L’inaugurazione del Teatro Politeama Greco
di Giorgio Mantovano
Il Teatro Politeama Greco, originariamente chiamato “Principe di Napoli“, fu inaugurato a Lecce il 15 novembre 1884 con l’Aida di Giuseppe Verdi.
Fu un evento straordinario e memorabile.
Il giorno precedente, il giornale leccese Il Tribuno, nel darne notizia, scrisse:
“Vengano dell’estremo della provincia quei ricchi sfondolati, che passano la loro vita nelle cure campestri; vengano le mamme educate all’antica, che non sanno che cosa sia teatro, e conducano con loro le timide figliuole mummificate fra le faccende di casa e il confessionile; vengano tutti e da tutte le parti. Le buone occasioni non bisogna lasciarle fuggire, e questa è una buona occasione. Sabato, prima dell’Aida, al Politeama”.
Il 22 novembre 1884 lo stesso giornale celebrò lo straordinario successo, annotando:
“Da noi non s’era mai visto tanto accorrere di forestieri da ogni parte; certe famiglie leccesi, che mai avevano osato di recarsi in teatro, ora sono improvvisamente apparse in un palchetto di prima o seconda fila”. (…) Persino i volti noti dei vecchi habituées del Paisiello scomparivano in mezzo alla gran folla di gente sconosciuta venuta da fuori…”.
L’Autore dell’articolo parlò di:
“Un’Aida coi fiocchi, che mette il conto di andare a sentire. Solo a questo modo, potrà il nostro pubblico formarsi il gusto alla buona musica e vedere che differenza passa tra questi bravissimi artisti e certe specie di venditori ambulanti che mandavano in visibilio il pubblico del Paisiello”.
Anni dopo, nel 1912, Pietro Palumbo, in quell’opera magistrale che è la Lecce vecchia, descrisse così il Teatro:
“Posto tra la Lecce vecchia e i nuovi quartieri, accanto alle mura secolari di Carlo V, in un punto nel quale la folla ondeggia e si rimescola nei nuovi Mercati come una grossa fiumana, e negli Istituti scolastici la gioventù corre animosa ad abbeverarsi alle fonti della vita nuova, esso si apre opportunamente in quel punto per la gloria dell’arte e per le divagazioni serali.
(…) Ampio come una cattedrale bizantina, pieno di aria e di fregi come un foro romano, ha dato sin da principio prova luminosa di quel che potrà essere. Dentro vi lampeggia la vita.
Nelle grandi serate, nelle quali il Greco organizzò le migliori rappresentazioni dell’Aida, dell’Excelsior, dell’Africana, del Rigoletto e della Carmen, con mezzi potenti, chiamandovi gente della Provincia con treni straordinari, e con decorazioni sceniche di prim’ordine, egli ha dimostrato quello che sa fare. Certo, l’avvenire gli sorriderà”.