egle Valbonesi. Il nome mi era sconosciuto, ma a volte incontri interessanti hanno origini improbabili. Acquistato il libro, lo lesse per prima il soprano Franca Fabbri, che vi trovò una inusuale storia di un soprano. Lo lessi poi io mentre nell’ estate 2010 ero in ferie nel Salento e cercai subito il telefono della Valbonesi sulle Pagine Bianche. Trovai che viveva a Forlimpopoli. Le telefonai dicendole di Aureliano Pertile che cantava in casa di mio nonno Emilio. Decidemmo un incontro durante il mio  ritorno a Milano, in auto, a inizio settembre 2010.

Ci troviamo davanti alle poste di Forlimpopoli. Egle, signora di 84 anni, ci aspetta in auto con una cugina; ha guidato lei dalla villetta in periferia dove vive sola con 14 gatti. Ci porta ad un ristorante di genuina cucina romagnola dove parliamo a ruota libera per un paio di ore. Lei è una signora che da giovane era alquanto bella, come si vede dalla foto sulla copertina della citata autobiografia, ed ancora oggi è una elegante signora, che mi ricorda Wilma Lipp. Ha mente e memoria lucidissime. Noto che ha gli occhi verdi, ed è quindi il quarto soprano che scopro con gli occhi di questo raro colore…. Ben nota era per gli occhi verdi Virginia Zeani, donna bellissima; più che bellissima e con gli occhi verdi era Gigliola Frazzoni nella definizione di Luciana Serra quando la intervistai; verdi gli occhi di Wilma Colla, forse una discendente della Agujari, e che per una settimana non si lavò la guancia dove Toscanini l’aveva baciata. Verdi sono gli occhi del soprano di coloratura Maria Laura Martorana, la cui voce ha per le mie orecchie il timbro più intensamente dorato che abbia mai udito.

Egle è nata a Forlimpopoli, ma la famiglia si trasferì subito a Torino, dove restò sino ai 16 anni. Ha ascoltato musica e cantato sin da bambina. Il padre era melomane, comperava tutti i dischi che trovava di Beniamino Gigli e fu ascoltandoli che lei ebbe la sua prima formazione al canto. Il padre la accompagnava anche ai concerti che si tenevano nella zona. Sentì Ettore Parmeggiani da bambina, ma non ricorda cosa cantasse. Ricorda Ferruccio Tagliavini, Luciano Neroni, Cesare Siepi.

Il padre lavorava a Torino e nel 1940, a 14 anni, Egle vinse il concorso Voci Nuove dell’ EIAR, e divenne la più giovane degli allievi dei maestri Cinico Angelini, Pippo Barzizza e Prato. Questa esperienza non durò tuttavia a lungo, perché causa i bombardamenti, ad uno dei quali Egle sfuggì miracolosamente, il padre decise di tornare a Forlimpopoli, dove lei  seguì la scuola secondaria, continuando a cantare occasionalmente.

A 22 anni vinse il concorso di ammissione al Conservatorio Rossini di Pesaro, allora diretto da Franco Alfano. Il padre non le permise di fermarsi a Pesaro, e quindi ogni giorno andava avanti e indietro in treno. Fu ammessa nella classe di canto di Elvira Casazza, formidabile contralto apprezzato da Toscanini, nota in particolare per il ruolo di Jaele in Debora e Jaele di Pizzetti, che cantò alla prima alla Scala nel 1922. La Casazza era amica della Simionato, che Egle conobbe quando Giulietta fu ospite della sua maestra.

Egle studiò a Pesaro per cinque anni, ma il padre le vietò di spostarsi a Roma quando dopo un solo anno la Casazza lasciò Pesaro per la capitale. La qualità del suo canto fu molto apprezzata da Alfano, che la chiamava la piccola Tebaldina, vedendo in lei la stessa musicalità della Tebaldi. Questa aveva studiato qualche anno prima a Pesaro. Era stata anche lei allieva della Casazza, che considerava Egle come la migliore sua allieva dopo la Tebaldi.

A Pesaro studiava, ma in un’altra classe, anche Rita Saponaro, di alcuni anni più giovane. Rita sposò il direttore d’orchestra Giuseppe Patanè, abbandonando la sua carriera di soprano, ed è madre del soprano Francesca Patanè. Egle e Rita erano molto amiche, e non si erano più viste dai tempi del conservatorio. Avendo io il numero di telefono della Saponaro, la chiamo e le passo Egle…. e dopo 65 anni Egle si rivolge all’amica al telefono: Rita, sono Egle…. e il riconoscimento è immediato. 

