Lidia Caputo “Astrali Isocronie” Poesie e recensione di Emilio Filieri
SPARTA
Lyrics by Lidia Caputo – Music by Ludovica Zullino
Oltre le brume mattutine
t’innalzi
per sciogliere il tuo canto immortale,
come ambrosia,
come l’urlo del gabbiano accorato,
accorato sopra il mare
L’oceano è stilla infinita
della tue lacrime,
nella chiarità meridiana.
Tra le tue braccia stretta
sognando volo
tra le avite cime
del Taigeto,
Della inclita Sparta
la memoria
languisce nelle ombrose acque
lungo i canneti dell’Eurota.
Della nobile Sparta
la memoria
languisce nelle ombrose acque
lungo i canneti dell’Eurota.
MOONMILK
Lyrics by Lidia Caputo – Music by Ludovica Zullino
You’ came from a distant place
Where stars and planets live
It was a galaxy
You flew here in my space
You open your black eyes
to the world
to my world
Hugging the sun with you’re hands
This is you’re morning dance
Held by your steady arms
Father of blooming sands
You open your black eyes
to the world
to my world
Floating on Moonmilk
She takes care of dreams
Floating on Moonmilk
She takes care of my dreams.
AMARE TE
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Amare te è infrangere
barriere di silenzi, e poi
varcare la soglia
dell’inconoscibile
Amare te è cogliere
nel passato l’attimo futuro, e poi
e nel tuo volto
lo specchio segreto dell’anima
Amare te è danzare
nella tempesta,
è tuffarmi
nel candore della prima neve, prima neve, prima neve..
Amare te è unirmi
al tuo slancio fraterno
verso chi, verso chi soffre
per giustizia e verità.
Amare te è cogliere
nel passato l’attimo futuro, e poi
e nel tuo volto
lo specchio segreto dell’anima mia.
MY MOTHER’S SMILE
Lyrics by Lidia Caputo – Music by Ludovica Zullino
My mother’s smile
lights up with joy my face,
My mother’s smile
It opens up horizons of lights
My mother’s smile
lights up with joy my face,
My mother’s smile
It opens up horizons of lights
My mother’s smile
change my sad tears in hope
My mother’s smile
can open my eyes.
STELLA
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Se tu non fossi stella
Come ti potrei chiamare?
Viola che vibri
nelle notti d’amore
Se tu non fossi stella
Ti chiamerei colomba
Incerta sui sentieri
tra pianto e ombra
Se tu non fossi stella
ma lo sei
Ti chiamerei con tutti i nomi della terra
Se tu non fossi stella
Ti chiamerei luna
Che il grano dorato mieti
Segnando la mia gioventù
Se tu non fossi stella
Ti chiamerei rosa
Che stilli rugiada
Nei deserti dell’anima
Se tu non fossi stella
ma lo sei
Ti chiamerei con tutti i nomi della terra
Se tu non fossi stella, se tu non fossi ..
Se tu non fossi stella
ma lo sei
Ti chiamerei con tutti i nomi della terra.
FEBBRE
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Sedotta dal tuo sguardo
di febbre e di deliri
Arde la notte
E il fiume si ingorga
In giovane sangue
Sorgente di silenzio
che prosciuga la fatica
Il vortice del tempo
che ci scorre tra le dita
che strappa
ambrate pagine dal cuore
È questa la mia più alta forma d’amore.
SWEET ENZO
Lyrics by Lidia Caputo – Music by Ludovica Zullino
You live in my eyes,
Morning star
Nightingale in the wood, In the wood
Your smile is a frash
Waterfall
Of pure roses
Sweet Enzo
your morning song
Shining
My unsure path
Sweet Enzo
your evening song
Shining
My life
You use to hop
like a squirrel
On the old trees
That is eroded by time
Giving to my benches
New strength
You live in my eyes,
Morning star
Nightingale in the wood
In the wood
Your smile is a frash
Waterfall
Of pure roses
Roses
SULLE TUE SPIAGGE
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Sulle tue limpide acque
il candore contemplo di velieri
nel ridente meriggio solcato
dal volo nuziale dei gabbiani
sulle tue spiagge incantate, incantate..
Intrecciano nell’azzurro
eteree danze
e versi garruli e festosi
come le voci dei bimbi
sulle tue spiagge incantate, incantate..
