“Mentre camminavo…una tenerezza improvvisa” di Salvatore Leto recensione di Rita Scelfo
Si è svolta, qualche giorno fa, alla Mondadori di Palermo, la presentazione del libro “Mentre camminavo…una tenerezza improvvisa” scritto dal Professore Salvatore Leto.
Il Professore Leto è nato a Palermo nel Gennaio del 1946 e attualmente è un libero professionista in pensione. È sposato con la Dottoressa Maria Isabella, detta Marisa, dalla quale ha avuto due figli, Pietro e Riccardo. Il Professore dice che ha trascorso “Una vita tra sole e pioggia da padre di famiglia”.
Salvatore Leto non si definisce uno scrittore ma un improvvisato cronista che mette su carta ciò che ha dentro il suo animo: “Scrivere i propri sentimenti, le proprie emozioni, è un balsamo per chi scrive e per il lettore”.
E così inizia a scrivere i primi libri: “Profumo di arance amare” che ha come sfondo l’amata terra di Sicilia con le sue contraddizioni, i suoi costumi, i suoi modi di dire; successivamente pubblica “Una granita di fragole e panna” e, quest’ultimo, “Mentre camminavo… una tenerezza improvvisa”.
Non vi è nulla di autobiografico ma gli episodi scaturiscono dal vissuto delle varie persone che l’autore ha avuto la possibilità di incontrare durante la sua vita e sul lavoro; persone che gli hanno aperto il loro animo, il loro cuore raccontandogli e confidandogli i propri problemi, le loro inquietudini, le preoccupazioni per il futuro dei propri figli alla ricerca di un lavoro che è carente, i progetti e i sogni da realizzare, la raggiunta amata ma anche odiata pensione, i problemi di coppie, le incertezze della sfera familiare, l’abbandono degli anziani.
L’autore ascolta le altrui storie e le racconta; sono storie realmente vissute, storie dolci, intense e, a volte, anche dure. Tutto ciò ci riporta ai canoni del Verismo: «Ritrarre direttamente dal vero», “l’osservazione minuta e meticolosa della realtà” porta lo scrittore alla ricerca della parola incisiva al fine di far emergere e risaltare le peculiarità più o meno complesse della società. I periodi fluiscono calmi e limpidi; a poco a poco si nota che la lettura si fa più intima e soggettiva, tutta proiettata a far emergere e risaltare le peculiarità complesse dell’animo umano.
Tante le immagini e i personaggi che si intersecano; troviamo, così, le passeggiate con gli amici, gli incontri casuali, i ricordi di momenti trascorsi insieme, di tenerezze e di litigi. E’ un Universo di persone con problemi comuni a tutti dove tutti sentono il bisogno di trovare una spalla che li sostenga, dove si ha la necessità di sentire qualcuno con il quale condividere i problemi e questo fa sì che possano sentire “sul cuore un venticello buono”, come dice l’autore, che fa alleviare la pena.
Lo scrittore non inventa nulla ma coglie e rende pubblico ciò che è stato, quello che gli uomini pensano, i sentimenti, i successi e gli insuccessi. Come scriveva Emile Zola, lo scrittore è «colui che analizza l’uomo nella sua azione individuale e sociale» e, in “Mentre camminavo…una tenerezza improvvisa”, ogni vissuto emerge nel ricordo come emozione e sensazione che si trasforma nell’autore nel bisogno di raccontare.
In questo testo non ci sono descrizioni di gesta eroiche ma la vita normale spennellata di nostalgia e malinconia per il tempo passato che non ritorna, per un presente instabile, per un futuro dubbioso ma che fa intravedere un faro illuminante, il faro del possibile, la rinascita necessaria alla vita, l’arrivo di un nuovo dì permeato di luce, la speranza.
E così, Emanuele e Peppe, due persone anziane passeggiano e incontrano un giovane pervaso dalla solitudine con il quale intraprendono un dialogo. Emanuele e Peppe decidono delicatamente e con garbo, di aiutare, grazie alla loro esperienza, chi ne ha bisogno anche se spesso si chiedono se non siano più congrui a questa società nonostante abbiano portato avanti il loro vissuto nel modo migliore perché la società non apprezza ciò che i padri hanno fatto per i loro figli.
Come possono toccare le corde altrui? Quali soluzioni trovare? Cosa potrà dare conforto e aiuto ai giovani e a tutta una massa di persone? Dove trovare il coraggio di reagire e costruire il loro futuro?
Non sarà certo l’amore grezzo, l’amore materiale ma un amore nel cui scrigno ci sono valori, lealtà, sincerità, rispetto, cioè l’amore che muove il mondo in tutte le sue accezioni: L’Amore Universale!