Mettere fine alla tragedia sociale nel Mediterraneo
Fino a quando?
Le stime sono conservatrici, ma si parla come minimo di 26.000 esseri umani morti nel Mediterraneo dal 2014 al gennaio 2023 nel tentativo di approdare nelle tanto agognate sponde europee del “Mare Nostrum”.
Quante migliaia di migranti africani, medio orientali ed anche asiatici, dovranno ancora morire via mare, senza contare quelli via terra, affinché i nostri dirigenti europei, e anche quelli dei paesi da cui essi fuggono, adottino le misure per realizzare “Zero migranti morti nel Mediterraneo” e definire un nuovo “Trattato Costituente fra i Popoli del Mediterraneo” fondato sulla giustizia, l’eguaglianza nei diritti, la libertà e la fraternità?
Anche i 63 morti accertati, per il momento, di domenica 26 non sono il risultato di un accidente naturale, né costituiscono principalmente un dramma umano per quanto molto doloroso esso sia.
Essi sono l’espressione di una tragedia strutturale sociale di cui la responsabilità incombe soprattutto sui dirigenti europei ed anche, in parte, su quelli dei paesi da cui essi fuggono. In generale ex-colonie delle potenze europee.
Mettere fine alla tragedia sociale
E’ la storia della tragedia sociale causata e alimentata dall’ingiustizia, l’irresponsabilità, l’inezia e gli egoismi dei gruppi sociali dominanti dei paesi coinvolti. Quando in Europa ci sono governi che da anni dicono che la soluzione consiste nell’arrestare le partenze dei migranti – resi “illegali” perché indesiderati per ragioni soprattutto economiche (molti senza qualifiche o perché donne e bambini…) – allo scopo di favorire l’entrata di immigrati utili, perché risorse umane profittevoli all’economia nazionale, siamo al cuore dei fattori generatori della tragedia sociale.
Cioè, siamo lontani da valori etici, sociali e politici ispirati ad una visione umanista e rispettosa della dichiarazione dei diritti universali. Siamo di fonte a scelte di esclusione sociale, di rigetto dell’altro perché fonte di costi e non di benefici.
Siamo di fronte a società umane che ragionano ed agiscono prioritariamente in funzione di criteri non umani, non sociali. Per loro, le migrazioni non costituiscono un fenomeno sociale collettivo. La politica che propongono è la politica dei muri in tutti i campi, strumento fallace di sicurezza nazionale perché di muro in muro si giunge al risultato che solo coloro che avranno la forza di creare i muri più potenti vinceranno con la forza sulle macerie degli altri muri e della vita delle popolazioni che i loro muri dovevano difendere.
I muri della separazione, dell’esclusione, dell’odio, della vergogna.. non hanno mai creato storie felici, ma tragiche. Oggi il muro più lungo e più alto, ”invalicabile” è proprio quello costruito dal paese più potente al mondo, gli Stati Uniti, per “difendersi dall’invasione dei latino-americani”! E condurrà ad una brutta storia……
Il buon divenire dei popoli del Mediterraneo
Membri di due piccole “coalizioni associative” – Agorà degli Abitanti della Terra e Convenzione dei Diritti nel Mediterraneo – pensiamo che il divenire dei popoli del Mediterraneo non sta nella costruzione di muri, ma nel vivere in comune con gli altri costruendo intrecci e condivisioni sempre più forti in dignità, giustizia, libertà e fraternità.
Abbiamo bisogno, al di là delle diversità e degli inevitabili conflitti tra persone e gruppi sociali, di nuove regole della casa (“economia, oikos nomos) riguardo i beni comuni essenziali per la vita come l’acqua, l’agricoltura, la salute, le attività industriali sostenibili, le conoscenze…..… e abbiamo bisogno di imparare a riconoscerci, a riconoscere i legami tra le nostre storie, identità territoriali e comunitarie.
Le diversità e pluralità devono essere soprattutto fonti di creazione comune, in comune, aperte al mondo. Non dobbiamo restare sudditi del modello di società che ha dimostrato e dimostra sempre di più di essere un sistema di dominio e di predazione fondato sull’inuguaglianza strutturale.
Con la Convenzione abbiamo proposto una serie di percorsi, azioni, progetti. (vedi agora-humanite.org).
A nostro livello, le priorità concrete, per l’immediato, sono: l’elaborazione di una Carta europea dei principi e delle modalità relative alle migrazioni (post-Dublino) accompagnata da un Piano di azione a medio termine 2023-2028; l’apertura di vie migratorie sicure e legali sotto la responsabilità di un Comitato mediterraneo composto in maggioranza da rappresentanti di ONG riconosciute dai poteri pubblici; il rafforzamento del funzionamento e dei compiti della commissione parlamentare in seno al Parlamento europeo dei rapporti con il Mediterraneo, il reimpiego dei miliardi finora attribuiti a certi paesi per impedire la partenza dei migranti dai loro territori destinandoli ad un fondo pubblico europeo di finanziamento dei progetti volti a promuovere le nuove regole della casa di cui sopra, specie rispetto all’acqua, l’agricoltura, la salute, l’alloggio e lo sviluppo e le applicazioni delle tecnologie di IA (intelligenza artificiale) differenti da quelle in corso.
Il Mediterraneo ha tutte le capacità per diventare uno dei nuovi punti di partenza e costituenti al mondo per costruire una comunità di vita della Terra più giusta, più bella, più gioiosa e pacifica, essendo lo snodo ineludibile tra Medio Oriente, Africa ed Europa.
Agorà Abitanti della Terra – Convenzione dei Diritti del Mediterraneo