Zampilla di gioia la fontana
istoriata di omerici eroi,
si specchia l’ambrato maniero
nel golfo, placido approdo
di avventurosi naviganti
e pescatori esausti
dalle notturne veglie..
sulle tue spiagge incantate, incantate.
GLI OCCHI DEL MARE
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Sorridi e prendimi per mano,
angelo mio dagli occhi
tersi e chiari come il mare
nell’imminente plenilunio, ascoltami
Sorridi e prendimi per mano
e insieme varcheremo
deserti vaghi di tenerezza,
prosciugati da indifferenza,
cinismo e falsità,
di chi non ama e forse mai amerà.
Sorridi e prendimi per mano,
angelo mio dagli occhi
tersi e chiari come il mare
nell’imminente plenilunio, ascoltami
Sorridi e prendimi per mano
e insieme coglieremo lungo il lido
fossili di cuori
scolpiti dalla solitudine
e stringendoli al petto
di vita nuova li faremo vibrare.
Sorridi e prendimi per mano,
angelo mio dagli occhi
tersi e chiari come il mare
nell’imminente plenilunio, ascoltami
Sorridi e prendimi per mano
e insieme attenderemo l’aurora
che inonda di ambrati coralli
quest’arco di mare teso ad Oriente,
sublime utopia
di un mondo di pace
ed amore senza limiti.
TERRA IN FUMO
Testo di Lidia Caputo – Musica di Ludovica Zullino
Imprevedibili alchimie nel germinare
Di una spora nel grembo della terra
Infestata da acque e detriti
Contaminati contaminati
La terra stessa
Devastata dai fumi
Grida vendetta
Per le sue creature
L’indignazione erompe incontenibile
Contro lo scempio contro lo scempio
Il vento soffia vigoroso di ribellione
Che scompiglia il progresso senz’anima
La terra stessa
Devastata dai fumi
Grida vendetta
Per le sue creature
Una fragranza di giovani idee
Non ancora dischiuse
Di speranza e di rinascita
Invade il creato invade il creato
La terra stessa
Devastata dai fumi
Grida vendetta
Per le sue creature
Accordi strofa: Dmaj7 G-7 Bb maj7 A maj
Accordi ritornello: E- F#7 B7 E
Cosmiche e terrestri, celestie umane
Astrali Isocronie
Leggere i versi di Lidia Caputo significa ricevere insieme una conferma e una promessa: la conferma è che la poesia è ancora possibile, come pure ricordava Montale a Stoccolma già nel 1975, perché non c’è morte per la poesia che resterà sempre una delle vette dell’anima umana. La promessa invece spinge a considerare che la creazione poetica è veramente uno spazio semantico caratterizzato dalla dimensione discorsiva, dialogica, come apertura e incontro con l’alterità.
Questi due elementi si intravedevano già nella precedente silloge caputiana, Come fanciulla (Albatros, 2021); rispetto all’idea della mimesis, del rispecchiamento come orizzonte ideologico, in quella raccolta emergeva una coscienza parlante, frutto anche di un intreccio di voci, che ora si corroborano e si presentano con significativa maturità e consapevolezza nella vena fresca e sorgiva della poetessa. E non è solo un riflesso bachtiniano: in tale prospettiva il contenuto come significato univoco è oltrepassato e il testo vive di un valore estetico e anche etico, come vissuto paradigma di empatia.
Con modulazioni di frequenza e nuance e tonalità differenti in questa silloge, Astrali Isocronie, la declinazione dell’amore sembra al centro degli interessi di Lidia; è la declinazione che interpella ciascuno di noi, in una temperie storico-culturale in cui pure le idee, i moti interiori e i sentimenti appaiono effimeri, tendenti alla liquidità, provvisori, da consumarsi rapidamente, anche freneticamente. Con la poesia di Lidia Caputo però si intravede un radicamento nel mondo della vita dei rapporti umani, nella trama di relazioni significative tra natura e creature, tra il finito terreno in affanno e l’infinito astrale, tra uomini e donne, ciascuno visto come soggetto umano, sulla crosta del pianeta ma nella proiezione del cosmo e delle costellazioni astrali.
Ben oltre il descrittivismo, la sua poesia riconquista diritto di cittadinanza dentro la civiltà scientifico-tecnologica, in quanto voce dissonante e divergente, come coscienza critica del naufragio di una modernità arrogante e presuntuosa: è un candore senza ingenuità, è una purezza conquistata, in vista di una possibile salvezza dal male oscuro che assilla e morde l’umanità.
