L’ipocrisia delle parole: un degrado etico di chi avrebbe dovuto dare il buon esempio ma ha preferito girare lo sguardo dall’altra parte
di Pompeo Maritati
La turbolenza politica alimentata dalla disastrosa crisi che sta mettendo in ginocchio l’Italia ha prodotto un ulteriore esaltazione dell’ipocrisia delle parole. A onor del vero l’ipocrisia è frutto solo della stupidità dell’uomo, ovvero della sua incapacità di essere coerente, perché poco professionale e oramai avvezzo a cambiare opinione ad ogni variazione del vento.
Oggi il mondo, in particolare il sistema Italia, si fonda sulle parole, sulle frasi pronunciate, per la maggioranza delle volte solo per protagonismo e, peggio ancora, senza nemmeno riflettere più di tanto su quello che si sta dicendo. Il mondo delle parole ha oramai preso il sopravvento su quello dei fatti. Probabilmente perché dire due fesserie è molto più semplice che mettere in atto quello di cui il paese ha realmente bisogno.
Ma la cosa più irritante, è l’ipocrisia istituzionale. L’allineamento mentale delle idee verso un appiattimento fuori da ogni logica del paese reale. E’ di moda parlare o meglio sparlare sulla violenza. Tutte le cariche più autorevoli dello stato sono sempre allineate e coperte da frasi fatte, che spesso ritengo siano incoerenti, con quanto poi posto in essere per osteggiare e condannare la più vile e feroce delle violenze: il turpiloquio.
Abbiamo assistito a trasmissioni televisive dove si è usata una terminologia degna della peggiore risma. con comportamenti improntati alla rissa, esempi diseducativi per i nostri giovani.
La mia personale convinzione è che questo degrado sia frutto proprio dell’ipocrisia delle parole e che la società in generale non riesca più ad assumere una linea seria, convinta di chiara e esplicita distanza da queste becere forme verbali, peraltro particolarmente diseducative nei confronti delle classi più giovani del paese.
Non è offensivo ne denigrante asserire che la fonte vera della violenza oggi risieda nel degrado culturale. E’ altresì mortificante constatare l’indifferenza con cui soprattutto la classe dirigente di questo paese continua nel valzer dell’ipocrisia delle parole, alimentando o peggio ancora esasperando un clima già teso, reso particolarmente caldo dal continuo dilagare della disoccupazione, contraltare di tanti spregevoli sprechi di denaro pubblico, per non parlare poi della frattura che loro stessi hanno creato tra politica e cittadini.
E pensare che una volta, tanto tempo fa e non certo nel tempo delle favole, per suggellare un accordo tra due persone era sufficiente “dare la propria parola d’onore”.