IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Maddalena”, un racconto di Vincenzo Fiaschitello

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Ai margini del bosco in coro la sera camminando rispondevano “amen” alle preghiere di compieta e recitavano le litanie della Vergine e dei santi.

Le pietre erano quelle della città distrutta dal terremoto e abbandonata per un sito più a valle, verso il mare.

Di tanto in tanto si fermavano vicino al crocifisso di legno, posto a un bivio e facevano a indovinare se il prete che li guidava avrebbe preso il cammino verso il sentiero di destra o verso quello di sinistra.

Preferivano andare a destra perché il sentiero conduceva a una piccola spianata dove potevano bere l’acqua fresca di una sorgente, correre liberamente, finite le orazioni.

Per il sentiero di sinistra si arrivava a uno spiazzo recintato, che un tempo era un cimitero. Si vedevano ancora lapide spezzate sparse da tutte le parti e qua e là anche delle ossa. Lì sentivano il soffio della morte. E ciascuno di loro si abbandonava a un momento di tristezza, pensando alla storia della città morta e al dolore di quegli avi, mai conosciuti, che avevano respirato quell’aria e coltivato quei campi.

Non era difficile immaginare quella terribile notte d’autunno. Il vento sparpagliava foglie e anime. Tra i sassi scivolava il sangue, qualcuno bevve a lungo il silenzio delle stelle prima di spirare.

All’alba nessun canto di gallo risvegliò la città, qualche debole gemito saliva dalle rovine. Una civetta faceva sentire ai pochi vivi terrorizzati dalla strage il suo verso.

Quanti sogni raccolsero in un attimo quei sepolcri di pietra. Eppure quella notte forse qualcuno non si arrendeva, pensando di poter far fiorire altrove quelle pietre. L’oscurità della notte e del dolore colmò i loro occhi.

Nel recinto belarono gli agnelli, muggirono le mucche e scalpitarono i cavalli. Poi tutto tornò nel silenzio, ma non era più come prima.

I fuggitivi avevano bagagli leggeri come i venti che soffiavano nella valle. Lasciavano alle loro spalle la città distrutta. Scendevano smarriti verso il mare, i loro occhi pieni di lacrime e di polvere.

La prima luce radeva l’erba sui campi, l’odore della morte lasciava lentamente il posto al profumo dei fiori e delle erbe. Come in un sogno quei tre giorni, tra una sosta e l’altra, passarono.

Si perdeva in lontananza l’eco dei morti lasciati sotto le macerie, un mondo tutto nuovo attendeva quei cuori carichi di tenebrosa insonnia.

Solo un giovane portava sulle spalle, ricoperto da un bianco lenzuolo, un pesante fardello che gli piegava la schiena.

Quando si fermarono la prima notte e accesero i fuochi, il giovane, sollevando il lenzuolo, mostrò quel che portava con tanta fatica:

-Del grande crocifisso di marmo, ecco si è salvato solo il busto del Cristo!-

Si piegarono sulle ginocchia, lo baciarono e piansero.

I capi delle due fazioni che si spartivano il potere nella vecchia città feudale, finalmente raggiunsero un a intesa lungimirante per la scelta del sito dove doveva sorgere la nuova città.

Furono d’accordo anche i potenti dei diversi ordini religiosi che avevano tra le loro fila esperti architetti e che dovevano contribuire, ovviamente, alle ingenti spese per la costruzione di collegi, chiese e conventi, ispirandosi alla architettura della città distrutta, ma anche agli orientamenti della nuova arte barocca.

Dopo queste importanti decisioni, vi fu l’approvazione e il sostegno economico di un potente personaggio, il viceré spagnolo.

Si diffuse presto un fervore e una grande speranza tra la gente. Scalpellini, muratori, capimastri, operai in gran numero, lavorarono a ritmo serrato. E già si vedevano dopo pochi anni i risultati con il sorgere di chiese e palazzi. La nuova città prendeva corpo.

Per l’inaugurazione della chiesa, destinata a diventare la cattedrale della città, tutta la popolazione era accorsa ad assistere alla celebrazione della messa.

Era venuta anche Maddalena, una giovane donna di circa venti anni, l’unica figlia che la madre era riuscita a salvare dal terremoto. La povera donna era rimasta sola con quella figlia senza alcuna risorsa ed era andata a vivere in una capanna nei dintorni del sito della città nuova.