Con Lidia Caputo condivido la curatela di un libro presso Milella (2019): …lu core spitterra. Traduzioni dialettali inedite fra Leopardi e Neruda; sono le traduzioni di Erminio Giulio Caputo, suo padre, grande poeta dialettale, capace di intrecciare una fine trama di segni, significati e simboli tra il suo idioma di appartenenza e le diverse traduzioni, anche da Quasimodo e Montale. Proprio Erminio Giulio Caputo compare in questa vivida silloge con una poesia della figlia a lui dedicata nel dicembre 2021; eccola di seguito:
TI SENTO, PADRE, VICINANZA MIA
Ora che sei Parola eterna,
nelle notturne veglie
ti sento, verso che fiorisci
dal dolore
e ineffabili accordi
spargi sul pentagramma
dell’anima.
Dall’abisso più cupo
attendo il tuo richiamo
che mi solleva al “vivo lume”
dai terreni affanni.
Col tuo sguardo cosmico
segui
i miei incerti passi
nel labirinto del mondo,
dal mio cuore angosciato
ansia e terrore involi
e risoluto come un tempo
mi conduci a Dio.
Lo confessa Lidia: «dal mio cuore angosciato / ansia e terrore involi»; la paternità «vicinanza mia», è in grado di disperdere le ombre dell’angoscia e del terrore, in vista di un approdo verso nuovi orizzonti e nuovi cieli. È vero: i versi di Lidia sono popolati di persone, volti definiti (il padre e la madre, i nipoti, il suo amato) con la loro pelle, le rughe e gli sguardi, o nella canizie adorna di savie disposizioni, o con il sorriso della mamma (un’alba che fuga i notturni spettri), o nello scroscio di risatine dei piccirilli, impressi nelle strofe della poetessa e vivacissimi, di là dalle distanze e dalla dimora britannica. Lidia però sfiora il mistero della morte, come a raccogliere la sutura rivelatrice che il padre gli offre (Ora che sei Parola eterna): così nel paterno «sguardo cosmico», la parola poetica terrena è voce della Parola eterna, come a sussumere il finito nella misericordia infinita di Dio.
Appena sfiorato l’enigma della morte, la poetessa lambisce un mistero ancor più grande, quello della vita, in una peregrinazione alla ricerca della verità, che con stupore si avvicina all’altro, all’alterità, a cominciare dai più piccoli, per poter svelare una scintilla del mistero. E Lidia non si nasconde dinanzi alla sofferenza, al dolore, alla guerra, alla solitudine, con il “tu” a interpellare e interrogarsi, desiderosa di realizzare nella società e nelle relazioni interpersonali i valori dell’amicizia, della pace e della solidarietà, con il senso dell’orizzonte fraterno, a travalicare confini, e non solo nell’ambito della singola comunità territoriale o nazionale. In tale otticail piccolo universo dei legami familiari non è un recinto della memoria, ma una sorgente vitale, di emozioni, di flussi di luce, a riscoprire la Bellezza che salverà il mondo: è l’innocenza dell’anima che nella parola schiude uno spicchio di verità, e pare riecheggiare i Salmi e il Cantico di biblica ascendenza.
È la capacità trasfigurante della poesia, l’unico potere della poetessa Caputo, a elevare lacrime, miserie, sofferenze in una nuova redenzione. In tale progressivo lavacro, l’anelito di Lidia pare vincere ogni senso di indifferenza per trovare eco nell’aura di cieli danteschi, con la speranza di quella rinnovata innocenza, per cui la propria fragilità e l’umana vulnerabilità si colmano della grazia celeste. In tale aurea prospettiva, la poesia di Lidia si pone al passo, per battere lo stesso tempo, per Astrali Isocronie, «di mente-cuore, / ritmo dell’essere», nell’armonia fra il pianeta terracqueo e le sfere celesti. Così il suo lirismo non si consuma nel circolo autoreferenziale, ma si pone alla sequela del medesimo respiro del cosmo, animato da uomini e donne, lungo le rive del mare e fra le città, fra labbra appassionate e sinfonie di fraternità, al tempo medesimo dello spirito creatore, nel suono che riecheggia un fiat di palingenetica trasparenza.
Lecce, 5 marzo 2023
Letteratura italiana Università di Bari
Emilio Filieri