Egle aveva le potenzialità per una carriera di soprano in concerti o sulle scene. Ma subì l’opposizione del padre, che diffidava alquanto dell’ambiente dei cantanti. Il padre pensava anche che non dovesse sposarsi, in quanto era nata con un difetto fisico, una doppia lussazione che le dava un ambulare non perfetto. Il padre, causa  forse una forma di gelosia, le aveva addirittura fatto giurare sulla Bibbia che non avrebbe mai guardato uomo! 

Quindi Egle, innamoratasi segretamente di un bel giovane di nome Antonio con cui si trovava molto bene e con cui passò, dice nell’autobiografia, la più bella notte della sua vita, fu sconvolta quando Antonio le disse che aveva trovato un’altra donna.   Cercò di suicidarsi facendosi travolgere da un treno, ma qualcuno riuscì a fermarla. Seppe poi che Antonio aveva inventato la storia dell’altra donna, su pressione del padre di lei. Questi affermava che la madre sarebbe morta se la figlia si fosse sposata, e che per evitare l’evento avrebbe anche usato la sua rivoltella…. non doveva assolutamente sposarsi. Irritata dalla sua accondiscendenza al padre, Egle ruppe i rapporti con Antonio. Per togliersi dal controllo paterno  sposò un uomo più giovane di lei di dieci anni, privo  anche di licenza elementare, e di cui non era innamorata. Con lui si trasferì in Inghilterra, lavorando per molti anni come coppia tuttofare in un castello del Surrey. La musica era stata messa da parte, salvo quando poteva mettersi a un pianoforte e cantare. Le capitò di essere ammirata per la sua voce dalla presidente del Covent Garden…che voleva farla cantare al Covent, ma ci fu il diniego del marito. Vinse anche un concorso, ma dovette rinunciare a cantare sempre per l’opposizione del marito. Fra gli ospiti della famiglia incontrò Winston Churchill, Harold McMillan, la principessa Margareth, Sir Laurence Olivier, Charlie Chaplin, Yehudi Menuhin…. nella sua autobiografia ci sono episodi curiosi relativi al castello, come l’esistenza di un pozzo dal fondo del quale ogni tanto salivano le note di un pianoforte.

Il matrimonio fatto per sfuggire al padre non fu felice e non diede figli. Tornata in Italia, sentendo ancora viva la passione per il canto, ed avendo ancora una voce di qualità, divorziò. Ed iniziò a 48 anni, quando andare sulle scene era ormai impossibile, una carriera da concertista, partecipando attivamente alle attività del Circolo Lirico di Bologna, dal 1975 al 1992. Questa struttura dedita alla musica è situata al piano superiore di una chiesa sconsacrata, ed è un vasto salone ricco di affreschi.  Qui conobbe molti dei grandi cantanti locali; ricorda Gigliola Frazzoni, e in particolare Gianni Raimondi, che le fece molti complimenti. Gianni, persona finissima, era sempre emozionato al momento di entrare in scena; un fatto questo ben noto per Corelli, ma che ignoravo per Raimondi. Ha cantato con Cecchele, con Nucci (dalla voce meravigliosa, dice). Il pianista Magera, allora marito della Freni, le disse che aveva una voce simile a quella di sua moglie. Cantò in una sola opera, una Traviata dove Violetta era la Serra, e lei aveva il piccolo ruolo di Annina, recita tenuta a San Giovanni Persiceto, vicino a Bologna. Il ruolo di Annina è limitatissimo, ma la storia del canto dice di una Traviata al Bolscioi dove gli applausi andavano tutti ad Annina.  Ricorda la Serra come donna bellissima e mi chiede se sia ancora accompagnata dall’ uomo più anziano che era allora con lei e che aveva conosciuto in Iran. Le dico che si tratta sicuramente del signor Baldi, che agisce da manager per lei.

Le chiedo quale fosse il suo repertorio, dice molto Bellini (ma non Norma), Donizetti, Bizet, poco Verdi, molto Puccini, di cui varie arie da Suor Angelica, dalle Rondini, dalla Tosca, dalla Turandot, anche opere complete come Butterfly, come primadonna, Turandot, come Liù, e Bohème, come Mimì.  Non esistono registrazioni di qualità che documentino la sua voce, il CD allegato alla biografia viene da registrazioni pirata di cattiva qualità. Problema che riguarda non pochi cantanti anche più noti, ricordiamo Ettore Parmeggiani, Luciano Neroni, Franca Fabbri…

Fra i soprani della sua zona loda di Gladys Rossi, giovane soprano dalla voce bellissima e in forte ascesa,  e Wilma Vernocchi, forlivese e bellissima donna.

Cara Egle, le circostanze ti hanno privata forse di grandi successi. Ma hai sempre amato la musica ed il canto, hai saputo confrontarti con il pubblico in concerti, hai amato Puccini, sei benvenuta fra le cento e otto stelle della lirica in questo volume.


Nota della redazione: Egle Valbonesi è morta nel 2019.


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