L’ultima cena” Racconto tratto dal libro “Tacco 12. Storie di ragazze di Periferia” Sandra Guddo
Era una di quelle serate in cui tutti gli elementi dell’universo sembrava avessero raggiunto la più completa armonia cosmica. In quel posto, sospeso tra cielo e mare, eravamo animati da un’euforia che solo alla nostra età, con tutta la vita davanti, in quella particolare circostanza, è possibile provare.
Ad essere sinceri, un elemento fuori posto c’era: Matteo. Lui non aveva titolo per stare con noi, in quella serata speciale, non essendo alunno della nostra classe: la mitica quinta “E”, ma lo avevamo accolto come un eroe che si è guadagnato, con le sue gesta, il titolo di membro effettivo della sacra congregazione.
<A nome di tutti i miei compagni, voglio ringraziare i nostri professori per averci sopportato e supportato in questi anni e averci preparato con tanta pazienza per gli esami di maturità. Voglio ringraziarvi anche per avere accettato il nostro invito e per essere presenti, questa sera, per l’ultima cena.>
< Ma certo! Peccato che non ci sono i dodici apostoli>.
Così, Tonino, uno dei miei compagni interruppe Enzo, tra le risate generali, mentre il nostro docente di diritto non mancava di sottolineare:
<Si chiamano esami di stato, non di maturità, perché sulla vostra maturità, nutro ancora molte perplessità>.
Non potevo dargli torto: avevamo ancora tanti dubbi sulla nostra vita e di che cosa ne avremmo fatto, di come avremmo affrontato il nostro futuro. Però non eravamo più i ragazzini incoscienti di tre anni prima, avevamo fatto un percorso che ci aveva cambiato e fatto crescere, aumentando, anche se di poco, il nostro senso di responsabilità.
<A che stai pensando?>
Domandai a Ornella che stava seduta tra me e Matteo.
<A Desdemona>
Io intuii subito a che cosa si riferisse la mia migliore amica.
Ornella era considerata la più bella della scuola e lei non ne poteva più di essere sempre al centro delle attenzioni maschili per la sua bellezza esteriore, arrivando, addirittura, ad invidiare quelle un po’bruttine, come me, di cui si dice sempre “però è un tipo”. C’era un ragazzino, in particolare, che fin dal primo anno del superiore aveva una cotta per lei, ma non si era mai fatto avanti temendo di essere respinto.
Infatti, era ben consapevole di non poter reggere la concorrenza con gli altri pretendenti né per il fisico per nulla palestrato né per intelligenza, dato che non brillava in nessuna materia né per possibilità economiche: raramente era in grado di offrire una bibita o un panino alla sua bella, visto che era un ragazzo povero che non poteva chiedere alla sua famiglia più di tanto. Per questo Alex, al terzo anno, non appena fu in possesso della qualifica professionale di cameriere, abbandonò gli studi e si imbarcò su una nave crociera dove aveva trovato lavoro. Sperava che, se fosse stato abile e se avesse guadagnato abbastanza, poteva farsi avanti con lei e proporsi.
Dal canto suo, Ornella aveva collezionato una serie di fidanzatini che l’avevano delusa, essendo interessati ad avere con lei solo un’avventura per potersene poi vantare con gli amici. Aveva perciò deciso di smetterla con i ragazzetti che frequentava di solito e di cominciare a cercare quello” giusto” tra ragazzi più grandi e maturi che sapessero guardare oltre le sue doti fisiche.
Riguardo a me, devo dire che gli accompagnatori non mi mancavano ma ben presto mi resi conto che la maggior parte di loro mi avvicinava perché ero la migliore amica della più bella e quindi un facile mezzo per arrivare fino a lei; perciò, anch’io me la tiravo e cominciavo a provare una certa soddisfazione nel respingerli. Mi ero inoltre convinta che se qualcuno avesse voluto ME avrebbe insistito e mi avrebbe corteggiata come si deve e con tutti i sacramenti.
