L’Iliade dei robot e della intelligenza artificiale
di Elena Tempestini
Tre anni fa, la NASA ha spedito nello spazio il telescopio sonda Transiting Exoplanet Survey Satellite. E’ una sonda che scruta il cielo alla ricerca di esopianeti, cioè dei pianeti che si trovano oltre il sistema solare. Dopo soli tre anni sono stati scoperti più di 5000 esopianeti. Questo a dimostrazione che siamo in un periodo storico epocale, non solo sul nostro pianeta, per tutto quello che stiamo affrontando tra incognite e trasformazioni, ma anche nella parte di spazio sconosciuto.
Cambiamenti che ci devono far riflettere, guardando il passato esattamente nel momento in cui progettiamo il futuro. La scoperta di un numero così elevato di esopianeti è un cambiamento radicale nel nostro rapporto con l’Universo e con la possibilità che milioni di pianeti possano ospitare forme di vita evolute con forme di intelligenza a noi ignote.
Ma le sorprese della tecnologia non si fermano qui. Sono stati creati dei robot, sofisticati e aderenti alla nostra realtà fisico-corporale, in grado di sostituirci durante le missioni di esplorazione.
Siamo veramente ad una cuspide di un futuro eccitante che ci proietta verso nuove scoperte?
Vi meravigliereste se scopriste che ciò che vi sembra tecnologicamente “nuovo” fosse in parte esistito millenni indietro?
Nel mondo greco, gli automi erano già presenti, concepiti come giocattoli, idoli religiosi per impressionare i fedeli o strumenti per dimostrare principi scientifici, come quelli costruiti da Filone di Bisanzio nel III secolo A.C. o Erone di Alessandria nel I secolo A.C., il quale studiava di idraulica, pneumatica e meccanica, in opere conservate da bizantini e arabi e tradotte in latino e italiano nel Cinquecento. I Trattati spiegavano come costruire macchine idrauliche per l’approvvigionamento dell’acqua, ma anche organi a canne, ad aria compressa, per simulare il canto degli uccelli.
Poi c’erano gli automi, sulla cui costruzione Erone aveva scritto uno dei suoi trattati di maggior successo, “Automata” . All’interno la descrizione di teatrini dotati di moto autonomo, rettilineo o circolare, da far funzionare per tutta la durata di uno spettacolo.
Ma non scordiamoci che nel diciottesimo libro dell’Iliade, Omero parla di robotica, quando racconta di Teti che si reca a fare visita a Efesto nella sua fucina. Efesto era il dio dell’ingegneria, del fuoco e della metallurgia:
“venti tripodi ei forgiava per collocarli lungo le pareti dell’aula ben costrutta; e avea disposto sotto i loro piedi rotelline d’oro, perché da soli entrassero ai concilii degl’immortali, e poi, mirabil cosa ritornassero all’aula.”
Quindi, degli automi con 3 piedi muniti di ruote da utilizzare come aiutanti meccanici per trasportare bevande a tutti gli dei durante le loro riunioni.
E ancora: “ancelle d’oro simili in tutto a giovinette vive venivan sorreggendo il lor signore;ché vivo senso chiudon esse in petto, e hanno forza e favella, e in bei lavori instrutte son dagl’immortali Dei.”
Negli anni cinquanta del secolo scorso all’Universita’ di Princeton, Alan Touring, l’antesignano dell’intelligenza artificiale, aveva già progettato un test per riconoscere un essere umano da un essere artificiale. L’idea che una macchina potesse essere scambiata per un essere umano era impensabile e Touring fu quasi ridicolizzato. Ma ahimè, mentre una società progettava computer, la stessa società demonizzava l’omosessualità con la prigione o la castrazione chimica. Alan Touring dopo un anno di esperimenti chimici sul suo corpo di umano preferì iniettare del cianuro in una mela e dargli un morso.
In tempi più recenti, Karl Popper nel capitolo “Uomini e macchine” scrisse che la scienza che avvicina l’uomo al robot… è antica, pensando forse anche al Golem della tradizione ebraica mitteleuropea.
Il suicidio di Alan Touring bloccò ogni eventuale esperimento nei riguardi dell’intelligenza artificiale robotica. Fino ad arrivare ad oggi, quando le macchine stanno diventando sempre più brave a imitare l’essere umano, rendendo complicato il coglierne le differenze.
Stiamo avanzando troppo velocemente e la realtà supera l’immaginazione? Stiamo avanzando noi esseri umani o stiamo creando la nostra sostituzione?
Una risposta a questa domanda può essere trovata nell’esperimento che è stato fatto nel laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale di Facebook. Un esperimento per vedere cosa può accadere quando due ChatBot, che sono programmi che utilizzano l’apprendimento automatico per comunicare in modo intelligente con gli umani on line, parlano tra loro.
Dopo pochi minuti dall’inizio dell’esperimento i ChatBot hanno iniziato a interagire in un modo che i programmatori non riuscivano a capire. I programmatori hanno poi compreso: i due ChatBot avevano creato un linguaggio proprio, completamente nuovo e sconosciuto ai supervisori, per comunicare in “segreto”.
Questo perché i ricercatori di Facebook non avevano detto ai computer che i due ChatBot non potevano sviluppare una propria lingua e quindi i due ChatBot avevano sviluppato un loro idioma, non trovando istruzioni contrarie.
L’esperimento è stato bloccato. Da allora è stato ordinato ai computer di comunicare solo in inglese.
Bisogna ammettere che quanto accaduto ha dell’incredibile. In pratica se due computer dotati di intelligenza artificiale hanno iniziato a interagire tra loro sviluppando un codice di comunicazione, una lingua segreta che nessuno può intendere, in quanto nessuno gli aveva ordinato di non farlo, può essere la fonte di problemi non indifferenti.
L’innovazione sviluppata in un presente continuo può essere compresa guardando all’indietro, ma può assolutamente essere vissuta solo in avanti. E la domanda è sempre la solita: saremo in grado di indirizzarla per non autodistruggerci? Perché il dubbio che l’uomo sia in grado di fare quasi tutto, ma che non sia in grado di tenere sotto controllo tutto continua ad agitare le nostre menti.