“L’Ora di tutti”, capolavoro della narrativa italiana
di Giorgio Mantovano
Dedicato all’assedio di Otranto da parte dei turchi nel 1480, il romanzo di Maria Corti, pubblicato per la prima volta nel 1962, rende protagonisti alcuni dei martiri i cui teschi sono raccolti nella cappella della navata destra della Cattedrale.
“Tutto fu un subbuglio, mentre i monaci basiliani sbarravano le porte con spranghe di ferro. Allora poco tempo passò e vedemmo il vecchio arcivescovo entrare nella navata grande con le vesti pontificali, sedersi sul trono a sinistra dell’altare maggiore. Quando i turchi sfondarono la porta grande e invasero la chiesa, lui sedeva là, immobile, coi paramenti d’oro, lungo e sottile, la mitra in capo, di seta bianca, vergata d’oro, e una grande croce davanti a sé, stretta nelle due mani. I turchi avanzarono in massa correndo e urlando fino alla gradinata dell’altare maggiore, ma qui si fermarono di botto: avevano visto l’arcivescovo, e continuavano a guardarlo, stupefatti, scrollando in capo i pennacchioni delle zàrcole. Forse non potevano credere che fosse un uomo vero a stare lì seduto con vesti di porpora e guardare in su. Lui ancora per un attimo non si mosse, i suoi occhi fissarono ancora per un attimo la croce d’oro, poi si alzò lentamente in piedi, gli occhi dalla croce girarono alle facce dei turchi, le guardarono a una a una. Infine, tesa nell’aria una mano stecchita, con il suo filo di voce gridò: ”Miseri infelici, che siete caduti nelle tenebre.”
I turchi sgranarono gli occhi, impiegarono un momento a riprendersi: appena si ripresero, lo pugnalarono e cominciarono a urlare.” (Maria Corti, L’Ora di tutti).