Eravamo alla fine del primo quadrimestre, quando Ornella arrivò in classe, elettrizzata e con tanto di anello al dito che subito mostrò a me e alle altre fidate: si era fidanzata con un ragazzo più grande di lei di parecchi anni e con parecchi soldi. L’aveva riempita di regali costosi e l’aveva soggiogata con il suo fascino oscuro, trascinandola verso giochi erotici sempre più spinti a cui Ornella non voleva sottrarsi, ritenendo giusto concedersi a lui incondizionatamente, dal momento che presto sarebbe diventata sua moglie.
Già, Maurizio le aveva chiesto di sposarlo subito dopo il diploma e aveva accompagnato la sua richiesta di matrimonio con il classico anello con brillante. Ornella aveva subito accettato tra l’euforia dei suoi genitori che ancora non potevano credere che un giovanotto come lui, affascinante e ricco, volesse sposare una ragazza bella, sì, ma povera, nata e cresciuta in uno squallido quartiere di periferia.
Ignorava Ornella che spesso dietro ogni favola si nasconde l’orco o il lupo cattivo!
Maurizio, infatti, nascondeva un lato scuro che la sfortunata ragazza cominciava a intuire e a temere, senza tuttavia trovare il coraggio di reagire o di confidarsi con qualcuno. L’uomo era morbosamente geloso di lei e controllava ogni sua mossa, maltrattandola ogni qualvolta riteneva che lei si fosse comportata con leggerezza.
Mi ero accorta che Ornella non era più quella di prima, quasi non mi parlava più, non si fermava più a chiacchierare con noi, ma stava attaccata al cellulare a parlare con Maurizio tenendolo aggiornato di ogni suo movimento. Cominciai a odiarlo perché per colpa sua stavo perdendo la mia migliore amica, in compenso però, secondo la legge del contrappasso, avevo trovato un nuovo amico: Alex, che aveva cominciato a telefonarmi per avere notizie su Ornella, voleva sapere se c’era qualcuno di importante nella sua vita.
-<Sì, ora sta con uno che è fuori dal nostro giro, un certo Maurizio. È una cosa seria: le ha regalato il brillante e le ha chiesto di sposarlo>.
Pensavo che Alex non mi avrebbe più richiamata dopo questa notizia bomba ed invece continuammo a sentirci frequentemente conversando su tutto: sui nostri compagni e professori e, quasi senza che ce ne accorgessimo, parlavamo anche di noi, di quello che facevamo, di cosa studiavo a scuola, della sua vita a bordo della nave crociera.
Ogni tanto mi piaceva stuzzicarlo:
<Le turiste sono giovani e belle, cercano avventure?>
Quell’intimità telefonica si stava trasformando in qualcosa di più, ma non osavo sperarlo perché Alex mi era sempre piaciuto.
<Desdemona, ma chi è? Mai sentita nominare …>
Domandò del tutto ignaro Matteo. Si capiva anche da questa domanda che lui era l’elemento fuori posto. Per noi alunni della quinta “E”, Desdemona era diventata il simbolo delle vittime della folle gelosia maschile e non solo: era diventata una compagna che ti prende per mano e ti aiuta ad uscire dal tunnel.
Ce l’aveva fatta conoscere la nostra professoressa di lettere che, volendo in ogni modo aiutare Ornella a prendere consapevolezza per liberarsi infine di Maurizio, era ricorsa a ciò che sapeva fare meglio: insegnare con tale passione e trasporto che era impossibile non lasciarsi coinvolgere da quel dramma che diventava, poco per volta, anche nostro! Io e Ornella insieme, in quel preciso istante, anziché rispondere a Matteo, ci alzammo e ci avvicinammo alla nostra professoressa in questione.
<Tutto a posto, ragazze?>
< Sì, certo! Prof. volevamo sapere se si sta divertendo, la pizza era buona? >
<Ottima, ma voi, vorreste domandarmi qualcosa in particolare, vero?>
<Sì, professoressa, vorrei sapere perché ha scelto come argomento del triennio, da portare agli esami, proprio l’Otello di Shakespeare?> domandò Ornella.