Crescendo, la ragazza si era fatta molto bella ed era stata sedotta da un giovane libertino, altezzoso e violento, come il padre che era a capo della commissione inviata dal viceré.

La ragazza non si riebbe più da quell’episodio e non passò molto che fu indotta per vivere a prostituirsi.

Quel giorno, dunque, entrata in chiesa, Maddalena veniva da tutti tenuta lontana. Il vescovo, a cui era arrivata la segnalazione, prima di iniziare il sermone, alzandosi sulla punta dei piedi e con l’indice levato in aria, scacciò via inesorabilmente Maddalena.

Un mormorio di approvazione corse per tutta la chiesa. Maddalena si allontanò scendendo per la lunga scalinata e piangendo a dirotto come una bambina, punita dal padre.

Un mattino tre galee turche apparvero dinanzi alla costa. In breve tempo approdarono e i numerosi equipaggi con armi e cavalli si sparsero per le campagne, facendo razzie. Si avventarono sulla vicina città che cominciava a splendere con le sue ricche costruzioni e iniziarono stragi, ruberie di ogni tipo, stupri di donne.

Furono tre giorni di indicibile orrore. Poi il vento portò via le galee che scomparvero all’orizzonte.

Si salvarono dal contatto con quei feroci barbareschi, solo quei pochi che possedevano già palazzi difesi da robusti portoni e da squadre di armati mercenari. Tutti gli altri subirono danni gravissimi o persero la vita o la loro dignità.

La gente si aggirava incredula e fuori di sé per le vie, si radunava in piccoli gruppi, gridavano e piangevano. Un padre andava ripetendo, trascinando i piedi e battendosi il petto:

-In questa terra non è facile diventare vecchi!-

Nei giorni seguenti giunse in carrozza il viceré scortato da armigeri e da un nugolo di cavalieri. Salutava, affacciandosi dal finestrino, e la gente gli faceva largo. Qualcuno si inchinava, togliendosi il cappello.

Poi la carrozza sparì dentro il portone del palazzo comunale e non si seppe più nulla. Solo i ragazzi, correndo dietro la carrozza, ebbero qualche beneficio dalla visita illustre, impadronendosi delle poche monete che il viceré si era degnato di lanciare fuori dal finestrino.

Alcuni giorni dopo, il vescovo radunò il capitolo dei canonici della cattedrale per essere informato dei morti e dei danni che la città aveva subito.

Ognuno dei tredici anziani canonici, alzandosi in piedi, riferiva al vescovo i fatti a sua conoscenza. A uno a uno furono rievocati i nomi dei morti. Nessuno fece il nome di Maddalena.

Un giovane frate che assisteva con altra gente alla seduta pubblica del capitolo chiese la parola.

Subito un coro di disapprovazione si levò tra i canonici seduti sui loro scanni e uno di loro con voce alterata gridò:

-Chi non fa parte del capitolo, non può parlare!-

Ma il vescovo, visto che il frate insisteva, lasciò parlare chi non aveva “voce in capitolo”.

Brevemente, il frate narrò ciò che aveva visto e sentito. Maddalena era stata uccisa dopo aver salvato tante ragazze in quei tre terribili giorni.

Il padre di una di queste ragazze gli aveva detto tra le lacrime:

-Mia figlia è viva come tante altre perché Maddalena, correndo qua e là, di casa in casa, dove arrivavano quei selvaggi, si offriva al loro posto, finché un vecchio non la colpì a morte con la sua scimitarra!-

-“Eccellenza, per questo io dico che Maddalena non solo è una eroina, ma è una santa. Ha amato così tanto le sue vergini sorelle da sfidare la morte. Ha fatto onore al vero amore. Condannandola e dimenticando la sua memoria è come se ignorassimo il perdono di Gesù per la Maddalena del Vangelo!”-

Calò il silenzio nella sala.

Qualcuno si accorse che una lacrima scorreva sul viso del vescovo.

Quel rimprovero dell’umile frate era stato come il canto del gallo che aveva svegliato Pietro dal suo peccato e gli aveva strappato le lacrime per il rimorso del tradimento del Maestro.


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