<In classe qualcuno aveva bisogno di una storia centrata sugli omicidi commessi per gelosia o per un sentimento malato che molti chiamano “amore”. L’ho fatto specialmente per te; altrimenti come avrei potuto farti prendere coscienza dell’errore che facevi rimanendo con Maurizio?>
< Ma lei, scusi, come faceva a sapere della mia storia con Maurizio?>
<Di voi so molto più di quanto immaginiate, so anche della lite furibonda che è scoppiata tra Maurizio ed Alex, che non si è tramutata in tragedia soltanto grazie all’intervento di Matteo>
< Chi gliene ha parlato? la lite non è avvenuta a scuola.>
La lite, infatti, era avvenuta un venerdì sera, davanti alla discoteca dove ci incontravamo di solito. Io ero arrivata con Ornella e lì ci saremmo incontrati con gli altri del gruppo. Maurizio, dentro la sua smart gialla, l’aspettava impaziente quando vide un ragazzo avvicinarsi ad Ornella, con una rosa rossa in mano. Non poteva sapere che la rosa non era destinata a lei!
Tirando conclusioni affrettate, dettate da quella gelosia che non lo faceva ragionare più di tanto, scese dalla sua auto sportiva e, con violenza inaudita, si scagliava contro il ragazzo, colpendolo con una spranga che aveva portato con sé, senza che il ragazzo avesse la benché minima possibilità di reagire e difendersi. Maurizio avrebbe continuato a colpire fino ad ucciderlo, se non fosse intervenuto Matteo che, disarmandolo, lo stendeva a terra con un pugno ben assestato. Da quel momento si era guadagnato il titolo onorario di alunno della quinta “E”.
Nonostante la gravità del comportamento di Maurizio, Ornella non trovava la forza di lasciarlo tanto più che si era convinta che lei, in parte, era responsabile dell’accaduto perché si era comportata con superficialità, suscitando così la gelosia di Maurizio, che aveva reagito solo per amore, sul quale non ci potevano esserci dubbi, per questo aveva anche giustificato lo schiaffo con cui Maurizio l’aveva colpita!
La nostra professoressa era stata informata della situazione in cui si trovava Ornella da una persona a cui lei stava molto a cuore: io ovviamente. Non avevo altro modo per proteggerla se non che rivolgermi alla nostra insegnante di italiano che stimavo tantissimo.
Questo doveva restare un segreto tra la professoressa e me. Se Ornella avesse saputo non so come avrebbe reagito: forse non mi avrebbe più rivolto la parola o peggio, si sarebbe ritirata da scuola. La nostra professoressa era convinta che bisognasse arrivare alla sua anima in punta di piedi, altrimenti sarebbe scappata: ecco perché propose di analizzare l’Otello e aveva avuto ragione. In classe, il dibattito era stato molto vivace e le valutazioni dei maschi, riguardo al giudizio sul moro, erano contrastanti: molti lo condannavano ma c’era una buona fetta che ancora lo giustificava. Le ragazze cominciarono a portare in classe articoli di giornali sulle donne massacrate dagli uomini per gelosia e, a quel punto, ogni giudizio di assoluzione su Otello lasciava il posto alla condanna. Il nostro obiettivo era stato raggiunto o quasi …
Finché, anche Ornella che aveva fatto lo stesso percorso, ruppe il fidanzamento con Maurizio e gli restituì il prezioso anello. Aveva capito che nulla è più importante della propria sicurezza e libertà. Nessuna l’aveva convinta, c’era arrivata da sola.
< Gliene ho parlato io … mi perdoni?> Rispondevo così alla domanda di prima mentre Ornella commossa mi abbracciava forte forte. Intanto, nella pizzeria l’atmosfera si era fatta più gioiosa e l’euforia aveva raggiunto le stelle.
<Brindiamo, brindiamo a noi e ai nostri professori, e per il gentil sesso c’è una sorpresa! >
Dal fondo della sala arrivò Alex con un carrello pieno di mazzolini di fiori per tutte le donne presenti e una rosa rossa, solo per me.
Io e Ornella ci scambiammo in quel preciso istante uno sguardo di intesa: le donne non si sfiorano neanche con una rosa!
Sandra Vita Guddo